Legge sui defibrillatori, l'alleanza è trasversale: a quando l'approvazione?
Arriverà all’inizio del 2020 l’entrata in vigore della legge sui defibrillatori? Vediamo le novità dopo il congresso di IRC 2019
La prossima settimana verrà eletto il nuovo presidente della Commissione Sanità del Senato. Uno dei primi passi sarà l’approvazione da parte della commissione, senza passaggio in aula, della nuova legge.
Sta per diventare realtà la nuova legge sulla defibrillazione in Italia. I defibrillatori saranno obbligatori in tantissimi luoghi: scuole, amministrazioni pubbliche, treni e autobus a lunga percorrenza, luoghi pubblici con grande afflusso, palestre, centri sportivi. Il nuovo dispositivo di legge, che supera e sistema anche le storture della precedente Legge Balduzzi, imporrà anche l’educazione al primo soccorso a tutti i ragazzi dalle scuole elementari alle superiori, e attiverà i diversi 118 regionali affinché siano tracciate le persone capaci di dare un primo soccorso, e mappati i defibrillatori. Inoltre, cancella i problemi legati all’uso dei defibrillatori, che non sono dispositivi medicali da usare solo su autorizzazione, ma strumenti di libero accesso per il primo soccorso a persone in arresto cardiaco.
La politica si è unita per una lotta di civiltà: ridurre le morti per arresto cardiaco
Abbiamo parlato durante IRC 2019 con due fautori della legge, il presidente IRC Andrea Scapigliati e il deputato Giorgio Mulè di Forza Italia, e abbiamo condiviso e ascoltato anche la posizione attuale del Governo PD-M5S, espressa dalla sottosegretaria del ministero della sanità On. Sandra Zampa. La convergenza di intenti sull’approvazione della legge è tale che – dopo l’approvazione unanime alla Camera – il testo non passerà dal Senato. Non c’è bisogno di voto, e quindi dopo il 22 ottobre potrebbe il licenziamento del testo dalla commissione sanità. Considerando la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e i tempi di entrata in vigore, da fine gennaio 2020 potremmo avere una nuova legge sui defibrillatori e il primo soccorso laico attiva e funzionante. Un “primo passo” per qualcosa di molto più grande.
“La legge approvata – ha detto Sandra Zampa alla nostra testata – va nella direzione giusta. Bisogna agire e garantire l’azione prescindendo ai vincoli formativi e usando tutti gli strumenti a disposizione. I defibrillatori fanno male solo se ti vengono sbattuti sulla testa, e dobbiamo impegnarci per la diffusione dei presidi, della cultura e delle norme corrette. Dobbiamo sostenere le associazioni, le amministrazioni e il 118. Tutte le app devono essere in contatto per garantire la conoscenza dei luoghi dove ci sono i defibrillatori. Di certo la scuola è uno dei luoghi dove lavorare. Una volta partita la legge, non ci si deve fermare”.
“La proposta di legge sui defibrillatori – ha continuato poi l’Onorevole Giorgio Mulè di Forza Italia – è nata in accordo con IRC. Un incontro casuale lo scorso aprile ha fatto condividere l’idea che l’italia si dotasse di una legge quadro per incentivare il primo soccorso e l’uso del defibrillatore. Abbiamo scritto la legge con tutti gli esperti del settore, è stata approvata all’unanimità. E’ una grande soddisfazione essere stati primi firmatari, e permettere all’Italia di mettersi allo stesso livello di altri paesi Europei”.
Chi ci ha sempre creduto: l’esempio di Progetto Vita
Al centro di quanto scritto nella legge sui defibrillatori c’è l’esperienza di Piacenza Progetto Vita, una onlus che in pochi anni è riuscita a installare 919 defibrillatori in provincia di Piacenza, addestrare 55.000 persone, e salvare – con il BLSD – 122 persone. Il 95% degli arresti cardiaci avvenuti in campo sportivo sono stati recuperati grazie a questo progetto. Rispetto ad una media italiana che sfiora a malapena il 10% degli arresti salvati, a Piacenza il 43% delle persone in arresto cardiaco sono salvate con l’intervento di pattuglie e persone che hanno un defibrillatore a portata di mano. Il Progetto Vita di Piacenza ha ampiamente impressionato i politici presenti a IRC 2019, facendo crescere ancora di più la fermezza su questo progetto e su questo avanzamento che è un miglioramento di civiltà, non solo di tecnologia. Dal 2020 quindi i ragazzi delle scuole potranno imparare il BLSD sui banchi di scuola. I più piccoli impareranno a chiamare il 118. I più grandi a fare il primo soccorso. “Ai nostri ragazzi – ha proseguito Mulè – vorrei dire che stanno per fare la cosa più bella del mondo. Saranno obbligatori i corsi per la RCP, l’uso del defibrillatore. Formeremo un esercito della salvezza e da qui a 10 anni avremmo migliaia di eprsone che non avranno più paura di toccare un defibrillatore e che salveranno, spero, migliaia di vite”.
La vittoria di chi crede che solo uno può fare la differenza: il cittadino
La lotta all’arresto cardiaco non è una cosa solo dei sanitari, ed è finalmente arrivato il momento in cui si può far fare qualcosa anche a chi può farlo. Ci siamo chiesti come fare a far rendere più disponibili gli altri, i non sanitari. Certo, c’è bisogno di formazione. Dovevamo far capire a tutti che fermarsi e aiutare una persona esamine a terra è importante. C’è bisogno di un’atmosfera nuova fra i cittadini per dire loro “non dovete temere nulla, è così importante salvare una vita che non dovete avere paura di pericolo legale o giudiziario”. Usare il defibrillatore non fa male a nessuno. Abbiamo avuto il bisogno di coinvolgere tutti, quelli che seguono le inizative a livello scientifico e quelli a livello sociale. Ma c’era bisogno di una risposta sistemica e quindi abbiamo chiesto – e felicemente ottenuto – la disponibilità di quelli che possono intervenire sulla società, ovvero i politici e i tecnici. Loro hanno dato il punto di vista sulla nuova legge, che attende il si definitivo. Ma non ci siamo fermati lì: abbiamo chiesto quali sono le attività che possono rendere realtà le parole stampate sulla nobile carta delle istituzioni. Sappiamo che le Balduzzi e la Buona Scuola sono state approvate, ma non siamo ancora riusciti a farle entrare in vigore. Ecco perché abbiamo aperto le porte di IRC ai tecnici e ai politici: vogliamo anticipare i problemi di applicazione capendo tutti insieme cosa è possibile fare per rendere la legge efficace. E penso che questo progetto sia stato un successo”.
Il coinvolgimento di tutti: dal volontariato alle società di formazione
In questo percorso, che sarà ancora lungo ma tracciato, sono coinvolte diverse realtà, a partire dalle associazioni di volontariato. Anpas, Croce Rossa, Misericordia e i centri di formazione sono un tassello importante che effettuerà da domani il lavoro più duro: costruire la conoscenza delle regole per salvare una vita, coordiati dal 118. Per questo motivo ci sono già dei fondi programmati dal ministero della Salute.
“E’ bello avere un lavoro in rete così ampio – spiega il presidente di Anpas Fabrizio Pregliasco -. Vogliamo migliorare l’assistenza e nello specifico la capacità delle comunità nell’essere resiliente. Aiutare il prossimo in ogni situazione è fondamentale. Così come la contaminazione positiva fra persone che hanno tutte la stessa idea, fare l’Italia più bella”. Anche Croce Rossa da sempre porta avanti campagne per aumentare la conoscenza del primo soccorso. “Non è un caso – ha spiegato Massimo Nisi – che il nostro Presidente Francesco Rocca abbia proposto di inserire la conoscenza del BLSD per il conseguimento della patente di guida. Oggi abbiamo un gap come Italia e la conoscenza del primo soccorso è fondante in una società evoluta. Le persone non posono morire per l’ignoranza rispetto a poche manovre fondamentali”.