Legittima la riorganizzazione della Croce Rossa Italiana, pronuncia definitiva della Consulta
La Croce Rossa Italiana, come tutte le altre nel mondo, è un ente non governativo e non pubblico. La Corte Costituzionale da ragione a Rocca: "Avanti sereni".
Roma, 9 aprile – La Corte Costituzionale ha espresso parere positivo sulla privatizzazione di Croce Rossa, cassando la richiesta di rivedere lo status dell’associazione italiana portata avanti da alcuni ex dipendenti.
“Il nostro lavoro proseguirà con serenità, come abbiamo sempre fatto. Tuttavia, siamo estremamente lieti per quella che riteniamo una scelta illuminata da parte della Consulta a proposito del via libera dato sulla riorganizzazione dell’Associazione. E’ la conferma della correttezza di un percorso volto esclusivamente a riconsegnare la Croce Rossa Italiana nelle mani della sua anima più vera: quella degli oltre 160.000 volontari. La CRI oggi ha una struttura simile a quella delle altre Consorelle di tutto il mondo e gode di una gestione in grado di rilanciarne l’operato e le funzionalità. Era un cammino doveroso e richiesto, del quale siamo molto orgogliosi. D’altronde chiunque si intenda di diritto non poteva aspettarsi una decisione diversa”. Queste le parole di Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, dopo il pronunciamento della Corte.
La pronuncia della Consulta ha affermato che i diritti acquisiti dal personale ausiliario della CRI vengono lasciati inalterati dal cambiamento di status, perché come dipendenti pubblici questi possono optare la permanenza in servizio presso la neo-istituita associazione, o in alternativa per la messa in mobilità presso altre amministrazioni dello Stato. Anche il Corpo Militare quindi diventa una propaggine non statale ma privatistica, equiparata alle altre realtà che fanno servizio in affiancamento alle Forze Armate con finalità di supporto sanitario.