Migranti, Euromed Rights: carcere alle Canarie, l'Unione Europea non ripeta gli errori di Lesbo
Migranti, “Alle Canarie l’Europa sta replicando gli errori gia’ commessi a Lampedusa e Lesbo: considerare le isole luoghi extra-europei dove bloccare e segregare i migranti in enormi hotspot, in condizioni poco dignitose, senza prevedere nessun piano per ricollocare le persone in Europa”.
Sara Prestianni e’ responsabile migrazioni per EuroMed Rights: parla nel giorno di un dibattito mentre sulla situazione delle frontiere esterne in programma alla plenaria del Parlamento Ue.
Un’occasione, sottolinea l’esperta, “per capire come certe politiche europee sono la causa stessa di violazioni dei diritti umani e crisi”.
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Migranti, ieri l’ong Alarm Phone ha confermato la morte di un bambino di nove anni dopo un naufragio avvenuto a largo delle Canarie.
Prestianni il mese scorso e’ stata nell’arcipelago spagnolo per monitorare la situazione, dato che EuroMed Rights ha rilevato che nel 2020 l’arrivo dei migranti dalle coste occidentali dell’Africa e’ aumentato di dieci volte rispetto all’anno precedente, 8.000 arrivi solo a novembre, mentre i decessi sono aumentati di quasi il 150 per cento secondo l’associazione Camminando fronteras.
La grande maggioranza parte dal Marocco, altri da Mauritania e Senegal: “Colpa degli investimenti europei, che hanno permesso al Marocco di rafforzare il controllo della frontiera nord del Paese” denuncia l’esperta.
A Ceuta e Melilla, enclave spagnole in territorio marocchino, dove i migranti sperano di entrare per ottenere l’asilo per l’Europa, “la barriera e’ stata alzata di altri quattro metri nel 2020” dice la ricercatrice.
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Alla chiusura di una rotta migratoria, tuttavia, “corrisponde sempre l’apertura di un’altra e generalmente piu’ lunga e pericolosa” denuncia Prestianni, ricordando che la rotta atlantica verso le Canarie, prima di questa stretta sui confini marocchini, era usata piu’ dal 2006.
Ma nelle Canarie la situazione per i migranti va rapidamente peggiorando.
A novembre, a Gran Canaria le autorita’ spagnole hanno aperto il centro Barranco Seco.
“Di fatto e’ un hotspot- dice Prestianni- perche’ i migranti appena sbarcati vengono portati qui per l’identificazione e lo screening.
Dovrebbero restare non piu’ di 72 ore, ma stando alle testimonianze la detenzione puo’ superare la settimana.
Oggi Barranco Seco ospita 432 persone, per lo piu’ uomini, ma ci sono anche donne e minori”.
La grande maggioranza sono marocchini, poi maliani, senegalesi, guineani.
Una volta identificati, i migranti vengono trasferiti nei nuovi centri d’accoglienza.
A Gran Canaria ne sono stati allestiti due, riferisce la responsabile di EuroMed Rights, “uno nel cortile di una scuola dismessa e uno in una base militare, ma le tende non sono una sistemazione dignitosa”.
Un altro elemento “grave”, prosegue Prestianni, “e’ che chi arriva ha enorme difficolta’ a lasciare le isole. Il passaporto ad esempio da meta’ dicembre non e’ piu’ sufficiente per partire autonomamente.
E anche i trasferimenti sono minimi”.
Secondo la responsabile, dei 23.000 arrivati negli ultimi mesi solo l’8,8 per cento – circa 2.000 – e’ stato trasferito sulla terra ferma grazie ai programmi di accoglienza, sebbene “in Spagna ci sia posto per queste persone”.
Prestianni aggiunge: “Anche chi ottiene asilo ha enormi difficolta’ ad andar via”.
C’e’ poi il crescente uso dei voli di linea per i rimpatri verso i Paesi africani di partenza.
Sebbene il diritto internazionali vieti i respingimenti, “la risposta della Commissione Ue e del governo spagnolo e’ stata di stringere accordi di rimpatrio con Senegal e Marocco, cosi’ come ha fatto l’Italia con la Tunisia l’estate scorsa”.
Per approfondire:
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