Migranti: siamo pronti ad affrontare una crisi che colpirà 20 milioni di persone?
LA CONFERENZA PANAFRICANA IN COSTA D’AVORIO HA TRACCIATO I CONTORNI DI UN ALLARME GLOBALE: 20 MILIONI DI PERSONE A RISCHIO MIGRAZIONE PER CARESTIA. CROCE ROSSA: “DOBBIAMO CAMBIARE ROTTA”
ROMA – Si è conclusa prima di Pasqua la nona Conferenza panafricana ad Abidjan (Costa D’Avorio) e la Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC) ha lanciato un allarme: la vita e il futuro di quasi 20 milioni di persone sono a rischio nel Grande Corno d’Africa e in Nigeria, a causa di una delle peggiori carestie della storia recente. E il dramma concreto è che, senza sforzi reali per aggredire le cause che sono a monte, la tragedia si ripeterà.
“Finché persistono i conflitti e non prendiamo forti misure per attenuare gli effetti del cambiamento climatico, l’insicurezza alimentare sarà con noi – ha dichiarato Fatoumata Nafo-Traoré, direttore regionale dell’IFRC per l’Africa – Quando rispondiamo al rischio di una imminente carestia in Africa, dobbiamo anche investire a livello comunitario, in modo che le comunità locali siano preparate”.
Una delegazione della Croce Rossa Italiana è stata presente con il suo Presidente, Francesco Rocca, che è anche vicepresidente della Federazione Internazionale. “In questi giorni ad Abidjan – ha spiegato Rocca – si è discusso a lungo su come intervenire efficacemente nelle zone colpite dalla carestia e rendere più incisivo il nostro sistema di aiuti. Ma si è dibattuto anche circa l’importanza dell’adozione di strategie di comunicazione: dobbiamo far comprendere che l’Europa non è purtroppo l’Eldorado che molti si aspettano. L’UE, poi, deve cambiare approccio. Inutile intervenire solo in chiave di sicurezza: bisogna attuare, invece, un piano straordinario di aiuti. Gli attuali governi europei – ha concluso il Presidente di CRI – non fanno nulla e, dal canto loro, quelli africani solo quello che possono. Dobbiamo cambiare rotta”.
Da più voci è emersa la richiesta di mobilitare le risorse nazionali, rafforzare il dialogo politico interno e promuovere la maggiore partecipazione di ogni singola comunità ai programmi di sviluppo. “Dobbiamo approfittare delle moderne tecnologie nella nostra risposta alle attuali sfide umanitarie. Le applicazioni mobili ei social media dovrebbero essere utilizzati per sensibilizzare i cambiamenti climatici e condividere informazioni di allarme preventivo dei disastri – ha sottolineato Abbas Gullet, vice presidente dell’IFRC – e dobbiamo anche migliorare la raccolta di dati, attraverso la tecnologia e la creazione di capacità a livello comunitario”.
I governi, i donatori e i partner umanitari sono stati invitati a dare priorità a investimenti e interventi che aiutino a rompere il feroce e distruttivo ciclo della fame africana. Perché è vero che l’IFRC e le Società Nazionali africane forniscono, grazie ai numerosi volontari, un supporto a lungo termine a tutte le comunità più vulnerabili in Africa, ma dalla Conferenza si è delineata con forza l’importanza della maniera in cui rispondere alla crisi a livello globale.
“Abbiamo purtroppo già vissuto la siccità e la fame: prima in Somalia nel 2011 e nel 2012, nel Niger nel 2005 e in Etiopia negli anni ’80 – ha spiegato Gullet – Quante persone moriranno quest’anno? Quanti ancora negli anni futuri? Non possiamo continuare a dire ‘mai più’ se non siamo disposti a cambiare il modo in cui rispondiamo”.