Morosini, tre defibrillatori in campo, nessuno li usò: la testimonianza al processo del vice Questore

I tre DAE pronti all’uso nello stadio di Pescara avrebbero potuto salvare la vita di Piermario Morosini? E’ l’interrogativo a cui dovrà rispondere il giudice monocratico del Tribunale di Pescara dopo la testimonanza del dirigente DIGOS e Vice Questore della città abruzzese Lelia Di Giulio, che il 14 aprile 2012 era in servizio presso lo stadio Adriatico.

Come riporta il Corriere della Sera, Di Giulio ha ricordato che Morosini si accasciò a terra dopo mezz’ora dall’inizio della partita tra Pescara e Livorno e dopo 20 secondi entrò in campo il medico della squadra toscana, poi quello della formazione abruzzese e “subito dopo arrivò anche un operatore della Croce Rossa, con la barella, che però poco dopo tornò verso la sua postazione per prendere una valigetta gialla contenente il defibrillatore”.

Ma quel dispositivo non fu usato così come gli altri due presenti in campo gestiti da Croce Rossa e Misericordia. A giudizio per la morte del calciatore sono state rinviate tre persone: i medici del Pescara, Ernesto Sabatini, del Livorno, Manlio Porcellini e del 118 di Pescara, Vito Molfese. Sono accusati di omicidio colposo.

La morte di Piermario Morosini ha sconvolto  il mondo dello sport e ha portato all’emanazione decreto Balduzzi, che ancora oggi rimane però inapplicato per una ulteriore proroga dell’obbligo di dotazione dei defibrillatori concesso dal Parlamento Italiano nelle scorse settimane.

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