Morto a 16 anni per una pasticca di ecstasy, polemiche dopo lo sfogo di una infermiera
Ha scatenato molte polemiche e da più parti è stato richiesto un provvedimento disciplinare (che dovrebbe comminare l’Università degli studi di Bologna e il Corso Infermieri) il commento di una studentessa di infermieristica che su Facebook ha sfogato la sua rabbia per la morte di un ragazzo di 16 anni che in una discoteca di Riccione ha ingerito una pasticca di Ecstasy.
L’infermiera non ha soccorso direttamente il ragazzo di 16 anni. Come sottolineato dalla stessa ragazza “le persone che si sono fatte in 20 stanotte – per salvare il giovante – erano medici ed infermieri qualificati”.
In questi casi il rischio corso dalla studentessa è quello di violare la privacy e la deontologia professionale. Di certo questa lettera è uno sfogo “a caldo” che fa riflettere anche sulle situazioni stressanti che devono vivere i soccorritori, i medici e gli infermieri professionisti davanti a casi simili
Ho quasi sempre elogiato il mio mestiere per le tante soddisfazioni che da.
Ma chi non è in questi panni non può capire cosa voglia dire dover rimanere impassibili e freddi quando ti trovi un ragazzo di 16 anni sulla barella della sala emergenza alle 4 di mattina in arresto cardiaco per colpa di una pasticca che non avrebbe dovuto prendere. E sei li che lo massaggi impassibile ma nella mente pensi “avanti forza reagisci”, ma nonostante l’ora e mezza di massaggio cardiaco l’onda di quel cuore che già da un po’ non batte, rimane piatta. E dopo aver fatto il possibile ci si arrende all’evidenza che l’alba che stai guardando tu, sfinito, lui non potrà vederla. E pensi ai suoi genitori che ancora non sanno di non poter mai più parlare con lui, litigare con lui, ridere con lui, festeggiare con lui. Poi arrivano trafelati, sanno che il figlio sta male ma non che giace steso, freddo ed esangue su un lettino.
E allora il medico glielo comunica e lì una delle scene peggiori a cui mai si possa assistere. I pianti, le grida, i malori… “rivoglio il mio bambino vi prego” e tu sei li che non puoi far niente se non continuare ad essere professionale.
Non siamo avvocati, non siamo banchieri, ne cassieri, ne muratori… per NOI il lavoro non finisce al marcatempo, ce lo portiamo a casa con tutti i risvolti che comporta.
E mentre sei in macchina stanco per il turno di notte, distrutto per le scene a cui hai assistito, scoppi a piangere e scarichi finalmente tutta la rabbia che hai contro le ingiustizie che a volte riserva la vita.
SEDICI ANNI, CAZZO. Io spero solo che un giorno si possa andare a raccogliere uno ad uno tutti quelli che fanno della droga un business, per poi chiuderli nel loro caro Cocoriccò e sganciare una bomba a mano che non faccia rimanere di loro neanche il ricordo.
Sono arrabbiata, sono stanca e sono triste perché il vostro caro Dio poteva donarlo a noi il potere di fare miracoli. Salvare una vita umana è più importante del moltiplicare i pani e i pesci.
E VAFFANCULO, perché quando ci vuole ci vuole.
Riposa in pace angelo bello…. Sarah
Nota della redazione. Pubblicato dopo l’autorizzazione dell’autrice.