Partorire in ambulanza, cosa succede in Italia dopo la chiusura dei punti nascite più piccoli?
Il Movimento 5 Stelle del Trentino ha voluto chiudere il 2017 attaccando il sistema sanitario locale che ha chiuso il punto nascite di Arco. La vicenda narrata dal consigliere grillino però evidenzia una strategia operativa condivisa in gran parte del Paese e d’Europa. A fianco di una polemica politica già vista, pubblichiamo le raccomandazioni speciali per il trasporto materno assistito, valide per tutta Italia: un po’ di cultura del trasporto di donne in gravidanza che non fa mai male ripassare.
Mancano poche ore alla fine del 2017 e ci preme salutarvi mediante un bilancio del sistema sanitario trentino dalla prospettiva delle partorienti. La linea tracciata negli ultimi quattro anni è stata quella di decidere che i punti nascite, – dove i trentini da sempre venivano al mondo senza particolari problemi -, fossero in realtà pericolosi e non meritevoli di operare. Il risultato è che con una certa frequenza le donne sono costrette a partorire in ambulanza.
L’ultimo caso noto è del 10 dicembre. Una gestante si presentava di pomeriggio al Pronto soccorso dell’ospedale di Arco con contrazioni regolari segnalando la rottura del sacco amniotico. Dopo la visita del medico di guardia che confermava la diagnosi di travaglio, venivano chiamati l’ostetrica e il ginecologo reperibili. Quest’ultimo, residente a Rovereto ed impossibilitato a raggiungere Arco in quanto privo di mezzo, veniva sostituito da altro ginecologo.
Il protocollo prevede la chiamata dell’ostetrica di Trento, dato che le sale parto dell’ospedale di Arco sono state smantellate. L’ostetrica di Trento sarebbe giunta ad Arco con l’ambulanza ma senza nessun altro personale sanitario. Quel giorno nevicava in tutto il Trentino e l’elicottero non poteva volare. Per tali motivi, nonostante il travaglio molto avanzato e la difficile percorribilità delle strade, avrebbe deciso di caricare la paziente sull’ambulanza dirigendosi verso Trento.
Dopo pochi minuti, durante il tragitto, la paziente avrebbe partorito sull’ambulanza alla sola presenza dell’ostetrica senza nessuna assistenza medica. Sembrerebbe anche che sia subentrata una complicanza materna per cui la mamma e il neonato sarebbero stati portati all’ospedale di Rovereto.
Abbiamo presentato un’interrogazione per avere maggiori dettagli sulla vicenda e per manifestare tutta la nostra contrarietà allo smantellamento della sala parto dell’ospedale di Arco, pur dotato di personale idoneo all’assistenza ostetrico-ginecologica. Riteniamo necessario un ripensamento dell’attuale strategia, portata avanti da partiti che si appellano autonomisti e che invece hanno impoverito i territori periferici del Trentino.
COSA DICONO LE SOCIETÀ SCIENTIFICHE RISPETTO AL TRASPORTO DI UNA PARTORIENTE PRE-TERMINE?
Esistono in letteratura diverse fonti a cui appellarsi per definire la quantità e la qualità dei punti nascita su un territorio. Ma non è questo che vogliamo trattare in questo articolo. L’obiettivo di questa polemica è quello di far apparire come pericoloso e non sicuro il trasporto sanitario da un ospedale non attrezzato con sala parto ad un ospedale maggiore attrezzato in tal senso. Polemiche di questo genere sono state già viste in tante aree italiane dove il SSN ha deciso di ridurre i punti nascite. A livello scientifico e medicale però esistono protocolli e studi specifici che raccontano una pratica diversa.
La Società Italiana di Medicina Perinatale ha stilato un documento aggiornato a gennaio 2017 dedicato al trasporto materno in caso di travaglio pre-termine.
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