Paura di volare ed eventi stressanti:come comportarsi?

La paura di volare può colpire chiunque, anche coloro che hanno esperienze di volo. E’ importante saper riconoscere i sintomi e riuscire a controllarli. L’aerofobìa è un fenomeno che riguarda circa il 40 % degli italiani di età compresa tra i 40 ed i 50 anni e le donne ne risultano più colpite rispetto agli uomini

Articolo di: Dr. Raffaele C. Sabbatini

Docente a Contratto al Master per Coordinatori delle Professioni Sanitarie nell’Università Politecnica delle Marche e Direttore Scientifico dei Corsi H.E.M.S. dell’Ass.ne “Ali d’Oro”, ha conseguito il Master in Management Innovativo delle Organizzazioni Sanitarie presso l’Università di Urbino discutendo una Tesi sul Management dell’Elisoccorso e sul Crew Resource Management in H.E.M.S

Da sempre è per l’uomo uno dei più grandi sogni e una delle più grandi sfide, ma anche una delle più grandi paure. Parliamo della paura di volare. Essa rappresenta la reazione emotiva ad uno stato “innaturale” dell’uomo cioè quello di essere sospeso in aria. Può derivare da tre fattori:

  • la novità della situazione soprattutto per coloro che si trovano a volare per la prima volta;
  • la consapevolezza della potenziale lesività della macchina su cui si è inbarcati;
  • il fatto di dover affidare la propria vita ad uno sconosciuto (il pilota).

Dall’aerofobìa va distinta la paura di volare che rappresenta la reazione emotiva ad uno stato “innaturale” per l’uomo (stare sospeso in aria) derivante soprattutto da tre fattori: A) la novità della situazione (specie per chi è alla prima esperienza di volo), B) la consapevolezza della potenziale lesività della macchina su cui si è imbarcati, C) il fatto di dover affidare la propria vita ad uno sconosciuto (il pilota). Quando invece la paura assume i connotati di veri e propri attacchi d’ansia al solo pensiero di dover salire a bordo di un elicottero o di un aeroplano, si parla di aerofobìa. La paura di volare può colpire tutti, nessuno escluso, anche chi ha alle spalle anni di missioni H.E.M.S.. Le prime modificazioni comportamentali che si possono riscontrare in soggetti nei quali sta prendendo il sopravvento la paura del volo, riguardano il modo di muoversi all’interno del velivolo (si assiste ad un progressivo immobilismo nel proprio posto ed alla rinuncia a parlare), l’aumento della sudorazione, l’aumento della soglia di allerta ad ogni rumore-vibrazione avvertita ai quali si aggiungono aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Crisi di pianto, urla, irrigidità muscolare, nausea, vomito, crampi addominali caratterizzano i veri e propri attacchi d’ansia aerofobica. Come abbiamo detto, la paura ci può cogliere improvvisamente anche se, fino ad un attimo prima, siamo stati appassionati del volo; ricordo che una volta un membro di equipe sanitaria di un elicottero-ambulanza (arrivato in servizio con fotocamera e cinepresa per immortalare paesaggi incantevoli apprezzabili solo dall’alto e quindi desideroso di andare in missione) al momento di partire, si rifiutò di salire a bordo dell’elicottero rimanendo attaccato alla sedia con tutte le sue forze, in preda a profusa sudorazione, vittima di un evidente attacco di panico. Non appare possibile stabilire quali siano le situazioni e gli elementi che scatenano la paura del volo, meglio ancora, l’aerofobìa; l’altezza, l’impossibilità di controllare in prima persona un’eventuale situazione di emergenza, le turbolenze, i sobbalzi, i vuoti d’aria, atterraggi difficoltosi… Le emozioni rivestono un ruolo importantissimo nella genesi della paura di volare, soprattutto quando radio, televisione, internet e giornali raccontano, con dovizia di particolari, di incidenti aerei da poco accaduti e più i racconti sono drammatici, più generano paura negli ascoltatori. Il volo in quanto tale rappresenta un ulteriore evento stressante per gli operatori H.E.M.S.. L’evento stressante (classificabile in base all’intensità in basso, leggero, rilevante, intenso, grave, estremo e che viene percepito in maniera diversa anche in rapporto all’età del soggetto) è caratterizzato da due aspetti, l’ “alexitimia” (incapacità di vivere e gestire mentalmente le proprie emozioni) e l’“external locus control” (la percezione che gli eventi accadano in maniera indipendente dai propri comportamenti); quale sia il minimo livello di stress capace di generare un danno psicosomatico è molto difficile da stabilire poiché esso può variare da soggetto a soggetto con l’età, la condizione di benessere, le esperienze pregresse ecc., tuttavia sembra che i soggetti maggiormente protetti dalla sindrome del burn-out siano quelli dotati di buona autostima, ben inseriti nel contesto sociale di appartenenza e capaci di sorridere anche nel proprio ambiente lavorativo benché oppressivo. Come contrastare la paura del volo? Esistono tecniche che inducono al rilassamento basate sul controllo degli atti respiratori ed altre che favoriscono la visualizzazione di immagini rasserenanti accanto ad interventi psicologici e a terapie mediche nei casi più gravi. Per quanto riguarda gli operatori di elisoccorso, devono essere previsti, nell’iter formativo, lezioni ed incontri con gli esperti, mirati a favorire lo sviluppo della capacità di controllo delle proprie reazioni emotive e la conoscenza delle caratteristiche tecnico-operative e di sicurezza proprie dell’aeromobile su cui si vola.

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