Quel 16 marzo di 40 anni fa
Era una fredda mattina quella del 16 marzo 1978, quando a Roma un commando di terroristi uccise i cinque agenti della scorta dell’Onorevole Aldo Moro, che fu rapito e tenuto in ostaggio per 55 giorni.
Immediatamente in tutto il Paese venne diramata la notizia attraverso edizioni straordinarie dei telegiornali del primo e secondo canale Rai e dei radiogiornali. Sul primo canale fu un giovane Bruno Vespa a darne la notizia e a distanza di pochi minuti vi fu un collegamento con via Mario Fani, dove un altro volto storico del Telegiornale, Paolo Frajese, mostrò ai cittadini tutta la crudeltà di questo efferata azione terroristica.
Una volta diramata la notizia in tutto il territorio nazionale vi fu un “blocco” delle attività istituzionali, gli istituti scolastici si svuotarono e iniziò un periodo drammatico, sia per la delicatezza delle trattative relative al rapimento dell’Onorevole Moro, sia per il cambiamento che era ormai alle porte.
Il giudice istruttore (figura abolita nel sistema Giudiziario italiano fin dal 1989) Ferdinando Imposimato ha raccontato nel libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia” quanto avvenne a partire da quella mattina di 40 anni fa.
Un ricordo va al Maresciallo CC Oreste Leonardi e all’Appuntato CC Domenico Ricci, che viaggiavano a bordo della Fiat 130 a bordo della quale vi era anche Aldo Moro; mentre a bordo dell’Alfetta vi erano impegnati sempre in servizio di scorta il Vicebrigadiere di PS Francesco Zizzi (l’unico in grado di rispondere al fuoco e deceduto durante il trasporto al Policlinico Gemelli), le Guardie di PS Raffaele Iozzino e Giulio Rivera.
E’ chiaro che questo atto fu un chiaro colpo al cuore dello Stato e che in quel contesto le diverse reazioni politiche divisero il Paese, ma in questo momento è inopportuno parlarne, rivolgendo invece un pensiero a chi non c’è più.