RD Congo, l'ambasciatore italiano ed il carabiniere uccisi in un tentato rapimento: la ricostruzione del governatore del Nord Kivu
RD Congo, omicidio dell’ambasciatore italiano e del carabiniere: il governatore del Nord Kivu, Carly Nzanzu Kasivita, racconta la dinamica dell’incidente
RD Congo , “L’agguato al convoglio è stato molto probabilmente condotto da miliziani delle Forces democratiques de liberation du Rwanda, le Fdlr“
Così il governatore del Nord Kivu, Carly Nzanzu Kasivita, che punta il dito contro forze ruandesi in campo già durante il conflitto di fine anni Novanta.
“E’ la tesi più probabile”, insiste l’amministratore, sottolineando che i miliziani hanno rifugi nella zona del Parco nazionale del Virunga.
Il governatore esprime “profonda tristezza” per la morte dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, rimasti uccisi insieme a Mustapha Milambo, l’autista del Word Food Programme (Wfp). La delegazione doveva visitare una missione umanitaria dell’Onu nel Nord Kivu.
Il governatore, che nella mattinata ha parlato con i sopravvissuti all’imboscata, ricostruisce l’accaduto: “I veicoli sono stati assaltati lungo la strada nazionale che da Goma porta a Beni da uomini armati che hanno aperto il fuoco colpendo le due autovetture.
Dopo averli fermati, i miliziani hanno costretto tutti a seguirli: il loro obiettivo probabilmente era portare l’intera delegazione nel cuore della foresta. Chiedevano di camminare in fretta”.
Durante il cammino, tuttavia, il gruppo sarebbe stato intercettato da una pattuglia dei ranger del Virunga, dispiegati sia per contrastare i gruppi armati che popolano il parco nazionale, il più grande del Congo, sia per contrastare il traffico illecito di merci e il bracconaggio.
Secondo Kasivita, i ranger erano stati allertati in seguito all’assalto al convoglio e con loro erano giunti a dare sostegno anche militari dell’esercito.
Ne sarebbe seguito uno scambio a fuoco. Gli assalitori, però, riferisce il governatore, “hanno preferito sparare anche contro gli ostaggi”.
Kasivita conclude: “Le guardie forestali sono riuscite a liberare gli altri, portando d’urgenza i feriti in ospedale dove però, appena giunto, l’ambasciatore è deceduto”.
RD Congo, Kambale (Ong Kivu): “Su quella strada banditi e ribelli”
Attacco a convoglio UN, omicidio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabinieri Vittorio Iacovacci: Etienne Kambale, da Goma, spiega la situazione nella zona dove questa mattina si è verificato l’attacco che ha causato la morte dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci
“Lungo la strada operano gruppi ribelli, come le ex Fdlr ruandesi, ma anche combattenti congolesi come i Mai mai e soprattutto banditi comuni, che colpiscono solo per rapinare; in più tratti, prima e dopo il settore di Kanya Bayonga, la scorta è essenziale“: cosi’ Etienne Kambale, direttore dell’ong Fondation Point de vue de Jeunes Africains pour le Developpement.
La sua voce arriva da Goma, il capoluogo del Nord Kivu dove stamane sono morti in seguito a un agguato l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, 44 anni, origini lombarde, e il carabiniere Vittorio Iacovacci, 30 anni, nato in provincia di Latina.
Secondo ricostruzioni, l’episodio si è verificato nel settore di Kilimanyoko, a una ventina di chilometri da Goma, lungo l’asse che porta verso nord in direzione del territorio di Beni.
“Sulla strada ci sono aree considerate più sicure, dove ribelli e banditi non si spingono anche perché ci sono posti di blocco delle Fardc, le Forze armate congolesi” sottolinea Kambala.
Convinto che però le zone offlimits o ad alto rischio siano diverse. “Una delle aree piu’ pericolose – dice – è quella di Kanya Bayonga, nella direzione del Parco nazionale della Virunga”.
Secondo Kambale, ad alimentare l’insicurezza sono spezzoni delle Fdlr, le Forces democratiques de liberation du Rwanda, un gruppo composto perlopiù da ribelli hutu, già comandato dal generale Sylvestre Mudacumura, ucciso da forze congolesi nel 2019.
Sono però attivi anche Mai mai, milizie nate su base comunitaria, inizialmente per difendere i villaggi dalle incursioni dei ribelli, in particolare con basi in Ruanda.
Secondo il direttore della Fondation, però, questa matrice si intreccia spesso ad altre dinamiche. “Episodi come quello di oggi – dice Kambale – potrebbero non essere legati né a politica né a ideologia ma solo a tentativi di estorsione ed esigenze di finanziamento“.
RD Congo, quando Attanasio raccontava a Propaganda i migranti economici italiani
Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano in Congo morto oggi in un attacco, nel 2018 era stato ospite di Propaganda Live su La7
Sorridente, elegante, ospitale. Così, nell’agosto del 2018, Luca Attanasio accolse la telecamera di PropagandaLive nella sua casa di Kinshasa.
Diego Bianchi era accompagnato dagli operatori di Medici senza frontiere e Attanasio era in Congo da nemmeno un anno.
“Siete i primi ospiti a essere serviti dal nuovo chef, sta cercando di imparare la cucina italiana. Tenendo conto che chi insegna sono io non so il risultato…”, sorrise l’ambasciatore davanti a un piatto di lasagne.
In Italia era appena partito il primo governo Conte, con la maggioranza M5S-Lega. Alla nave Diciotti, che aveva soccorso 190 persone al largo di Lampedusa, era impedito di sbarcare in Italia.
A Roma si discuteva di chi fugge dalla fame o dalla guerra o di chi è un “semplice” migrante economico.
Attanasio la vedeva così: “In Congo ci sono circa 1.200 italiani sparsi in quattro zone, sono arrivati qui alla ricerca di un futuro economico migliore, esponenti di questa migrazione economica”.
Quando? “Soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale- raccontava Attanasio- c’era la percezione e la speranza di una vita migliore e così è stato per diversi anni: in Congo c’è stato un boom economico dopo la Seconda guerra mondiale in cui gli italiani sono stati protagonisti e hanno potuto rendere questo Paese più strutturato e prospero”.
In tanti hanno scelto la provincia del Kivu Nord: “Al nord c’è una sorta di Eden- spiegava l’ambasciatore- una terra fertilissima.
Molti italiani andarono lì per creare fattorie e dedicarsi all’agricoltura”.
Oltre a questi “migranti economici” c’è un’altra presenza italiana in Congo: “Missionari sparsi in tutto il terreno a fare cose straordinarie”, ricordava con soddisfazione Attanasio.
Per approfondire:
R.D. Congo, attacco contro convoglio Onu: morti ambasciatore italiano e un carabiniere