Romagna, gli operatori della casa di riposo rifiutano il vaccino. Il sindaco a Conte: “Che faccio?”
Vaccino COVID-19, nella casa di riposo per anziani Camilla Spighi, gestita dal Comune di Bagno di Romagna, solo 19 dei 37 operatori della struttura si sono immunizzati contro il Covid, mentre gli altri 16 hanno rifiutato. E allora il primo cittadino Marco Baccini chiede ‘aiuto’ direttamente al premier
Nella casa di riposo per anziani Camilla Spighi, gestita dal Comune di Bagno di Romagna (in provincia di Forlì-Cesena) solo 19 dei 37 operatori della struttura si sono vaccinati contro il Covid.
Gli altri 16 hanno per ora rifiutato l’immunizzazione. Incuranti delle gravi conseguenze che potrebbero determinare sugli anziani ospiti della struttura: ucciderli, non sembra impressionarli.
Vaccino COVID-19 rifiutato dagli operatori di una casa di riposo: e quindi? Che fare?
E allora il sindaco di Bagno di Romagna, Marco Baccini, chiede ‘aiuto’ direttamente al premier.
È infatti a Giuseppe Conte e al ministro della Salute, Roberto Speranza, che il primo cittadino scrive per segnalare questo “problema gravissimo”.
Perché, spiega, “una percentuale così elevata di operatori che hanno rifiutato il vaccino ha lasciato tutti molto scossi, perplessi e impauriti per la garanzia del servizio svolto dalla struttura a tutela degli ospiti, dei familiari, dei colleghi che non possono sottoporsi al vaccino, nonché per le ripercussioni e le responsabilità che ne possono derivare in capo all’Ente nell’ipotesi di scenari negativi, che non sono da escludere”.
La lettera è stata spedita anche al prefetto di Forlì-Cesena, Antonio Corona, al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e all’assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna, e pone direttamente il ‘problema’ della obbligatorietà (mancante) del vaccino.
“Il carattere facoltativo del vaccino consente di esprimere legittimamente il rifiuto, ma espone le strutture di gestione di servizi socio-sanitari e le Istituzioni a gravi responsabilità, che non possono dipendere da scelte individuali”, scrive Baccini.
E segnala che né “la sospensione dalle mansioni lavorative”, né “il collocamento in aspettativa dei lavoratori o addirittura il licenziamento” sono soluzioni per via delle “ripercussioni sul funzionamento dei servizi nonché per il maggior carico di spesa pubblica connesso al reclutamento di sostituti e per le inefficienze connesse”.
Nessun vaccino anti Covid per chi lavora in casa di riposo. Per cui il sindaco domanda a Conte: come facciamo?
Baccini chiede espressamente un’indicazione su come affrontare la situazione nella Cra Camilla Spighi per garantirne la sicurezza “e preservare quanto più possibile il lavoro di tutti i dipendenti, escludendo -se possibile- azioni drastiche, che non vorrei essere costretto ad assumere”.
Più in generale, Baccini chiede al Governo cosa intenda fare “per superare un vuoto informativo e normativo che crea problemi gravi, imminenti e concreti ai livelli locali, con conseguenti assunzioni di responsabilità in capo a sindaci ed amministratori nell’affrontare la gestione di un piano di uscita dalla pandemia, che non può essere lasciato ad iniziative individuali”.
E, pone il tema dell’obbligo.
Del resto, dice, “per ormai un anno abbiamo ricevuto atti aventi forza di legge con i quali sono state limitate libertà fondamentali individuali e collettive, sono state chiuse le scuole e sospese attività economiche con danni gravissimi anche da un punto di vista di salute individuale e pubblica”.
E ora che “esiste lo strumento per uscire da questa ‘catastrofe’, vi chiedo perché non è stato reso obbligatorio il vaccino, almeno per le categorie più esposte della popolazione, e quali azioni intendete intraprendere di fronte ad uno scenario che non riguarderà solamente Bagno di Romagna”.
Lo si spieghi dato che “la medesima situazione riguarderà poi anche le persone fragili e quelle che hanno più bisogno di essere protette, ma che ben possono legittimamente rifiutare il vaccino”.
Secondo Baccini è mancata una campagna di informazione “strutturata e preventiva” da varare quando si è deciso di rendere facoltativo il vaccino: non c’è stata e questo ha lasciato “in balia delle opinioni quotidiane che vanno rincorrendosi e screditandosi a vicenda, creando caos e confusione su un tema di primaria importanza”.
Va detto che negli ultimi giorni si è prospettata un’ipotesi di estensione del concetto di TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) e di licenziamento per giusta causa degli operatori sanitari che rifiutano la somministrazione vaccinale.
Misure estreme? In effetti sì. Ma a mali estremi…una volta si diceva così.