Sistema sanitario in India: cure mediche a mezzo miliardo di persone in più
Un percorso complesso e non privo di inciampi, quello nato in materia di sistema sanitario in India. Ma senza dubbio permeato di speranza.
Ci riferiamo, come scrivevamo, alla riforma del sistema sanitario, che viene finalmente votata ad un modello di assistenza più inclusivo e attento alle fasce deboli.
Un passo indietro è però a questo punto necessario: la riforma delle riforme, in realtà, è quella che riguarda il diritto di cittadinanza.
Ad essa è stata collegata, per l’appunto, una imponente rivisitazione del sistema sanitario nazionale.
Il diritto di cittadinanza, il Citizenship Act del 1955, ha subito un controverso ma interessante emendamento l’anno scorso.
Il suo effetto, oggi, consente un percorso che agevola l’accesso allo status di cittadino per i migranti di sei gruppi di minoranze religiose, provenienti da tre nazioni vicine.
Tra di esse non sono inclusi i musulmani, e se avete letto nei giornali notizie di proteste soprattutto negli stati del nord, sono legati a questo tipo di scelta.
Unitamente alla riforma, il governo ha proposto l’istituzione di un registro nazionale della popolazione (NPR) che comprende ogni essere umano entro i confini nazionali, sia esso un cittadino o no.
L’intento è stato verosimilmente lodevole: quello di abbattere il numero di persone clandestine sul territorio regolarizzandone la condizione di cittadini da un lato, e di registrare i non cittadini per poter stabilire adeguate misure nei loro confronti.
L’effetto, ahinoi, è invece risultato alquanto disastroso: in una nazione nella quale si parlano 23 lingue principali e circa 2000 dialetti, sono stati innumerevoli gli abitanti ad aver declinato le proprie generalità in modo difforme da quanto richiesto dai documenti redatti in hindi, la lingua ufficiale.
I risvolti sono risultati essere sia civili che, motivo di questo articolo, sanitari: le persone che sono incappate in questo “break” del proprio status rischiano da un lato i centri di detenzione (in quanto indiani “non certificati”, sebbene spesso assolutamente “original”), dall’altro una forte riduzione del proprio accesso alle cure mediche pubbliche.
Stiamo parlando, tanto per capirci, di almeno 19 milioni di persone, non di qualche caso sporadico ed isolato. In massima parte, va aggiunto, persone analfabete e povere, talvolta migranti e talvolta no.
Il governo indiano sta cercando di risolvere il problema, c’è da guardare con fiducia ai miglioramenti che si possono prefigurare per questo 2020.
In tutto ciò, un qualche risvolto positivo nel sistema sanitario in India si sta già verificando, anche in questo caso con percorsi che possono sorprendere un osservatore occidentale.
Come accennavamo, l’intento di questa riforma, prima civica e quindi sanitaria di massa, era decisamente lodevole: quello di estendere la formula del regime nazionale di assicurazione sanitaria, in modo indiretto, ai ceti più poveri. Quindi di estendere il numero netto di coperture mediche di base contro le malattie più gravi e diffuse.
Una riforma che toccherà circa mezzo miliardo di persone a fronte di una popolazione complessiva di 1,3 miliardi di esseri umani, e la prevista apertura di 150 mila centri medici e cliniche in un po’ tutto il paese.
Sistema sanitario in India, la spinosa questione della casta
Le barriere culturali e sociali storiche del paese, legate al sistema delle caste hanno rappresentato un ostacolo a questo percorso virtuoso (che ha avuto la propria genesi vera e propria attorno al 2007-2008).
Nonostante il divieto ufficiale alla discriminazione basata sulla casta sia ormai vecchio di 72 anni, è innegabile che soprattutto nelle aree meno urbanizzate questa forma di classificazione sociale sia ancora piuttosto diffusa.
Il che ha fortemente ostacolato, non bastassero i già citati problemi burocratici, la diffusione delle informazioni fornite dagli agenti governativi ai cittadini appartenti a caste inferiori.
Un incentivo economico introdotto recentemente ha però spinto molti agenti ad interagire con persone di tutte le categorie, e ad incoraggiarle ad iscriversi al sistema sanitario.
Insomma, l’India di questi ultimi mesi pare affrontare una riforma dei diritti civili anche in campo sanitario compiendo due passi avanti ed uno indietro, ma nella giusta direzione.
Sarà molto interessante osservare quanti e quali passi verranno compiuti in questo neonato 2020.