Spostare un ferito in situazioni estreme: suggerimenti e scenari
Spostare un ferito critico in situazioni complesse a volte è necessario, ma quando?
Quest’oggi vogliamo continuare la nostra serie di interviste con gli istruttori di Medicina Tattica Italia andando a parlare dello spostamento dei feriti in situazioni di emergenza estrema. Per chi non avesse letto le nostre precedenti interviste, vogliamo ricordare che Medicina Tattica Italia è una società di formazione composta da medici, infermieri e soccorritori (sia civili che militari) che si distingue per la profonda conoscenza delle linee guida emanate da Committee for Tactical Emergency Casualty Care (C-TECC). Ma andiamo direttamente al sodo.
Quando e in che modo può essere giusto spostare un ferito?
In maniera altrettanto diretta vogliamo rispondere alle sue domande con un diplomatico “dipende”. Come qualsiasi argomento in sanità, è fondamentale definire il contesto. Noi, come Medicina Tattica Italia, solitamente analizziamo scenari di maxi emergenze, di pericoli imminenti o, in alternativa, di medicina a basse risorse. Analizziamo quindi le situazioni estreme, situazioni in cui esista uno sbilanciamento netto tra la capacità di risposta del sistema sanitario (inteso come mezzi, uomini e dispositivi) e le necessità del momento. In una situazione come quella descritta (immaginiamoci un deragliamento ferroviario, un incidente con molte vetture coinvolte, un incidente sul posto di lavoro in cui la vita di un ferito possa essere messa a rischio nel giro di pochi minuti, un attentato come quello di Bruxelles o altri scenari simili) in cui necessariamente non si possono utilizzare strumenti come le barelle o le tavole spinali, sapere come spostare un malato (da un luogo caratterizzato da alto rischio ad una zona con rischio inferiore) senza ricorrere a strumenti appositi, può essere una capacità utile e proficua (in termini di abbassamento del tasso di mortalità).
Abbiamo, quindi già delineato scenari abbastanza precisi, poco comuni ma precisi…
Mi permetta di interromperla subito. Non sarei molto d’accordo nel giudicare poco comuni queste situazioni. Dai dati ISTAT si può dedurre come, sul territorio italiano, ci sia più di un incidente grave sul posto di lavoro al giorno. Solitamente questi incidenti coinvolgono uno o due individui ma la cronaca, purtroppo, è abbastanza inclemente nel ricordarci come eventi in cui siano coinvolte più persone siano abbastanza frequenti. Si pensi, in aggiunta, agli incidenti stradali. In molti casi le persone da soccorrere superano la capacità di risposta dei mezzi di soccorso e ne è indice concreto l’incremento del numero di attivazioni dei mezzi di soccorso avanzati (medicalizzati o dotati di infermiere) per fornire supporto ai soccorritori già presenti sul luogo dell’intervento.
In una situazione come questa, quindi, secondo lei, secondo Medicina Tattica Italia, come sarebbe opportuno intervenire?
Noi, come spesso accade in medicina, non proponiamo nulla in prima persona. Semplicemente studiamo, approfondiamo, analizziamo e proviamo in prima persona ciò che viene proposto dalla letteratura scientifica, da enti statali o da procedure condivise nel mondo del lavoro. Sotto questo punto di vista l’ambiente militare (in cui la medicina a basse risorse viene messa in pratica giornalmente), nello specifico il Ministero della difesa americano (Department of Defense – DoD), andando ad analizzare tutti gli eventi traumatici degli ultimi 30 anni (interessante sottolineare come ogni trauma venga registrato e successivamente analizzato), ha stabilito quali procedure e quali tecniche di spostamento, possano considerarsi sicure e fattibili. Come spesso ripetiamo nei nostri corsi, grazie a Medicina Tattica Italia vorremo cercare di far conoscere tecniche militari (valide e validate da ampi studi scientifici) alla popolazione civile (sanitaria o laica che sia) che, solitamente, si è sempre dimostrata abbastanza conservatrice e poco incline ai cambiamenti.
Con quali tecniche, quindi, sarebbe opportuno spostare un ferito in caso di rischi immediati?
Le tecniche di sollevamento/spostamento sono molteplici, in caso di operatore singolo si va dalla presa del “pompiere”, al sollevamento posteriore con presa sotto le ascelle. In caso si dispongano di 2 sanitari si può optare per la presa con braccia del ferito “attorno al proprio collo” e sollevamento attraverso la cintura dei pantaloni. Chiaramente tutte queste tecniche di sollevamento non si possono improvvisare È necessario un addestramento specifico (oltre che un discreto allenamento fisico) e una costante correzione degli errori. Nei nostri corsi dedichiamo molto spazio sia alla descrizione sia alla prova concreta di queste metodologie di trasporto.
E qualora l’operatore singolo non riesca a spostare un ferito da una zona poco sicura?
In caso di evidente differenza fisica (sproporzione tra il peso della vittima e quello del soccorritore o soccorritore donna che deve spostare un malato di sesso maschile) esistono degli stratagemmi, degli espedienti, che possono favorire il trascinamento di un ferito. Due tra quelli che ci piace spesso ricordare sono l’utilizzo di una corda per formare un imbrago e l’utilizzo di una fettuccia per favorire la trasformazione della spinta da un piano verticale/obliquo (quello del soccorritore in stazione eretta) ad un piano orizzontale (quello del ferito solitamente in posizione supina). Se per le tecniche precedentemente descritte è necessario un addestramento specifico, l’utilizzo di mezzi di fortuna, richiede una conoscenza e un addestramento ancora maggiore. Pertanto ne sconsigliamo l’utilizzo a tutti quelli che non abbiano effettuato un corso apposito.
In caso di spostamenti per lunghi tragitti, avreste qualche altro consiglio utile?
Il “Army institute for professional development” nel suo “Combat lifesaver course” suggerisce ed espone egregiamente molte tecniche per creare una barella partendo da mezzi di fortuna (quali ad esempio un lenzuolo, due giacche a vento, un poncho, un sacco a pelo ecc.). Noi, come Medicina Tattica Italia vorremmo suggerire di adottare questi metodi. Chiaramente teniamo a sottolineare che tutto quanto fi qui esposto va contestualizzato (vedi quanto riportato nelle prime righe) e adottato solo in caso di estrema necessità.
Consideriamo conclusa anche questa intervista?
La descrizione delle tecniche di movimentazione di un malato qui descritta può risultare riduttiva. Invitiamo chiunque fosse interessato a partecipare ad uno dei nostri corsi o a contattarci direttamente. Prima di salutarci, però, mi permetta di concludere ringraziando i molti lettori di Emergency Live che, a quanto mi è dato sapere, hanno molto apprezzato i nostri precedenti articoli. Speriamo di vederli tutti in uno dei nostri prossimi corsi!