Terremoto in Siria e Turchia, la voce dei soccorritori italiani: il racconto della dott.ssa Montemerani (SIMEU)

Siria e Turchia devastate da un terremoto le cui vittime sono ormai 41 mila, soccorritori italiani che, grazie a SIMEU, raccontano lo scenario di inaudita gravità nel quale versano i due paesi

Nelle righe sotto, il racconto della dottoressa Sara Montemerani, Medico di Medicina d’Emergenza Urgenza presso il Dipartimento d’Emergenza del San Donato di Arezzo e associata SIMEU, in questi giorni all’opera in Turchia

Un’attività, la sua, che in Italia si spende sia in ambito intra che extraospedaliero. La dottoressa Montemerani fa parte del team USAR Toscana

Soccorrere in Turchia, l’intervista di SIMEU

  • Dove vi trovate a prestare il vostro servizio ora?

Siamo ad Antiochia nella rivincita di Hatay (Turchia)

  • Come è la situazione in generale?

La situazione è drammatica. Una città devastata.

  • Giungono immagini strazianti di bambini.

Purtroppo troviamo molti bambini deceduti. Soltanto alcuni feriti.

  • dopo quanti giorni finisce la speranza di trovare gente ancora viva sotto le macerie?

Normalmente entro qualche giorno è improbabile trovare sopravvissuti sotto le macerie.

Ci sono però state esperienze passate che hanno dimostrato che in realtà il tasso di sopravvivenza può essere maggiore del prevedibile anche a distanza di tempo.

Pertanto la speranza rimane viva.

  • quali sono le maggiori difficoltà con le quali dovete confrontarvi come medici ed infermieri?

In una missione all’estero sicuramente la barriera linguistica e l’organizzazione sanitaria locale.

  • cosa manca principalmente? Cibo? Acqua? Attrezzature? Medicinali?

Essendo un team organizzato anche per lavorare in missione all’estero è prevista una dotazione di rifornimenti di base.

Naturalmente i primi giorni di insediamento rimangono comunque impegnativi e difficili perché mancano anche le risorse del territorio locale.

  • C’è un rischio di infezioni?

Il rischio di infezioni aumenta progressivamente nei giorni successivi al disastro.

Le prossime settimane saranno impegnative anche su questo fronte.

  • Voi come state? Come vi sentite?

Al momento cerco di concentrarmi sull’obbiettivo di partenza: cercare di supportare la popolazione locale recuperando con i vigili più persone possibili dalle macerie.

Paura e impotenza rimangono presenti ma al momento non possono avere il sopravvento perché c’è la necessità di essere attivi al 100% per la popolazione.

  • C’è un appello che volete lanciare? Un invito da fare a chi legge?

Rispettare l’ambiente e limitare la costruzione ad alto rischio sismico sarebbe fondamentale.

Purtroppo serve prevenzione primaria prima di tutto.

Vorrei inoltre sottolineare come il corpo dei Vigili del Fuoco sia veramente straordinario.

Con loro il lavoro in team è stato sicuramente un’esperienza significativa.

  • Un’ osservazione personale da comunicare?

Salvare la vita di un collega (studente di infermieristica) rimasto sotto le macerie da più di 48 ore è stata sicuramente l’esperienza più significativa.

Il suo pianto quando ci ha visto ha ripagato tutte le nove ore di lavoro impiegate per liberarlo.

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Fonte dell’articolo

SIMEU

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