Terremoto in Turchia e Siria, il racconto del soccorritore italiano dott. Alessandro Coppa (SIMEU)
Siria e Turchia devastate da un terremoto le cui vittime sono ormai 41 mila, soccorritori italiani che, grazie a SIMEU, raccontano lo scenario di inaudita gravità nel quale versano i due paesi
Quella che segue è l’intervista che SIMEU ha realizzato al proprio associato, dott. Alessandro Coppa
Il dott. Coppa è medico di emergenza urgenza di Empoli, coordinatore del team sanitario attualmente in missione in Turchia per conto di USAR Toscana e associato a SIMEU – Società Italiana Medicina di Emergenza Urgenza
Soccorrere in Turchia, l’intervista di SIMEU
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Dove vi trovate a prestare il vostro servizio ora?
Provincia di Hayat, citta di Antiochia
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Come è la situazione in generale?
Molto molto compromessa, per giorni l’unico ospedale funzionante era a più di un ora di distanza in ambulanza.
Abbiamo grossi problemi di comunicazione – anche telefonica e web – e trasporto.
Scarsità di risorse: non si trova benzina e la popolazione non può accedere ai servizi di base.
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Giungono immagini strazianti di bambini. Sono tanti quelli feriti? Ci sono tanti orfani? In quali condizioni fisiche e psicologiche li trovate?
Sono veramente tantissimi i bambini dispersi e che purtroppo sono deceduti.
Noi abbiamo rinvenuto diverse salme.
È straziante per noi vedere i genitori e i familiari permanere giorni e giorni accanto al palazzo distrutto in attesa di speranze che si affievoliscono sempre più con il passare delle ore.
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dopo quanti giorni finisce la speranza di trovare gente ancora viva sotto le macerie?
I numeri sono sempre più ridotti, ormai al lumicino.
La scorsa notte una squadra turca ha trovato vivi il padre e un bambino di pochi anni. Un miracolo!
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quali sono le maggiori difficoltà con le quali dovete confrontarvi come medici ed infermieri?
Noi siamo di supporto all’operato della componente tecnica dei Vigili del Fuoco, sono interventi molto lunghi (anche 7-10h) in un contesto difficile, di macerie.
Con condizioni ambientali molto difficili.
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cosa manca principalmente? Cibo? Acqua? Attrezzature? Medicinali?
Vedi 2
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C’è un rischio di infezioni?
Potenziali molte, considerando che i servizi di base sono del tutto saltati e abbiamo ancora tantissimi dispersi sotto le macerie.
Anche se al momento non si hanno notizie di problemi attivi.
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Voi come state? Come vi sentite?
È sicuramente una delle esperienze professionali più complesse che ci siamo trovati a gestire.
Il carico emotivo è notevole.
Con purtroppo tanti dispersi e deceduti (anche bambini come dicevo).
Le condizioni fisiche di lavoro sono provanti, si lavora con temperature che si abbassano progressivamente dal pomeriggio e la notte siamo sotto zero.
E noi come team abbiamo comunque indumenti e attrezzature, pensate quale possa essere la condizione di dispersi e familiari che si accampano accanto ai siti di lavoro riscaldati spesso solo da una coperta e un fuoco improvvisato.
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C’è un appello che volete lanciare? Un qualcosa di specifico che occorre sapere? Un invito da fare a chi legge?
Si, voglio parlare della gente. Le persone hanno una compostezza incredibile. Incrollabili!
Sempre disposti a ringraziarti o offriti quel poco che hanno foss’anche solo un po’ di caffè caldo.
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Un’ osservazione personale da comunicare?
L’integrazione con i Vigili del Fuoco è massima, frutto anche di tutto il percorso di addestramento e formazione congiunta.
Una attività in cui tutta la componente sanitaria (medici e infermieri) continua a ciclo continuo.
Noi con il nostro operato cerchiamo di supportarli il più possibile, anche se ovviamente il lavoro di recupero è massimamente a carico loro.
Come professionista sanitario tengo inoltre a sottolineare il livello di grandissima integrazione tra medici e infermieri che già è normalmente molto sviluppata nel contesto della nostra disciplina, la medicina d’emergenza, qui raggiunge vette ulteriori
C’è grande affiatamento, un senso di unicità.
Non potremmo svolgere questo lavoro se non con la massima collaborazione di entrambe le figure professionali.
Mi reputo molto fortunato per poter collaborare cosi intensamente, in questa tragedia, con tutti i miei colleghi e con i Vigili del Fuoco.
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