Truffa all’Asl di Caserta, 18 misure cautelari: indagato anche Oliviero
Truffa all’ Asl di Caserta: secondo il Pm, in qualità di consigliere regionale, Oliviero avrebbe sfruttato il suo ruolo istituzionale ed i suoi rapporti di conoscenza con l’ex direttore generale dell’Asl per far concedere la proroga a direttore del dipartimento di Salute mentale
Il presidente del Consiglio regionale della Campania Gennaro Oliviero, esponente del Partito democratico, risulta indagato per traffico di influenze illecite nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli Nord sull’Asl di Caserta.
Truffa ad Asl di Caserta, i provvedimenti della Procura di Napoli
Sono 79 le persone indagate, 18 destinatarie di una misura cautelare, fra le quali non è incluso il vertice dell’assemblea legislativa campana.
Secondo il Pm, Oliviero, in qualità di consigliere regionale e componente della commissione Sanità nella precedente consiliatura, avrebbe sfruttato il suo ruolo istituzionale ed i suoi rapporti di conoscenza con l’ex direttore generale dell’Asl di Caserta Mario De Biasio per far concedere la proroga a direttore del dipartimento di Salute mentale a Luigi Carizzone, poi effettivamente concessagli il 25 ottobre 2018.
In cambio avrebbe indebitamente ottenuto, come prezzo della propria mediazione illecita, un pranzo, organizzato e pagato da Carizzone cinque giorni dopo la proroga della sua nomina a capo del dipartimento di Salute mentale, nel ristorante Villa Lussani di Lusciano.
Oliviero avrebbe sfruttato i suoi rapporti con i vertici aziendali dell’Asl anche per far assegnare degli incarichi legali esterni all’avvocato Victor Gatto, nipote dell’ex direttore del Dsm.
Dalle intercettazioni telefoniche risulta che l’incarico sarebbe stato confermato solo a seguito dell’interessamento di Oliviero nei confronti della direzione dell’Asl.
Infatti, la proroga dell’incarico è stata formalizzata dal Dg “con proprio atto d’imperio” proprio il giorno dopo l’interessamento di Oliviero.
Ad ogni modo, nelle valutazioni conclusive, il Gip, rigettando le richieste cautelari, ricorda che, per il traffico di influenze illecite, deve rilevarsi che le intercettazioni non sono utilizzabili ed il reato in questione sarebbe dimostrato solo grazie alle intercettazioni.
“Venuta meno questa prova – scrive il Gip – deve concludersi nel senso della totale assenza dei gravi indizi di colpevolezza“.
Il giudice per le indagini preliminari sostiene che il fatto che il prezzo dell’interessamento di Oliviero “sia stato il pagamento di un pranzo in un rinomato e, probabilmente, caro ristorante non e’ dimostrato, né dimostrabile”.
Carizzone ha effettivamente invitato a pranzo Oliviero, ha stabilito il menù ed ha pagato il conto.
“Lo ha fatto certamente per un proprio tornaconto, ma – continua il Gip – trattasi di un pranzo organizzato per ottenere l’interessamento del politico in questione, per ottenerne la simpatia, forse “l’amicizia”, forse ancora per contraccambiare la cortesia fatta da Oliviero, ma non è dimostrato, né dimostrabile che si sia trattato del “prezzo” dell’interessamento di Oliviero.
Del resto, si suppone che Oliviero abbia possibilità economiche tali da non doversi “vendere” per un pranzo per quanto caro esso possa essere costato”.
“D’altra parte – rileva ancora il Gip – l’interessamento del politico è inquadrabile in quella logica clientelare che ha distorto il sistema di affidamento degli incarichi soprattutto pubblici nel nostro Paese.
Il politico, cioè, non cura “l’interesse” del proprio elettore per soldi o per l’ottenimento di altre utilità, ma piuttosto per ottenere credito presso il proprio elettorato e continuare, quindi, ad essere eletto”.
L’indagine, coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, trae origine da una segnalazione, inviata ai carabinieri del Nas di Caserta da parte dell’Asl, riguardante anomalie nell’utilizzo del sistema informatico interno di gestione delle presenze, da parte di un dipendente che ne aveva accesso per la propria funzione di coordinatore amministrativo aziendale.
Le prime attività investigative hanno permesso di raccogliere gravi indizi, anche grazie alle risultanze delle complesse attività tecniche, nonché rilevare una serie di illeciti allontanamenti dal servizio da parte di 22 soggetti, dipendenti dell’Asl di Caserta, per i quali, in data 25.11.2020, è già stata eseguita un’ordinanza cautelare per l’applicazione di misure interdittive, emessa dalla stessa autorità giudiziaria, per truffa ai danni dell’Asl.
Così in un comunicato il Comando generale dell’Arma dei carabinieri.
Le indagini sulla truffa all’Asl di Caserta
Nel prosieguo delle indagini – supportate da riscontri alle numerose nuove intercettazioni delle conversazioni telefoniche ed ambientali, nonché dall’acquisizione ed analisi di migliaia di atti aziendali e delle imprese accreditate – è stato possibile evidenziare ipotesi delittuose nei confronti di 79 persone finalizzate alla turbata libertà degli incanti mediante: l’affidamento a poche ditte compiacenti, di lavori di adeguamento e ristrutturazione di locali aziendali gestiti direttamente dal Dsm, in cambio di somme di danaro e regalie varie; una serie di falsi ed abusi, in ordine alla gestione di pazienti con patologie psichiatriche che venivano affidati a strutture esterne convenzionate (cogestori) senza alcuna valutazione del piano terapeutico riabilitativo da parte del competente organo specialistico (Uvi), assoggettando l’onere di degenza, dalla somma di diverse migliaia di euro per ciascun paziente, a carico dell’Asl di Caserta; l’affidamento dei servizi di trasporto in emergenza (118) ad un’associazione di volontariato i cui vertici, in cambio, corrispondevano ad uno dei componenti della commissione aggiudicatrice ed ad altri dipendenti compiacenti dell’Asl, regalie o altri vantaggi quali assunzioni di propri familiari; alla corruzione attribuibile ai gestori delle strutture di riabilitazione convenzionate che, in cambio dell’affidamento diretto dei pazienti e dell’omessa attività di controllo sui piani riabilitativi, corrispondevano periodicamente somme di danaro ed altre regalie ai funzionari pubblici che erano preposti alla tutela e corretta attività di recupero dei pazienti psichiatrici; alla gestione occulta da parte di alcuni funzionari dell’Asl, con intestazione fittizia a persone compiacenti, di strutture private convenzionate presso le quali venivano indirizzati i pazienti, affidati con onere a carico dell’Asl (diaria di circa 88 euro), direttamente dai medesimi funzionari; alla creazione di progetti finalizzati alla cura dei pazienti delle cosiddette fasce deboli, di fatto mai attuati e dunque destinati alla sola spartizione delle somme di danaro pubblico investito, tra i sodali dipendenti del Dsm; all’affidamento pilotato di incarichi legali e mantenimento di apicali incarichi dirigenziali in seno all’Asl, mediante traffici di influenze illecite; all’acquisto di beni strumentali ad uso privato con i fondi pubblici dell’Asl; all’illecito allontanamento dal servizio, da parte di alcuni dipendenti dell’Asl, al fine di assolvere faccende personali e familiari.