Un aminoacido per ridurre l'assistenza respiratoria dei pazienti Covid: lo studio della Federico II di Napoli
Somministrare l’aminoacido L-arginina nella terapia dell’infezione da COVID-19 riduce l’assistenza respiratoria. C’è anche la Federico II nel team di ricerca tutto italiano che ha ottenuto risultati incoraggianti attraverso l’utilizzo di un aminoacido nella cura dei pazienti ricoverati
Lo studio sull’aminoacido nei pazienti Covid sull’asse Napoli – New York
La ricerca si è svolta nell’ambito del Consorzio ITME, coordinato dal professore Bruno Trimarco, a cui partecipano l’Ateneo federiciano e l’Albert Einstein University di New York City, in collaborazione l’Ospedale Cotugno di Napoli.
Lo studio clinico, registrato sulla piattaforma internazionale ClinicaTrials.gov. e condotto secondo i criteri scientifici più rigorosi, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, dimostra in pazienti ricoverati in unità sub-intensiva per COVID-19 che l’aggiunta di un aminoacido, la L-arginina, per via orale ad alto dosaggio (due flaconcini da 1,66 g al giorno), alla terapia standard consente una riduzione più precoce dell’assistenza respiratoria (al decimo giorno di trattamento nel gruppo trattato con L-arginina si riscontra un miglioramento in un numero di pazienti superiore del 60% rispetto a quello del gruppo di controllo), ed una marcata riduzione dei giorni di ospedalizzazione che risulta quasi dimezzata rispetto ai pazienti trattati con la sola terapia standard.
I risultati di questa analisi ad interim, realizzata dopo l’arruolamento dei primi 100 pazienti, sono stati pubblicati sulla testata di libero accesso della rivista The Lancet (EclinicalMedicine), con l’obiettivo di aiutare gli operatori sanitari in prima linea a risolvere le sfide della salute, mentre lo studio prosegue puntando ad arruolare una popolazione finale di circa 300 pazienti.
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