Vaccino agli adolescenti: “Dosaggio di Moderna inferiore a Pfizer per i ragazzi 12-18 anni”
Vaccino agli adolescenti, un minore dosaggio di Moderna rispetto a Pfizer permette il bilanciamento tra minori effetti collaterali e massima efficacia. Permette il bilanciamento tra minori effetti collaterali e massima efficacia
Lo afferma il professore Paolo Palma, responsabile dell’Uoc di Immunologia clinica e Vaccinologia pediatrica dell’ospedale Bambino Gesù di Roma
“La sperimentazione di fase 2-3 di Moderna per i ragazzi 12-18 anni prevede un dosaggio inferiore rispetto a Pfizer, perché è stato individuato un bilanciamento tra i minori effetti collaterali e la massima efficacia e sicurezza.
È chiaro che la vaccinologia andrà sempre più verso una personalizzazione dell’intervento vaccinale”.
Lo afferma il professore Paolo Palma, responsabile dell’Uoc di Immunologia clinica e Vaccinologia pediatrica dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, che spiega i risultati della sperimentazione del vaccino di Moderna per i bambini e i ragazzi dai 12 ai 18 anni, annunciato nelle scorse ore dall’azienda americana.
Sperimentazione vaccino Moderna e Pfizer su adolescenti: i risultati
“Sapevamo che Moderna stava portando avanti un iter autorizzativo regolatorio anche per questa fascia di età, come annunciato dall’immunologo Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases- racconta Palma- la sperimentazione di Moderna è su un numero di soggetti più ampio rispetto a Pfizer e ha dato risultati ottimi.
Questo ci consentirà di mantenere una protezione in età pediatrica anche per i rari casi gravi, che purtroppo ci sono.
Il diverso dosaggio scelto da Moderna rispetto a Pfizer, il cui vaccino per gli adolescenti è stato già approvato dalla Food and Drug Administration, è correlato alle sperimentazioni e quindi ci sono dati preliminari.
In realtà, nel prossimo futuro si cercherà di personalizzare l’intervento vaccinale, adattando la dose.
Allo stato attuale Moderna ha individuato in un dosaggio inferiore, rispetto a quello applicato dall’azienda Pfizer, un bilanciamento che garantisce i minori effetti collaterali con la massima efficacia e sicurezza”, spiega l’esperto.
La vaccinazione, in ogni caso, “è tanto più efficace tanto più è giovane la classe di età- precisa l’immunologo del Bambino Gesù- in linea di massima i ragazzi giovanissimi rispondono ancora meglio rispetto agli adulti”.
Tuttavia, come ricorda lo stesso Palma, “la personalizzazione dell’intervento vaccinale non può essere realizzato con i vaccini anti-Covid, anche perché per personalizzare il dosaggio c’è da considerare un doppio canale: una sperimentazione sulla popolazione a rischio e un’altra sulla popolazione non a rischio.
La quantità di vaccino per un diabetico o un trapiantato sarà diversa rispetto ad una popolazione di pari classi di età ma senza condizioni di rischio”.
Nello studio di Moderna sulla vaccino agli adolescenti si parla del “100% di protezione dalla malattia, ma è chiaro che se fosse stato applicato a persone con condizioni di rischio l’outcome sarebbe stato diverso”
“Questo non vuol dire che l’azienda ha dopato il dato ottenuto- tiene a puntualizzare Palma- ma si è messa nelle condizioni di ottenere un risultato ottimale.
Per la sperimentazione del vaccino negli adulti, era stata inserita una piccola quota di pazienti cronici, per esempio soggetti con l’HIV.
A tal proposito stanno per essere pubblicati degli studi sulla vaccinazione per pazienti adulti con condizioni di rischio che mettono in evidenza la risposta cellulare e la complessiva risposta anticorpale.
Non è detto- fa sapere Palma- che un soggetto che possieda anticorpi prodotti con il vaccino non sviluppi poi la malattia, anche se nessuno di questi soggetti della sperimentazione ha sviluppato la malattia in modo grave, come si evidenzia negli studi.
Pertanto l’obiettivo di contenere l’epidemia e rendere il virus endemico è comunque centrato”, conclude.
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