Paura percepita o procurato allarme? Cosa bisogna sapere sulle dighe del lago artificiale di Campotosto?

Questo pomeriggio il Ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio ha convocato una riunione della commissione ministeriale per discutere dello stato delle dighe e delle infrastrutture presenti  in Centro Italia. Perché è giusto parlarne ma non bisogna allarmare la popolazione? Cerchiamo di capire la differenza fra resilienza e procurato allarme, e perché il Vajont non è un paragone azzeccato.

Quest’oggi – verosimilmente alle ore 15 – al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di Roma, il Ministro Graziano Delrio ha convocato una riunione con la Protezione Civile, il Consiglio superiore dei Lavori Pubblici e i presidenti delle Regioni del Centro Italia, per andare ad affrontare il tema delle grandi infrastrutture con profili di rischio e il loro controllo tecnico. In particolare la riunione si focalizzerà su quelle strutture che possono generare delle criticità anche elevate, come la diga di Campotosto, che si trova in Abruzzo ed è un invaso artificiale creato per produrre energia elettrica tramite la forza delle acque. Il Ministero deve – tutti gli anni – effettuare un’azione di vigilanza e di controllo su tutte le infrastrutture che sono presenti in Italia.

Questa riunione non è la prima del genere: già venerdì si era riunita a Roma la Commissione Grandi Rischi in convocazione congiunta con il Settore Rischi Sismici, riunione a cui ha partecipato il Capo Dipartimento della Protezione Civile. le conclusioni della riunione sono state subito rese pubbliche, per evitare allarmismi specifici, accuse inutili e soprattutto, per dare modo alla popolazione di conoscere meglio la situazione sismica del Centro Italia, che è in continua evoluzione.  Lo scopo della riunione infatti era la valutazione dei possibili scenari evolutivi della sismicità in corso, alla luce delle informazioni disponibili. La conclusione di quella riunione è stata piuttosto incisiva, e forse è questo che ha scatenato diversi allarmi fra la popolazione, poi cavalcati da molti giornali:

“I recenti eventi hanno prodotto importanti episodi di fagliazione superficiale che ripropongono il problema della sicurezza delle infrastrutture critiche quali le grandi dighe”.

QUALI GRANDI DIGHE SI SONO IN CENTRO ITALIA? ATTENZIONE SU CAMPOTOSTO, CHE “NON E’ IN PERICOLO”

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La diga di Campotosto, in una foto del 2009. L’invaso ha una profondità di 35 metri

Le “grandi dighe” a cui si riferisce il Dipartimento sono più d’una. Esistono diverse infrastrutture in tutto il Centro Italia ma in particolare a preoccupare il DPC è il complesso del lago di Campotosto, un’opera di ingegneria idrauilca degli anni trenta, voluta da Mussolini, per alimentare elettricamente la parte più montana della provincia dell’Aquila. Fra i comuni interessati dalla diga ci sono Campotosto, L’Aquila e Capitignano. La costruzione della diga è terminata negli anni quaranta e il lago – che ha una profondità compresa fra i 30 e i 35 metri, ha una superficie di 1.400 ettari, e si trova a 1.300 metri sopra il livello del mare. Questo lago è una delle opere di ingegneria più interessanti dell’epoca perché con tre sbarramenti si è creato un lago artificiale piuttosto grande, ma non molto profondo. La Sella Pedicate, una diga in terra battuta, ferro e cemento, la Rio Fucino in ferro e cemento e il Poggio Cancelli, in terra battuta, sono i punti che delimitano l’invaso. Il lago oggi è utilizzato da Enel per la produzione di energia elettrica.

NESSUN DANNO, NESSUN PROBLEMA: MA PER PRECAUZIONE SI LIMITA L’INVASO

ENEL, titolare dello sfruttamento delle dighe, spiega che “A seguito dei recenti eventi sismici non si rileva alcun danno alla diga di Campotosto”. L’infrastruttura è a posto ma “alla luce della difficile situazione idrogeologica di questi giorni si è comunque deciso, come misura cautelare di procedere ad una ulteriore progressiva riduzione del bacino”. La diga si trova, secondo la valutazione della commissione Grandi Rischi, in prossimità di una faglia che si è riattivata.

NIENTE INCUBO VAJONT, NIENTE PAURE IMMOTIVATE

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La diga del Vajont, con i suoi 261 metri di altezza, è ancora oggi la settima diga più alta del mondo

Dato che i lavori di svuotamento dell’invaso sono già in corso e dato che la conformazione geologica dell’Abruzzo è piuttosto differente da quella del Fiuli Venezia Giulia dove – nel 1963 – avvenne il tragico disastro che costò la vita di  1.910 persone inermi, è bene essere precisi e responsabili nelle dichiarazioni e nei titoli. “Non c’è nessun pericolo imminente di un ‘effetto Vajont'” ha detto all’ANSA il presidente della Commissione Grandi Rischi, Sergio Bertolucci, a proposito della situazione della diga di Campotosto. “E’ importante – ha sottolineato – continuare a monitorare l’evoluzione sismica in quella zona” in quanto “esiste un aumento della pericolosità dovuta ai movimenti della faglia”. Va fatto notare inoltre che già nel 2009 dopo i terremoti a L’Aquila venne redatto uno studio specifico dell’EUCENTRE di Pavia,  l’European centre for training and research in Earthquake engineering, che elaborò un modello matematico per capire le conseguenze di una scossa sulla faglia che rimane a 300 metri di distanza dalla diga principale. Il risultato dell’analisi fu che il manufatto non avrebbe avuto collassamenti, nonostante i danni potenziali.

Nel proprio sito l’EUCENTRE ha pubblicato il report di un sopralluogo effettuato a ottobre 2016 (dopo le scosse di Amatrice e prima di quelle di Norcia) in cui si spiega che “l’Ing. Francesca Bozzoni della sezione Geotecnica Sismica, coordinata dal Prof. Carlo G. Lai,  ha rappresentato EUCENTRE e la squadra dell’Associazione GEER (Geotechnical Extreme Events Reconnaissance) durante i sopralluoghi condotti alle dighe ubicate nelle zone colpite dal terremoto del 24 agosto 2016. Congiuntamente alla squadra dell’ Association Française du Génie Parasismique (AFPS), sono state effettuate visite tecniche di quattro dighe, i.e. la diga di Scandarello e gli sbarramenti che delimitano il lago Campotosto, ossia Poggio Cancelli, Rio Fucino e Sella Pedicate, sotto la supervisione del personale tecnico del gestore delle dighe. Le attività condotte sono illustrate nella sezione riguardante le dighe del Report GEER Ver2 al seguente link. Per ulteriori dettagli, si rimanda alla pagina dedicata all’evento nel sito web dell’Associazione GEER al seguente link.”

Da tempo quindi la diga di Campotosto viene studiata dalla Protezione Civile in collaborazione con l’Enel e con tutti gli organismi deputati. La parola Vajont è stata utilizzata sempre da Bertolucci, parlando del rischio legato all’eventuale caduta di materiali nel lago in caso di terremoto. Bertolucci ha rilevato che “non si configura la possibilità di avere onde che possano superare i dieci metri”.

E’ chiaro che la popolazione, di fronte al rischio sismico e alle continue scosse, sia allarmata e sia molto attenta ad ogni singolo articolo di giornale che può mettere in allarme  o allerta. Però anche un semplice confronto visivo fra il complesso del Vajont e il complesso di Campotosto fanno capire bene qual’è la differenza fra una struttura e l’altra. Ci sono più di 200 metri di differenza fra un manufatto e l’altro. Soprattutto ciò che circonda il Lago di Campotosto non è paragonabile a ciò che circondava il lago del Vajont. Campotosto era in epoca glaciale un bacino lacustre con una forma a doppia Y. L’alveo è rimasto dopo il ritiro dei ghiacci perenni, ed ha creato lo spazio dove scorre il Rio Fucino. La creazione delle dighe era votata allo sfruttamento delle centrali idroelettriche della valle del Vomano. Questo lago una forma a V con due bacini che si uniscono, due rami che vengono detti di Campotosto e di Mascioni, con i nomi dei due abitati che rimangono sopra alle sponde dell’invaso. Nella zona fino ai primi decenni del novecento erano presenti alcune industrie che producevano carbone, sfruttando l’alveo torbiero poi sommerso dalle acque. Il lago ha quindi tolto un’attività estrattiva  di carbone e torba, ma ha dato all’area – nel dopoguerra – la possibilità di rifondare la propria economia sulle attività turistiche. Esiste infatti un’area naturale protetta attorno al lago, ed è presente un circuito ciclistico molto apprezzato che collega tutto il periplo lacustre con strade molto suggestive (soprattutto in inverno, quando il lago si presenta non raramente con la superficie ghiacciata). Il dislivello fra parte superiore del lago e parte inferiore è di circa 300 metri e garantisce l’alimentazione della centrale idroelettrica di Provvidenza, della centrale di San Giacomo e di quella di Montorio, producendo in totale circa 800 milioni di kWh. Nel punto più stretto del lago è presente anche un ponte che consente il transito più agevole da una sponda all’altra.

 

 

 

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