A Pittsburgh test su una nuova tecnica di rianimazione d'emergenza
Una nuova tecnica rivoluzionerà la rianimazione di pazienti in pericolo di vita per ferite da arma da fuoco? Secondo il professor Samuel A. Tisherman, coordinatore di un team di ricerca dell’Upmc Presbyterian Hospital di Pittsburgh, Usa, l’utilizzo di tecniche criogeniche potrebbe aumentare le speranze di sopravvivenza, anche nei casi più disperati. In un articolo pubblicato sulla rivista New Scientist, il professore snocciola dati di un decennio di ricerche e di sperimentazioni e svela le caratteristiche di questo rivoluzionario trattamento. I chirurghi nelle emergency room potranno drenare il sangue del paziente e sostituirlo con una soluzione salina a bassa temperatura, inducendo il corpo in uno stato di animazione sospesa, prima di eseguire un intervento chirurgico per ricucire i danni agli organi interni. Una volta che il paziente è stabilizzato, i medici restituiranno il sangue e rianimeranno il paziente.
“Il primo passo – scrive il professore sul New Scientist – è quello di iniettare la soluzione salina fredda attraverso il cuore e al cervello, le aree più vulnerabili alla scarsità di ossigeno. A tale scopo, la regione inferiore del loro cuore deve essere serrato e un catetere posizionato in aorta inietterà la soluzione salina. Il morsetto viene successivamente rimosso in modo che la soluzione salina può essere pompata artificialmente per tutto il corpo. Occorrono circa 15 minuti per fare scendere la temperatura del paziente a 10 gradi. A questo punto non si avrà sangue nel corpo, nessun respiro, nè attività cerebrale. Saranno clinicamente morti”.
Come sottolinea la relazione, il raffreddamento della temperatura corporea di un paziente prima di un intervento chirurgico può migliorare notevolmente le sue possibilità di sopravvivenza. Già oggi in alcune sale di emergenza, i medici usano impacchi di ghiaccio. La tecnica di scambio del sangue con soluzione salina è molto più efficace, anche se, a tutt’oggi, ancora molto controversa. Non a caso, la relazione del New Scientist ha sollevato qualche perplessità nella comunità scientifica, mai nessuno ha tentato questo tipo di tecnica su un uomo. “Stiamo sospendendo la vita -dichiara Tisherman al New Scientist- e il suo confine con la morte. Non vogliamo che i nostri studi siano etichettati come animazione sospesa, che suona come la fantascienza. Preferiamo pensare a una nuova tecnica di conservazione di emergenza e rianimazione che potrebbe dare risultati eccellenti nel trattamento dei pazienti“.