Ambliopia: in cosa consiste la sindrome dell’occhio pigro

L’ambliopia, detta anche “sindrome dell’occhio pigro”, è una patologia visiva molto diffusa nei primi anni dell’infanzia

Fa riferimento a una riduzione, più o meno marcata, della capacità di vista di un occhio (ambliopia monolaterale) o di entrambi (ambliopia bilaterale).

Nello specifico, viene compromessa la capacità di un occhio di raccogliere correttamente lo stimolo luminoso e rispedirlo al cervello per una sua interpretazione.

Anche se gli occhi appaiono normali strutturalmente, la capacità visiva non è sviluppata al meglio e il cervello utilizza preferenzialmente le informazioni dell’occhio più sano e dominante, riducendo via via l’impiego di quello servente.

In numeri, è diagnosticata l’ambliopia quando la qualità di visione è inferiore o uguale a 7-8 decimi oppure quando l’occhio debole ha 2-3 decimi in meno di quello dominante.

Ad oggi, l’ambliopia colpisce circa il 3-4% della popolazione mondiale, di cui il 5% sono bambini

È la prima causa di deficit visivo nella minore età.

Anche se la sua prognosi è quasi del tutto positiva, è fondamentale non trascurarla e intervenire fin dai primi anni di vita con visite oculistiche periodiche.

Se non trattata, la malattia può avere effetti più seri poiché nell’età giovane e adulta l’occhio colpito non potrà più avere una capacità visiva normale.

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Come funziona la vista?

L’occhio è il nostro organo deputato alla vista.

Il processo visivo è formato da piccoli passaggi: anche se ne viene a mancare uno solo, la vista è compromessa.

In genere, tutti gli stimoli luminosi che provengono dall’esterno sono raccolti dalla retina per essere inviati al cervello, che in pochi nanosecondi li elabora.

Senza questo procedimento, l’occhio non sarebbe in grado di assorbire e vedere le immagini e le loro tre dimensioni.

I canali che collegano occhi e cervello sono dette vie ottiche e hanno una funzione fondamentale.

A livello cerebrale i due occhi, seppure in grado di raccogliere gli stimoli alla stessa maniera, non sono visti come identici.

C’è sempre un occhio dominante, e uno che funge d’appoggio al principale e garantisce la buona riuscita della visione in tre dimensioni.

Può accadere che le vie ottiche siano vittima di qualche patologia o lesione, oppure che ci sia un difetto refrattivo non corretto. In entrambi i casi il risultato sarà quindi un’ambliopia.

Con l’occhio pigro, infatti, l’immagine arriverà deficitaria alle vie ottiche e quindi il sistema nervoso utilizzerà preferenzialmente l’occhio più sano condannando il più debole all’ipovisione, pur in assenza di danni strutturali evidenti.

Entrambi gli occhi restano in grado di raccogliere ognuno il suo stimolo esterno e fornire la sua immagine, ma queste sono così diverse che il cervello ne tiene una sola.

In questo modo, l’occhio considerato più debole atrofizza progressivamente la sua capacità visiva fino quasi a perderla.

È importante intervenire sull’ambliopia entro i 7 anni, età indicata per il totale sviluppo oculare.

Entro questa età il difetto si può correggere con la crescita.

Da adulti la patologia permane e si rischia vista doppia o cecità.

Tipologie di ambliopia

In base alla sua localizzazione, l’ambliopia può essere monolaterale se il deficit colpisce un solo occhio, bilaterale se li colpisce entrambi.

L’ambliopia bilaterale è molto rara.

Un’ulteriore classificazione è stilata in base all’entità della lesione e alla zona oculare colpita.

L’ambliopia funzionale vede strutture oculari esternamente intatte e sane, con anomalie che risiedono nelle vie ottiche.

Il cervello non permette all’occhio di cogliere la tridimensionalità e pian piano si genera un deficit visivo.

L’ambliopia funzionale è conseguenza di altre patologie oculari come strabismo, anisometropia e tutti i vizi di rifrazione come miopia, ipermetropia e astigmatismo, dove è già netta la separazione tra occhio dominante e occhio debole.

Infine, l’ambliopia è detta organica se fisicamente sono presenti difetti e alterazioni oculari, ad esempio cataratta congenita, opacità corneale, distrofie della retina ed emorragie (alterazioni vere e proprie alla retina e al nervo ottico).

L’ambliopia è una patologia difficile da individuare a occhio nudo

Colpisce soprattutto i bambini che, nella maggior parte dei casi, non sono in grado di avvertire il disagio o si accorgono che qualcosa non va ma non lo reputano un problema.

È proprio per sciogliere ogni dubbio che i medici raccomandano sempre di sottoporre il piccolo a visite oculistiche periodiche già dal primo anno di età.

Un elenco non esaustivo dei principali sintomi di ambliopia include:

  • Problemi di vista. Con i figli più grandi, l’ambliopia è meno problematica perché possono lamentare problemi di visione, soprattutto a scuola con la lettura e la scrittura.
  • Visione offuscata. In genere il sintomo principale dell’ambliopia è la visione offuscata a un occhio o a entrambi. Il bambino strizza o copre gli occhi perché non vede bene.
  • Incapacità a cogliere repentinamente stimoli e riflessi come movimenti e profondità delle cose.
  • Frequente affaticamento degli occhi, stanchezza generale e mal di testa.

Nei soggetti più adulti, la vista può essere doppia.

L’ambliopia è in genere congenita o conseguenza della presenza di altre patologie a livello oculare

Tra le sue principali cause troviamo infatti lo strabismo.

Uno scorretto allineamento dei muscoli oculari, quindi degli occhi, predispone già il cervello all’individuazione di un occhio dominante e uno debole.

La cataratta congenita e infantile è un’altra delle motivazioni principali.

L’opacità del cristallino crea dei deficit a livello di retina e cornea.

Lo stimolo luminoso entra nell’occhio in maniera distorta e l’immagine a livello retinico non è nitida.

Difetti di refrazione come miopia, ipermetropia e astigmatismo o il disturbo della palpebra cadente (ptosi) possono aumentare la possibilità di sviluppo dell’occhio pigro.

Come per lo strabismo, gli occhi vedono già in maniera diversa e il cervello ne individua da sé uno sano e dominante e uno debole.

L’ambliopia può essere infine conseguenza di patologie oculari serie come un’ulcera corneale o il glaucoma.

Sono rari ma comunque presenti i casi in cui è scatenata da patologie tumorali a livello retino-corodeale, quali retinoblastoma ed emangioma della coroide, un tumore vascolare di tipo benigno che interessa in genere quest’area anatomica.

La diagnosi di ambliopia si basa sul risultato della visita oculistica

I medici raccomandano visite di controllo anche nei primi giorni di vita del neonato qualora si notassero delle alterazioni evidenti, ad esempio un riflesso alterato all’interno della pupilla, per escludere la presenza di patologie congenite da sottoporre a cura.

In genere, i controlli devono essere periodici, in assenza di alterazioni evidenti il primo è previsto intorno ai 3 anni e in seguito più o meno ogni due anni, anche perché il bambino non sempre è in grado di avvertire e interpretare il disagio, col rischio di sottovalutare il problema e coglierlo solo quando è già in fase avanzata e più difficile da curare.

Durante la visita specialistica, il medico oftalmologo (specializzato nella diagnosi e trattamento delle patologie oculari) si preoccupano di stilare un’attenta anamnesi basandosi sulla raccolta dei sintomi e la storia clinica del piccolo paziente.

Egli effettuerà poi l’esame obiettivo volto alla ricerca di eventuali deficit visivi, prescrivendo la terapia e il piano di riabilitazione visiva più adatto in caso di ambliopia.

Nella riabilitazione visiva è fondamentale la figura dell’ortottista, figura professionale che mette in atto e verifica l’avanzamento del paziente nel programma terapeutico proponendo esercizi personalizzati a seconda della gravità del disturbo, dell’età del paziente e delle esigenze.

Tramite la valutazione ortottica si può determinare l’allineamento oculare, la percezione dei colori, la motilità oculare e la sensibilità al contrasto.

L’occhio pigro deve essere diagnosticato e trattato il prima possibile perché, durante la crescita, può ancora risolversi correttamente.

Dopo i 7 anni, quando l’organo visivo è sviluppato del tutto, la prognosi difficilmente è ottimale come negli anni precedenti.

Trattamenti e prevenzione

I migliori trattamenti per l’ambliopia sono quelli svolti nell’età infantile, quando gli occhi del bambino sono ancora in fase di sviluppo, quindi più facili da correggere.

Impostare precocemente la terapia vuol dire evitare il peggioramento dei danni.

Il trattamento più comune per la cura dell’ambliopia prevede l’applicazione di un patching, cioè di un cerotto che viene letteralmente incollato sull’occhio considerato dominante o meno efficacemente sulla lente dell’occhiale.

Penalizzare l’occhio più forte significa stimolare la visione di quello più debole, in modo da riportarle in parità.

Il tempo del trattamento varia in base alla gravità dell’ambliopia e a quanto collabora il bambino.

Di solito si raccomanda l’applicazione della benda tra le 3 – 6 ore giornaliere, per un periodo di alcuni mesi.

Svolgere attività quotidiane con l’occhio bendato influisce sulla velocità di guarigione.

Questa tecnica non funziona purtroppo con l’età adulta, dove la vista è già completamente sviluppata.

L’effetto del cerotto può essere replicato dalla somministrazione di gocce oculari a base di atropina.

Si tratta di un particolare collirio con un principio attivo da inserire direttamente nell’occhio dominante con il risultato di offuscarne temporaneamente la vista, stimolando quindi quella dell’occhio più debole.

Può avere alcuni effetti collaterali come irritazione, arrossamento degli occhi e mal di testa, ma sono molto rari.

Quando l’ambliopia è conseguenza diretta della presenza di altre patologie come strabismo, cataratta e difetti di refrazione, la cura si basa sull’eliminazione diretta della causa.

Se per la cataratta è sempre necessario un intervento chirurgico di ripristino del cristallino, lo strabismo può essere alleviato tramite il ricorso a esercizi di neuro-stimolazione e nei casi più gravi ricorrendo alla chirurgia.

Per difetti di rifrazione vengono fatti indossare occhiali o lenti a contatto.

La raccomandazione resta quella di un’attenta prevenzione con visite di screening costanti.

Questo perché, una volta che la perdita visiva si consolida, rimane per tutta la vita senza potersi risolvere.

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Fonte dell’articolo

Pagine Bianche

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