Anemia: che cos'è e quali problemi determina?
Più che di anemia, è corretto parlare di anemie. Tale condizione, caratterizzata da un’alterazione della morfologia dei globuli rossi e degli indici eritrocitari (componenti dell’emocromo che forniscono informazioni riguardo le caratteristiche fisiche dei globuli rossi), si declina infatti in molte forme
La più frequente causa di anemia è la carenza di ferro
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre 700 milioni di persone nel mondo non assumono ferro a sufficienza.
Tuttavia, non è questa l’unica causa.
L’anemia può essere provocata anche da problemi nella produzione di globuli rossi, dalla loro degradazione, da emorragie, difetti genetici o patologie quali la leucemia e l’artrite reumatoide.
L’anemia da carenza di ferro prende il nome di sideropenia e riguarda il 3% della popolazione adulta nei Paesi industrializzati (prevalentemente donne, specialmente in stato di gravidanza).
Le percentuali salgono nelle zone più povere del mondo, fino a toccare il 50% laddove l’alimentazione è eccessivamente scarsa e i batteri intestinali comuni.
Le più comuni tipologie
La persona soffre di anemia quando ha livelli di emoglobina nel sangue inferiori a 12 g/dl per le donne e 13 g/dl per gli uomini, o quando il volume dei globuli rossi sedimentati è inferiore alla norma.
Tale condizione può essere temporanea e indice di una particolare fase della vita della persona (ciclo mestruale, gravidanza) oppure cronica.
Il paziente affetto da anemia, a prescindere dalla classificazione della patologia, vede ridursi la massa eritrocitaria e – dunque – la capacità di trasporto dell’ossigeno dal sangue ai tessuti.
Le forme più comuni di anemia sono:
- l’anemia da carenza di ferro
- l’anemia falciforme
- l’anemia perniciosa
- l’anemia emolitica
- l’anemia aplastica
- l’anemia mediterranea
Anemia da carenza di ferro
L’anemia da carenza di ferro si verifica quando la persona non assume abbastanza ferro con l’alimentazione.
Oppure, quando l’organismo non lo assorbe a sufficienza o quando si verifica una sua perdita protratta nel tempo.
Il ferro si trova prevalentemente nelle carni, nel fegato e nelle frattaglie, nel tuorlo e nel pesce.
Vegetariani e vegani possono invece assumerlo con i legumi, la frutta secca e le verdure a foglia verde scuro.
Se l’alimentazione è corretta, ma si verifica un malassorbimento, questo può essere dovuto ad una condizione di diarrea cronica, ipocloridria (lo stomaco non produce sufficiente secrezione acida), steatorrea intestinale (le feci contengono grassi non assorbiti), oppure successivamente ad interventi chirurgici quali la resezione dell’ileo o di una parte dello stomaco.
Infine, la perdita protratta di ferro può verificarsi durante il ciclo mestruale o nel caso di sanguinamento gastrointestinale: emorroidi, gastriti emorragiche, ulcere, diverticoli, ernia iatale, morbo di Crohn, colite ulcerosa, cancro al colon o allo stomaco. Anche i polmoni possono sanguinare, e così pure i reni.
Fondamentale è dunque capire la causa che determina la sideropenia, per poi agire di conseguenza.
L’anemia da carenza di ferro è più frequente durante la gravidanza e nei bambini.
Anemia falciforme
Malattia genetica del sangue, l’anemia falciforme si caratterizza per la forma “a falce” dei globuli rossi.
Una conformazione, questa, che impedisce loro di transitare correttamente nei capillari sanguigni predisponendo il paziente a danni tissutali ischemici.
La maggiore debolezza dei globuli, inoltre, causa emolisi.
Dall’anemia falciforme non si può guarire, e la terapia è volta al contenimento dei suoi sintomi: analgesici e liquidi durante gli attacchi dolorosi, trasfusioni quando l’anemia si fa molto severa, antibiotici per limitare il rischio d’infezione.
Fondamentale è mantenere un corretto stile di vita, per evitare la falcizzazione dei globuli rossi: esercizio fisico regolare, poco stress, sufficiente idratazione, dieta col giusto apporto di acido folico.
Solamente in rari casi si arriva al trapianto di midollo osseo, una procedura complicata anche per via della scarsa disponibilità di donatori.
Anemia perniciosa
Il paziente che soffre di anemia perniciosa soffre di un malassorbimento della vitamina B12: nella maggior parte dei casi, anticorpi anomali colpiscono e distruggono le cellule parietali dello stomaco e la mucosa gastrica è cronicamente infiammata (gastrite atrofica autoimmune).
Alla base dell’anemia perniciosa possono esservi però anche cause diverse: resezioni chirurgiche dell’ileo, infezione cronica da H.pylori, abuso di farmaci antiulcera, sindromi da malassorbimento.
L’anemia perniciosa viene tenuta sotto controllo con iniezioni intramuscolari di vitamina B12.
Anemia emolitica
L’anemia emolitica indica un insieme di patologie del sangue che – in comune – hanno la prematura distruzione dei globuli rossi:
- anemia emolitica da cause intraglobulari, se i globuli rossi presentano alterazioni interne;
- anemia emolitica da cause extraglobulari, se la distruzione dei globuli rossi dipende da cause esterne.
La terapia dipende dalla causa che scatena la distruzione dei globuli, ma comprende in genere la somministrazione di corticosteroidi, immunosoppressori, immunoglobuline in endovena, ferro, agenti chelanti.
In rari casi possono essere necessarie terapie più invasive, dalle trasfusioni alla rimozione della milza.
Anemia aplastica
Patologia del midollo osseo, l’anemia aplastica si caratterizza per la riduzione numerica delle cellule del sangue.
Chi ne soffre, dunque, non ha globuli rossi a sufficienza ma neppure globuli bianchi, piastrine e – dunque – cellule staminali.
Le cause possono essere le più diverse:
- esposizione a sostanze chimiche (pesticidi, benzene ecc.)
- esposizione a radiazioni ionizzanti
- assunzione di farmaci (tolbutamide, fenilbutazone, cloramfenicolo ecc.)
- infezioni (virus dell’epatite B e dell’epatite C, Dengue, HIV)
- malattie autoimmuni (lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide)
- emoglobinuria parossistica notturna
La terapia per l’anemia aplastica è volta al controllo dei sintomi e al recupero della funzionalità del midollo osseo.
Vengono dunque effettuate trasfusioni di emazie e concentrati piastrinici, vengono somministrati antibiotici in caso di infezione e immunosoppressori, fino ad arrivare al trapianto di midollo osseo.
Anemia mediterranea
L’anemia mediterranea, o talassemia, è causata da un difetto genetico che porta alla distruzione dei globuli rossi.
Più diffusa in Sardegna che nel resto dell’Italia, ha una sintomatologia tipica data da stanchezza cronica e scarsa crescita: i bassi valori di emoglobina e l’ossigenazione scarsa di tessuti, organi e muscoli ne sono la causa.
I pazienti che sono affetti da anemia mediterranea devono sottoporsi a frequenti trasfusioni di sangue.
A prescindere dal tipo di cui si soffre, esistono diversi sintomi tipici:
- pallore
- senso di affaticamento
- debolezza
- unghie fragili, a forma di cucchiaio (coilonichia)
- frequenti cefalee o emicranie
Nei casi più gravi, è possibile riscontrare anche:
- dispnea
- degenerazione grassa di fegato, cuore e reni: nelle loro cellule si accumulano lipidi, che causano la perdita di funzionalità della cellula colpita
- insufficienza cardiaca, se la degenerazione grassa del cuore è importante
- oliguria ed anuria se l’anemia è causata da cospicue emorragie
Diagnosi e trattamenti
L’anemia viene diagnosticata sulla base dell’anamnesi e dell’esame obiettivo, a cui segue un test di laboratorio.
Il medico prescriverà: emocromo con formula leucocitaria e piastrine, indici e morfologia dei globuli rossi, esame dello striscio periferico.
Sulla base dei risultati ottenuti, valuterà ulteriori approfondimenti.
L’anemia, tuttavia, non è una diagnosi: è la spia di un problema sottostante, che può essere una mutazione genetica, una condizione patologica o uno scorretto stile di vita.
Se per le anemie dovute a cause genetiche una cura non esiste, e la terapia è volta al contenimento della sintomatologia, quando la causa dell’anemia è una patologia, è sulla sua risoluzione che lo specialista andrà a lavorare.
Diverso è il caso di anemia sideropenica, che comprende un cambiamento nelle proprie abitudini di vita.
Se il paziente non assume ferro a sufficienza, è necessario che inserisca nella sua dieta:
- tuorli d’uovo
- molluschi e crostacei interi
- carne
- frattaglie
- verdure a foglia verde scuro
- legumi
- alimenti ad alto contenuto di vitamina C, che agevola l’assorbimento di ferro: limoni, arance, pompelmi, mandarini, kiwi, prezzemolo, peperoni, lattuga, spinaci, radicchio, broccoli
- alimenti ad alto contenuto di vitamina B12, se si registra una carenza di tale vitamina: fegato, ortaggi, legumi, frutta dolce
Qualora lo ritenesse opportuno, il medico può ricorrere alla terapia farmacologica.
I farmaci maggiormente utilizzati sono:
- il solfato ferroso, generalmente privo di effetti collaterali
- i sali ferrosi, che possono però causare effetti collaterali quali stipsi, diarrea, crampi addominali
- il ferro destrano
- il ferro fumarato
- il ferro gluconato
- il ferro saccarato
- il ferro carbonile
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