Anoressia, Bulimia, Binge eating... come sconfiggere i DCA ?
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) come segnali di disagio: i disturbi collegati all’assunzione del cibo rappresentano un importante segnale di disagio, sia quando compaiono in modo occasionale – mal di stomaco, nausea, vomito al mattino -, sia tanto più quando i disturbi sono costanti o frequenti oppure più severi, quali disarmonie nell’assunzione del cibo come anoressia o bulimia e binge eating
Se collocati nella fase adolescenziale, i disturbi alimentari rivestono connotazioni specifiche legate soprattutto all’esperienza e all’immagine corporea, all’identità, alle relazioni.
DCA: Il cibo, il corpo, l’amore
Oltre che soddisfacimento di un bisogno primario diretto alla sopravvivenza, il cibo è un piacere: sensoriale, olfattivo, visivo, gustativo, tattile, relazionale.
Fin dal momento della nascita, esso rappresenta per la “persona-bambino” un nutrimento fisico ma anche nutrimento di “cura” e di amore.
E così rimane per tutta la vita.
Ne è prova il fatto che pranziamo volentieri con persone amiche, mentre con persone ostili ci si “chiude lo stomaco”; risulta gradito un pasto in cui si respira un clima affettivo, mentre un clima freddo o di tensione è in grado di “rovinare” qualsiasi ottima pietanza.
Attraverso il cibo si esprimono relazioni: il cibo é mediatore di relazioni, dall’infanzia alla tardissima età. Per questo ad ogni età possono essere presenti ricatti alimentari.
Il cibo influisce sul corpo, modificandone le dimensioni. “Mangia, così cresci!”, si trasforma però per la adolescente in “mangio, così ingrasso”. Come mai proprio particolarmente nell’adolescente?
Nel corso della pubertà per effetto degli ormoni il corpo cambia proporzioni; nelle femmine si sviluppano nuove rotondità (seno, fianchi), che vengono vissute con ambivalenza dalle adolescenti, sia in relazione a specifici modelli e dettami estetici di tipo sociale, sia per il fatto che tali modificazioni sono visibili ed oggetto di commenti e confronti nel gruppo dei pari.
L’adolescente è quindi in crisi col suo corpo, talvolta col cibo, spesso con i genitori (in modo più o meno esplicito).
E così l’attenzione della madre sul cibo, gli inviti a mangiare (la madre piange, il padre urla) non vengono accolti; per sfida, per sperimentare la propria autonomia, per opporsi.
L’ansia dell’adolescente si scontra e si somma con l’ansia dei genitori che si manifesta con modalità aggressive o depressive.
Può accadere così che sul disagio fisiologico, superabile in un periodo limitato, si innesti un disagio patologico.
Vengono chiamate in causa, oltre ai modelli sociali, la struttura di personalità del/della adolescente, la tipologia delle relazioni familiari, la figura materna.
Dopo un periodo di innocente dieta, si innesca così una patologia costante, che abbisogna nel soggetto di una notevole energia e che talvolta si complica con altri problemi.
Il corpo esibito e il DCA
Tutte le epoche hanno avuto le loro modalità di esibizione del corpo.
Le tipicità di oggi sono relative a:
- L’importanza del corpo e della bellezza, principale obiettivo nella vita di uomini e donne: per i primi attraverso una cura della muscolatura, della depilazione…; per le seconde attraverso il trucco, l’abbigliamento e – in età adulta – la lotta contro l’età. Talvolta sono gli stessi genitori a rafforzare tali elementi nei figli e figlie.
- L’importanza della magrezza. I protagonisti della pubblicità, le modelle, i personaggi dello spettacolo presentano modelli estetici spesso irraggiungibili per la maggior parte delle persone; la persona grassottella è fuori moda ed inoltre si dimostra incapace di fare del suo corpo quello che desidera.
- L’importanza del gruppo dei coetanei e coetanee. La pressione del gruppo dei compagni/e, sia in carne ed ossa sia sui social, coniugato con l’incapacità di prendere decisioni autonome, rende l’adolescente sempre più prigioniero di modelli sociali, fondati sull’apparenza e sull’esteriorità. E al contempo sempre più sofferente per la propria mancata corrispondenza con gli ideali proposti.
- L’abbigliamento. Amplifica le caratteristiche fisiche. È vissuto come una amplificazione del sé e come condizione per essere accettati/e da parte del gruppo dei pari età.
- Possiamo osservare che gli stessi genitori talvolta sono schiavi di questi stereotipi: vediamo bambine piccolissime con i capelli schiariti artificialmente, maschietti di tre anni vestiti come adulti in miniatura.
Va aggiunto tuttavia che ci deve preoccupare quando osserviamo che tale sopravvalutazione ed iper-adattamento sono uniti ad una bassa autostima, al perfezionismo, alla intolleranza alle emozioni, a problemi interpersonali
Come fare prevenzione
Nell’età evolutiva la famiglia e la scuola rappresentano i pilastri fondamentali,
- In famiglia, per le figure genitoriali è importante, anzi essenziale, accettare che amare ed essere amati non significa concordare su tutte le cose della vita; essere quindi disponibili a riflettere sul proprio stile educativo, sul proprio sistema di valori, sulle modalità relazionali con figli e figlie, sul rapporto di coppia che spesso è sotterraneamente conflittuale e che il disturbo del* figli* costringe a uscire allo scoperto.
- Gli insegnanti hanno il grande vantaggio di poter conoscere (almeno un po’) i pensieri e di poter osservare i comportamenti dei/delle studenti; ed inoltre di poter “lavorare” con loro su questi nuclei critici:
- le conoscenze relative alla sana alimentazione
- le attitudini riguardo all’immagine corporea
- l’espressione delle emozioni, e al contempo opportunamente contenuta
- il miglioramento delle abitudini alimentari
- le relazioni nel gruppo dei pari – i coetanei cioé – che comprende maschi e femmine.
Quando il problema alimentare emerge, fare rete è fondamentale.
Per i genitori, riuscire a mettere da parte la paura del confronto e del giudizio, i sentimenti di inadeguatezza nel dover chiedere aiuto, la vergogna di un proprio presunto fallimento come educatori rappresentano elementi essenziali per costruire relazioni di collaborazione senza competitività.
DCA, la terapia
Essa è lunga e impegnativa, ma indispensabile nel caso di disturbi conclamati.
Sulla base dei successi terapeutici, ci si va orientando sempre più verso la terapia integrata: psicologa-psicoterapeuta, medico-dietologo, dietista, endocrinologo, psichiatra, intervengono in modo coordinato e collaborativo, ognuno per il proprio settore: va infatti “ristrutturato” sia il corpo fisico sia il corpo psichico (l’immagine corporea).
Molto efficace l’abbinamento di un terapeuta uomo e una terapeuta donna.
Nella terapia, o in alcune fasi di essa, viene coinvolta la famiglia; quasi sempre è necessario che ognuno dei membri della famiglia sia disponibile a cambiare: il disturbo alimentare è infatti un drammatico e perentorio appello al cambiamento.
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