Anpas, volontariato e professionismo: "Insieme per servizi migliori"
Dopo la vittoria di Anpas alla Corte di Giustizia Europea per l’ottenimento dei servizi di trasporto in emergenza con affidamento diretto, abbiamo intervistato il presidente nazionale dell’associazione Fabrizio Pregliasco, per fare il punto su una sentenza che apre una strada nuova al futuro del volontariato in Italia. “Prima di tutto però voglio sottolineare che questa vittoria è arrivata grazie all’impegno dell’Anpas del comitato regionale Ligure, che era al centro del fuoco di fila più pesante”.
In Anpas si respira un’aria particolare, perché questa vittoria non era scontata e soprattutto non ci si aspettava un pronunciamento così chiaro, è così?
“Siamo felici – spiega Pregliasco – perché non ce l’aspettavamo alla luce dell’opinione dell’avvocatura generale europea, che aveva posto alcuni dubbi. La Corte di Giustizia però ha ben interpretato l’aspetto utilitaristico, economico e soprattutto la scelta degli Stati rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza, i LEA. Questa sentenza da un segnale importante per tutti, stabilendo un concetto di trasparenza molto importante. Le attività delle associazioni di volontariato storiche, come Croce Rossa, Anpas e Misericordie sono da intendersi come risorse e bisogna sviluppare la coesione in un terzo settore che sarà sempre più importante in futuro”.
Proprio le tre grandi sigle dell’associazionismo in campo sanitario sono le più interessate da questa sentenza. Avete aiutato anche “la concorrenza” diciamo così…
“Noi non lo intendiamo così. Abbiamo tutelato tutto il mondo del volontariato in ambito sanitario. Sarà importante il lavoro di approfondimento che dovremo fare insieme, anche rispetto al destino del DDL sul Terzo Settore, che già aveva previsto nelle sue linee guida una certa omologazione con le direttive europee. Questa sentenza è un tassello sulla strada ferrata che stiamo costruendo per arrivare ad un sistema di gestione del trasporto in emergenza migliore. La strada è difficile e ora bisognerà vedere l’aspetto applicativo di questo pronunciamento. Per questo siamo pronti a dialogare con le Regioni, per trovare elementi condivisi con loro e definire livelli di costi e di standard uguali per tutti. Oggi abbiamo troppa diversità, anche fra distretti sanitari dello stesso territorio. Possiamo finalmente standardizzare un modello italiano, come è stato fatto con il 118”.
Proprio perché siamo in Italia, patria dei campanilismi, c’è già chi attacca questa sentenza perché non da il giusto rilievo al professionismo, è così?
“Assolutamente no, perché da parte nostra non c’è nessuna contrapposizione con i professionisti. Non siamo in contrasto e bisogna superare la contrapposizione, perché è studiato e certificato come il volontario non rubi il lavoro al professionista. Nel terzo settore le associazioni volontaristiche danno per certo nuove opportunità di lavoro regolare e serio a chi è professionista”.
Chiarito questo aspetto però rimane il problema d’immagine, oggi il volontariato e la cooperazione sociale sono sotto una bruttissima luce
“E’ proprio la sfida per la legalità e la correttezza che per noi rappresenta il prossimo tassello da raggiungere. Nel nostro mondo, quello che complessivamente chiamiamo “Terzo Settore” c’è “dell’olio” per dirla come Renzi. C’è una forte esigenza di separare il grano dall’olio per dare garanzie di non finire – come è successo in altri ambiti – nel malaffare. In questo settore c’è chi si nasconde dietro la definizione Onlus e poi Onlus non è. Per noi questa sentenza serve proprio per iniziare questo percorso di riconoscibilità”.