Antiaggreganti piastrinici: nomi commerciali, effetti collaterali

I farmaci antiaggreganti (anche detti farmaci antipiastrinici o antiaggreganti piastrinici) sono un gruppo di farmaci in grado di interagire negativamente con la funzione di aggregazione piastrinica, prevenendo così la formazione di trombi ed emboli di origine trombotica

Tali farmaci trovano quindi utilità nei pazienti che hanno un elevato rischio di trombosi ed embolia, eventi che potrebbero condurre a pericolosi fenomeni ischemici come l’infarto del miocardio.

Trombolitici, anticoagulanti o antiaggreganti?

I trombolitici (streptochinasi, urochinasi…) vengono impiegati in tutte quelle condizioni in cui il trombo si è già formato, mentre gli antiaggreganti piastrinici (Aspirina, Plavix…) e gli anticoagulanti (eparina, dicumarolici…) vengono somministrati per prevenire la formazione di nuovi trombi.

Meccanismo dei farmaci antiaggreganti

I farmaci antiaggreganti agiscono interferendo con il funzionamento delle piastrine (anche chiamati trombociti) cioè quegli elementi del sangue coinvolti nei meccanismi di coagulazione del sangue (emostasi).

Agiscono attraverso tre meccanismi:

  • interazione con i recettori piastrinici per sostanze prodotte all’esterno delle piastrine, quali il collagene, la trombina, alcune prostacicline e le catecolamine;
  • interazione con i recettori piastrinici per sostanze prodotte all’interno delle piastrine come l’ADP, la serotonina e le prostaglandine D2 e E2;
  • interazione con i recettori piastrinici per sostanze prodotte all’interno delle piastrine come il trombossano A2, cAMP, cGMP e gli ioni calcio.

Principali farmaci antiaggreganti

I farmaci maggiormente utilizzati sono:

  • clopidogrel (nome commerciale Plavix);
  • acido acetilsalicilico (farmaco antinfiammatorio non steroideo, FANS, nome commerciale Aspirina);
  • dipiridamolo (nome commerciale Persantin);
  • cilostazolo (nome commerciale Pletal);
  • ticlopidina (nome commerciale Klodin, Aplaket, Fluxidin).

In aggiunta si segnalano i seguenti farmaci ad uso endovenoso nelle procedure di angioplastica coronarica e poi, per i dodici mesi successivi alla procedura, somministrati per os, cioè per via orale (solo nel caso del prasugrel e del ticagrelor)

  • abciximab
  • integrelina (eptifibatide)
  • tirofiban
  • prasugrel
  • ticagrelor

La dose di aspirina approvata dalla Food and Drug Administration (FDA) è di 325 mg/die.

A tali dosaggi, l’aspirina inibisce la produzione di trombossano A2per inibizione irreversibile della ciclossigenasi-1 piastrinica.

Tale inibizione avviene per cessione del gruppo acetilico dall’acido acetilsalicilico alla ciclossigenasi.

Il clopidogrel e la ticlodipina agiscono invece inibendo la reazione innescata dal legame ADP-recettore.

Il dipiridamolo (un vasodilatatore) inibisce la captazione di adenosina e l’attività delle fosfodiesterasi del cGMP.

Il cilostazolo inibisce le fosfodiesterasi e possiede un’attività vasodilatatrice analoga al dipiridamolo.

Entrambi questi farmaci possiedono effetti avversi come:

  • nausea
  • dispepsia
  • diarrea
  • emorragie
  • leucopenia

Indicazioni terapeutiche

L’abciximab è approvato per l’impiego in corso di intervento coronarico percutaneo in caso di sindromi coronariche acute.

L’aspirina a dosi di 325 mg/dieviene utilizzata nella prevenzione secondaria in soggetti con una storia di accidenti vascolari.

Il clopidogrel e la ticlodipina vengono utilizzati soprattutto in unità coronariche in pazienti con esiti di infarto acuto del miocardio e angina instabile.

Il dipiridamolo può essere associato all’aspirina per la prevenzione di eventi vascolari secondari.

Il cilostazolo è invece approvato nella terapia della claudicatio intermittens.

Effetti collaterali, controindicazioni e precauzioni rispetto ai farmaci antiaggreganti

Gli antiaggreganti allungano i tempi del sanguinamento che può verificarsi in seguito ad un trauma o a una ferita.

Nei pazienti sottoposti a terapia antiaggregante è frequente osservare la formazione di lividi sproporzionati all’intensità del un trauma, così come è comune veder sanguinare a lungo delle ferite anche se piccole.

L’acido acetilsalicilico può causare o peggiorare una gastrite o il sanguinamento di ulcere gastriche o acutizzarne la sintomatologia: è controindicato in caso di colite ulcerosa, ulcera gastroduodenale e gastrite emorragica.

Chi ha subito un recente intervento chirurgico, o è ad alto rischio di emorragia, dovrebbe evitare di assumere gli antipiastrinici.

L’assunzione contemporanea di anticoagulanti e antiaggreganti non è impossibile, ma deve essere effettuata in casi selezionati e SOLO su STRETTO CONTROLLO MEDICO, dal momento che essi aumentano in sinergia il loro potenziale effetto.

E’ SEMPRE importante informare il medico dell’eventuale terapia con farmaci antiaggreganti che sta effettuando.

Per approfondire:

Emergency Live ancora più…live: scarica la nuova app gratuita del tuo giornale per iOS e Android

Cromogranina A: un esame di laboratorio per la diagnosi e/o il monitoraggio dei tumori neuroendocrini

Farmaci antiaggreganti: panoramica sulla loro utilità

Angioplastica carotidea e stenting: di cosa stiamo parlando?

Angioplastica e stenting degli arti inferiori: che cos’è, come si svolge e quali esiti ha

Angina pectoris: riconoscerla, diagnosi e cura

Le infiammazioni del cuore: miocardite, endocardite infettiva e pericardite

Malattie cardiovascolari prima causa morte in Italia: 34% dei decessi

Prevenzione cardiovascolare secondaria: la cardioaspirina è il primo salvavita

Fonte dell’articolo:

Medicina Online

Potrebbe piacerti anche