Arresto cardiaco: panoramica su ritmi defibrillabili e non defibrillabili
I ritmi associati all’arresto cardiaco si dividono in defibrillabili e non defibrillabili: nel caso dei ritmi defibrillabili, sarà possibile sconfiggere l’arresto cardiaco
L’arresto cardiaco è tra le maggiori cause di morte nei Paesi Occidentali.
All’insorgenza dei primi sintomi dell’arresto cardiaco, sarà fondamentale intervenire tempestivamente per evitare il decesso.
Le probabilità di sopravvivenza saranno tanto elevate quanto più tempestive saranno le tempistiche d’intervento.
Sarà fondamentale intervenire dapprima con il massaggio cardiaco e poi utilizzando il defibrillatore; defibrillatore che potrà essere usato anche dai normali cittadini, in quanto non sarà necessario il medico per decretare l’arresto cardiaco.
Il defibrillatore, applicate le piastre, sarà in grado di analizzare il ritmo cardiaco mediante EGC e permetterà l’erogazione della scarica solo se il ritmo cardiaco rilevato sarà compatibile con la defibrillazione.
In caso di arresto cardiaco, il successo delle manovre dipenderà dal ritmo cardiaco.
I ritmi si divideranno in ritmi defibrillabili non defibrillabili
I ritmi cardiaci defibrillabili, saranno caratterizzati da alterazioni del ritmo che vedranno l’assenza dell’attività di pompa del muscolo cardiaco.
L’unico trattamento efficace sarà la defibrillazione.
A questa categoria appartengono la fibrillazione ventricolare e la tachicardia ventricolare senza polso.
La fibrillazione ventricolare è un’aritmia cardiaca caratterizzata da un’attivazione rapidissima e irregolare dei ventricoli.
Il cuore, non sarà più in grado di generare una valida contrazione e la gittata cardiaca s’interromperà.
La tachicardia ventricolare senza polso è estremamente rischiosa, presenta un battito cardiaco estremamente accelerato che potrebbe arrivare sino ai 180-250 battiti al minuto; il cuore non riuscirà quindi a riempirsi sufficientemente e far giungere il sangue fino al cervello.
In questo caso potrebbero svilupparsi fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco.
In questi due ritmi, l’unico trattamento efficace sarà l’utilizzo del defibrillatore; le probabilità di defibrillazione diminuiranno con il passare del tempo perché i ritmi defibrillabili potrebbero degenerare in ritmi non defibrillabili.
Grazie al massaggio cardiaco sarà possibile rallentare i danni cerebrali prolungando la durata dei ritmi defibrillatori in attesa del defibrillatore, non sarà però possibile stabilire un normale ritmo.
Quindi, in presenza di un arresto cardiaco causato da un ritmo defibrillabile, saranno maggiori le probabilità di rianimare il soggetto.
I ritmi non defibrillabili sono invece rappresentati da asistolia e attività elettrica senza polso
In caso di asistolia, si avrà il blocco della circolazione sanguigna, ciò potrebbe portare al decesso in pochissimo tempo.
L’asistolia, e quindi la mancanza di attività elettrica del cuore, sarà causata da embolia polmonare, infarto miocardico, ipoglicemia, eccetera.
L’attività elettrica senza polso è un collasso circolatorio che si presenterà nonostante la presenza di attività elettrica registrabile all’elettrocardiogramma.
Le cause possono essere svariate: insufficienza di pompa a causa della disfunzione miocardica, perdita di liquidi, embolia polmonare massiva, tamponamento cardiaco, eccetera.
Sarà più complicato risolvere un arresto cardiaco del genere in quanto il defibrillatore non erogherà lo shock ma suggerirà di non interrompere il massaggio cardiaco.
Nel caso di arresto da ritmo non defibrillabile sarà quindi vitale l’esecuzione delle manovre di rianimazione cardiopolmonare, mentre l’utilizzo di un defibrillatore si rivelerà inutile.
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