Asma occupazionale: cause, sintomi, diagnosi e terapie

Con “asma occupazionale” si intende una patologia caratterizzata da ostruzione delle vie aeree diffusa, intermittente e reversibile, causata da un allergene specifico presente nell’ambiente di lavoro

L’asma occupazionale è differente dalla broncocostrizione in una persona con asma idiopatico esposta a un irritante

Molti irritanti incontrati nell’ambiente di lavoro possono esacerbare l’asma idiopatico, ma tali reazioni non costituiscono un asma occupazionale.

L’asma occupazionale comincia solitamente dopo un’esposizione di almeno 18 mesi- 5 anni; non si verifica prima di un mese di attività a meno che la sensibilizzazione non sia avvenuta in precedenza.

Una volta sensibilizzata a un allergene specifico, una persona invariabilmente risponde a concentrazioni molto minori di allergene di quelle che normalmente provocano una risposta (misurabili in ppm o in ppb).

L’asma occupazionale interessa solamente una minoranza dei lavoratori.

Cause dell’asma occupazionale

Gli allergeni occupazionali comprendono i semi di ricino, i semi di cereali, gli enzimi proteolitici utilizzati nella produzione di detergenti e nelle industrie della birra e dei pellami, il legno di cedro rosso occidentale, gli isocianati, la formalina (raramente), gli antibiotici (p. es., l’ampicillina e la spiramicina), le resine epossidiche e il tè.

L’elenco è in continuo aumento.

Nonostante si sia tentati di attribuire la maggior parte delle forme di asma a una risposta immunologica di tipo I (IgE-mediata) o a una di tipo III (IgG-mediata), un approccio così semplicistico non è giustificato.

Le reazioni possono variare e il broncospasmo può verificarsi a breve distanza dall’esposizione o più tardivamente, p. es., fino a 24 h dopo con ripresentazione notturna per una settimana o più senza ulteriori esposizioni.

Sintomi e segni di asma occupazionale

I pazienti in genere lamentano affanno, senso di costrizione toracica, respiro sibilante e tosse, spesso con sintomi del tratto respiratorio superiore, quali starnuti, rinorrea e lacrimazione.

La sintomatologia può insorgere nelle ore lavorative dopo l’esposizione a polvere o a vapori specifici, ma spesso si manifesta diverse ore dopo la sospensione del lavoro, rendendo l’associazione con l’esposizione professionale meno evidente.

Il respiro sibilante notturno può essere l’unico sintomo. Spesso la sintomatologia scompare durante il fine settimana o durante le ferie.

Diagnosi

La diagnosi si basa sul riconoscimento dell’esposizione all’agente eziologico nell’ambiente di lavoro e sulle prove immunologiche (p. es., i test cutanei) condotte con l’antigene sospetto.

Un aumento nell’iperreattività bronchiale dopo esposizione all’antigene sospetto è anche d’aiuto nel fare la diagnosi.

Nei casi più difficili, un test inalatorio di provocazione positivo, eseguito in laboratorio e accuratamente controllato, conferma la causa della ostruzione delle vie aeree.

Le prove di funzionalità polmonare, che dimostrano una riduzione della capacità ventilatoria durante il lavoro, sono un’ulteriore conferma che l’esposizione professionale riveste un ruolo causale.

La diagnosi differenziale con l’asma idiopatico si basa generalmente sul quadro sintomatologico e sulla relazione con l’esposizione ad allergeni.

Terapia

La terapia dell’asma bronchiale (che prevede in genere un broncodilatatore per via orale o per aereosol, la teofillina e, nei casi gravi, i corticosteroidi) migliora la sintomatologia.

Profilassi

Nelle industrie nelle quali sono state identificate sostanze allergeniche o broncocostrittrici è essenziale l’eliminazione della polvere; tuttavia, l’eliminazione di tutte le occasioni di sensibilizzazione e di malattia clinica non è realizzabile.

Se possibile, un soggetto particolarmente sensibile deve essere allontanato dall’ambiente che gli provoca i sintomi asmatici. Se l’esposizione continua, i sintomi tendono a persistere.

Altre patologie respiratorie occupazionali

Altre frequenti patologie respiratorie occupazionali che potrebbero interessarti, sono:

  • silicosi;
  • pneumoconiosi dei lavoratori del carbone;
  • asbestosi e malattie correlate (mesotelioma e versamento pleurico);
  • berilliosi;
  • polmoniti da ipersensibilità;
  • bissinosi;
  • malattie da gas irritanti e altre sostanze chimiche;
  • sindrome dell’edificio malato.

Per approfondire

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