Autismo e polizia, studio Drexel University: fermo per un adolescente autistico su cinque e in manette 5%
“Circa un adolescente autistico ogni 5 e’ stato fermato e interrogato dalla polizia prima di aver compiuto 21 anni. Il 5% e’ stato poi arrestato”. È questo il risultato di uno studio del 2017 targato Drexel University, operato all’interno dell’A.J. Drexel Autism Institute
DREXEL AUTISM INSTITUTE, UN’INTERESSANTE INDAGINE SULLA VITA E SUI PROBLEMI DELL’ADOLESCENTE AUTISTICO
Ma non finisce qui, il New York Times riporta, infatti, come un altro studio pediatrico, condotto sempre a Philadelphia, sottolinei quanto “le persone con disabilita’, comprese quelle con lo spettro autistico, abbiano una probabilita’ cinque volte maggiore di essere incarcerate rispetto alla popolazione generale”.
Non e’ nuovo, dunque, il tema della risposta delle forze dell’ordine alle disabilita’ cognitive, e negli anni sono diverse le testimonianze di cio’ che continua ad accadere negli Stati Uniti.
Lo scenario attuale sembra quasi muoversi casualmente tra un poliziotto ‘buono’ e uno ‘cattivo’.
“Molte persone nere parlano ai propri figli di come interagire con la polizia”, spiega Gary Weitzen, direttore esecutivo del Parents of Autistic Children in New Jersey.
ADOLESCENTE AUTISTICO, IL “THE TALK” DEI GENITORI
Una conversazione specifica che Areva Martin, su Mic.com, definisce proprio come ‘the talk’.
“È quando noi madri e padri neri diamo ai nostri figli adolescenti una dose fredda e seria di realta’.
Diciamo loro che non possono piu’ godere della presunzione di innocenza e che ora sono in un’eta’, in cui una svolta a sinistra sbagliata potrebbe catturare l’attenzione della polizia, e se dovessero essere fermati e interrogati, il minimo sbaglio – che sia un atteggiamento di sfida o il raggiungere impulsivamente il loro portafoglio – potrebbe comportare un colpo mortale o un soffocamento a morte”.
Martin, pero’, non si ferma qui, e intervistata anche dalla Cnn racconta la sua storia: “Mio figlio e’ autistico e nero.
Mi preoccupo costantemente di cio’ che potrebbe accadere se incontrasse la polizia, se non riuscisse a comprendere appieno un comando verbale impartitogli- scrive-.
Se diventasse irrequieto o erroneamente mettesse mano al portafoglio.
Sono un milione gli scenari da incubo che mi attraversano la mente”, confida ancora.
Le preoccupazioni di mamma Martin, dunque, sono dovute ancor piu’ considerata la componente razziale.
Eclatante, ad esempio, fu nel 2016 anche il caso di Charles Kinsey, professionista sanitario afroamericano, rimasto ferito alla gamba dopo tre colpi esplosi nella sua direzione ad opera di un poliziotto di North Miami.
L’individuo autistico che Kinsey accompagnava a passeggiare aveva in mano un camioncino giocattolo che i poliziotti testimoniarono di aver scambiato per una pistola.
La vicenda, tra l’altro, ebbe dell’incredibile perche’ Kinsey non appena sopraggiunte le forze dell’ordine alzo’ le mani gridando di non sparare.
“Finche’ avro’ le mani in alto non mi spareranno.
Questo e’ quello che ho pensato.
Non mi spareranno- racconta alla Bbc- E invece no, avevo sbagliato mi hanno sparato ugualmente”.
UNO SPETTRO AUTISTICO SI AGGIRA NEI CUORI DELLE PERSONE
Di gennaio, poi, il piu’ recente caso texano di Sergei Hall, trentenne autistico arrestato dalla polizia a seguito della segnalazione di una donna che ha visto l’uomo “camminare davanti alla sua macchina tanto da farla bruscamente frenare per non investirlo”, si legge su Abc.
Secondo la testimonianza di Hall, pero’, lui si trovava “in piedi all’angolo della strada quando un ufficiale di polizia si e’ avvicinato e lo ha intimidito”.
Il poliziotto racconta: “Ho chiesto ad Hall di fare un passo indietro dall’incrocio per potergli parlare e lui e’ andato via, camminando in mezzo alla strada”.
Cosi’, testimonia il trentenne, il poliziotto “mi ha afferrato e costretto faccia a terra, la mia testa sbatteva contro il terreno- ricorda- e ho detto all’agente che volevo solo andare a casa, che non era colpa mia mentre lui ha risposto che avrei passato la notte in prigione”.
In tasca, tra l’altro, Hall porta sempre con se’ un pezzo di puzzle, il simbolo piu’ noto dell’autismo.
La famiglia, scrive Abc, “sta ora cercando di accedere alle riprese del corpo di polizia per comprendere la dinamica del fatto”.
I PROBLEMI DELLE FORZE DELL’ORDINE NELL’INTERAGIRE CON L’ADOLESCENTE AUTISTICO
Il problema delle forze dell’ordine nell’interazione con i disturbi cognitivi e’ tuttora un nodo che rimane da affrontare, soprattutto negli States, ma nel marasma di notizie non proprio positive spicca, pero’, anche qualche buona news.
Al centro di ricerca per l’autismo di Philadelphia (CAR), ad esempio, si lavora sulla realta’ virtuale, che potrebbe facilitare l’interazione tra persone nello spettro autistico e forze dell’ordine attraverso un sistema di “visualizzazione ed educazione immersiva”.
Cosi’ facendo sarebbe possibile guidare le persone con autismo in un ‘virtuale’ primo incontro con le forze dell’ordine, dandogli i giusti strumenti per “rispondere poi agli agenti nel mondo reale”.
Nello stato di New York, infine, anche la polizia di Freeport si e’ data parecchio da fare e, grazie all’aiuto di diversi sponsor, sensibilizzata e attenta alla questione, ha deciso di personalizzare un’intera jeep di servizio per celebrare la diversita’ di chi si trova nello spettro autistico.
Nel video rilasciato sulla pagina Facebook del dipartimento di polizia, un agente spiega: “Abbiamo avuto quest’idea dopo aver incontrato diversi ragazzi speciali e meravigliosi.
Abbiamo voluto fare qualcosa per voi.
Vi invitiamo a venire a trovarci- continua- per vedere la jeep, entrarci e farvici una bella foto.
Ne saremo onorati, vi amiamo”, conclude.
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