Balbuzie primaria e secondaria: quando la risoluzione è spontanea e quando è necessario intervenire?
Parliamo di balbuzie primaria quando la stessa si manifesta in maniera apparente e transitoria, tipica dell’età infantile, costituita da fisiologiche e normali disfluenze e da intermittenti esitazioni e ripetizioni sillabiche iniziali
La sua risoluzione è spontanea in circa il 65% dei casi dei bambini in età prescolare, e che con intervento indiretto dà risultati positivi nella maggior parte dei casi.
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Balbuzie primaria e secondaria, uno sguardo d’insieme
La balbuzie viene definita come una disfluenza caratterizzata da ripetizioni, prolungamento di fonemi o di sillabe e da pause visibili e udibili.
Il più diffuso disturbo di sviluppo della fluenza verbale è la balbuzie evolutiva, a esordio prevalente nella prima infanzia.
Più rare, e fanno la loro prima comparsa in età adulta, la balbuzie neurogena, che consegue ad alterazioni cerebrali e la balbuzie psicogena, secondaria ad alterazioni psichiche.
Abitualmente parliamo fluentemente, senza sforzo, in maniera continua e scorrevole, a velocità normale, articolando bene le parole, dedicando attenzione a ciò che dobbiamo dire e non al modo in cui le parole debbono essere dette; chi ascolta si concentra su che cosa stiamo dicendo e non è distratto (o attratto) dal modo con cui pronunciamo le parole.
Detto della primaria, diverso invece è il sintomo tipico dell’età adolescenziale e degli adulti: la Balbuzie Secondaria, nella sua fase “avanzata” e “cronica”.
Con una sintomatologia varia e con tratti di condizionamento personale e psicologico, la sua rieducazione impegna il paziente e lo specialista in uno processo di controllo verbale e di “contenimento logoterapico-dinamico” dell’ansia interna e relazionale.
Per approfondire:
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