Banca del Cuore, perché fare uno screening gratuito?

Ultime tappe per il truck della Banca del Cuore dopo l'ottima giornata vissuta a Bologna. Perché bisogna fare un check-up del proprio stile di vita e imparare il primo soccorso?

Autore: di Filippo Fiorini

Bologna – «Avete sentito che oggi sono caduti due Jumbo Jet?». La prima frase che il medico rivolge alla platea lascia solo il rumore della pioggia sul tetto del truck che la Banca del Cuore ha parcheggiato al Parco della Zucca di Bologna, per offrire uno screening cardiovascolare gratuito e trasmettere alle persone comuni l’importanza di imparare a praticare il massaggio cardiaco. Qualcuno guarda il suo vicino di posto, altri attendono che il dottore prosegua coi particolari. Nessuno, però, l’aveva sentito dire. «Ma dove è successo?», si chiedono. È successo in Europa, oggi come ogni altro giorno: quella degli aeroplani è solo una metafora per rendere l’idea di quante vite finiscano quotidianamente a causa di un arresto cardiaco e quello di cui si sta parlando, invece, è un’iniziativa concreta per ridurre al minimo questo spiacevole fenomeno, anche se per fare pratica è meglio passare dal mondo virtuale.

Si comincia dalla prevenzione. «Chi è più avanti negli anni è un soggetto a rischio, ma è da piccoli che si deve iniziare. È lì che le cose restano impresse», spiega il dottor Urbinati, della cardiologia dell’Ospedale Bellaria. Certo, ma come? Urbinati ha tre punti chiave: «Primo, non fumare. Secondo, curare l’alimentazione. Terzo, fare attività fisica». È chiaro? Dovrebbe esserlo, in fondo questi principi vengono ripetuti e approfonditi spesso, eppure, quello che nota il dottore è un calo nel rispetto di queste linee guida. «Sarà colpa di Internet – dice – ma i giovani si muovono meno. Anche per quanto riguarda gli adulti, vi invito a osservare un particolare: che cosa si trova quasi sempre quando si accende il televisore? Gente che mangia, programmi di cucina. Forse ci vorrebbe più sport e una maggiore educazione al mangiare bene. Cosa ne pensate?»

Ne pensiamo che in luoghi come l’Italia, dove la gastronomia è un culto, virare il proprio stile di vita verso un’alimentazione più sana potrebbe incontrare qualche ostacolo. «Al contrario – ribatte Urbinati – la dieta mediterranea, su cui in Italia siamo professori, è una delle più indicate, basta però che non diventi una versione fast food». E la cucina emiliana, dottore, come la mettiamo? «Meglio evitarla. Ogni tanto ce la si può concedere, ma nella quotidianità la nostra alimentazione deve essere fatta di tre pasti bilanciati al giorno, più verdure, meno grassi e soprattutto niente fumo o alcol».

Per entrare nel dettaglio, ci sono le diapositive. Le persone partecipano, fanno domande. Perché il latte scremato è meglio del latte intero? Perché il Parmigiano Reggiano e la mozzarella sono ok, mentre il gorgonzola è meglio di no? I dottori della Fondazione del Cuore hanno una risposta per tutti e, pochi minuti dopo aver concesso agli infermieri una puntura sul polpastrello dell’indice, arrivano i risultati dello screening e i medici li leggono a tu per tu con il paziente.

Nel truck nuovissimo attrezzato a laboratorio, banco d’accettazione e sala conferenze, non si fanno solo esami e raccomandazioni, però. Il dottor Federico Semeraro, anestesista e rianimatore dell’Ospedale Maggiore di Bologna, ha presentato alcune soluzioni tecnologiche che sfiorano il divertimento puro. Ma prima i crudi dati, perché questi meglio di ogni altra cosa esprimono la portata del fenomeno: in media, su cento persone che oggi hanno un arresto cardiaco in Italia, solo il 6,4% sopravvive. Se c’è qualcuno nei paraggi che può intervenire con un massaggio cardiaco e un defibrillatore, però, la prospettiva si schiarisce. A farcela, è addirittura il 23%.

Banca del cuore a Bologna
Screening per la salute e incontri per spiegare lo stile di vita da seguire per ridurre il rischio di problemi vascolari

«L’arresto cardiaco è peggio dell’infarto. Non c’è dolore al braccio, malessere, una persona che si accascia e ci dice che sta male. Qui semplicemente non c’è tempo: chi viene colpito va in blackout e bisogna intervenire subito. In linea di massima, ci sono dieci minuti in tutto, il trascorrere di ognuno dei quali provoca gravi danni all’organismo. Oltre il decimo minuto, di solito non c’è più nulla da fare». Quindi, come muoversi? «In un luogo attrezzato come Bologna, un’ambulanza impiega circa 7 minuti ad arrivare. Se si è nei paraggi, bisogna intervenire», e la tecnologia può dare una grossa mano.

 

Per cominciare, è stata creata un’app che si chiama DAE RespondER. Si può scaricare su qualsiasi smartphone e, quando arriva al 118 o al 112 una chiamata per arresto cardiaco, il cellulare di chi ha l’app installata e si trova ne paraggi suona, indicando la posizione del paziente. Se accetti e decidi d’intervenire, l’app ti segnala tutti i defibrillatori più vicini. È in corso quella che in medicina si chiama “catena di sopravvivenza”, i cui primi tre passi sono a carico delle persone più prossime all’emergenza, in genere, gente comune che non ha studiato da dottore: punto primo, chiamare aiuto. Secondo, praticare un massaggio cardiaco. Terzo, applicare un defibrillatore. Quarto, trattamento ospedaliero in terapia intensiva. Comprensibilmente, i professionisti riescono a intervenire solo dalla fase quattro in poi.

 

Ma come affrontare una prova così complicata come quella di salvare una vita? «Ci sono corsi appositi – chiarisce ancora il dottor Semeraro – ma negli Stati Uniti si è stabilito che qualsiasi tipo di massaggio, anche praticato in modo non corretto, è più utile dell’inazione». Fino ad oggi, la tecnica della rianimazione attraverso il massaggio toracico si poteva esercitare solamente sugli appositi manichini. Ora invece, grazie al supporto di Philips e al lavoro congiunto dei medici della Fondazione per il Mio Cuore e dei designer informatici dello Studio Evil, ci si può mettere alla prova anche nella realtà virtuale. Bastano un paio di occhiali VR, un oggetto relativamente economico e sempre più diffuso tra i giovani.

Il simulatore prevede tre scenari diversi: Piazza Santo Stefano, a Bologna, dove un passante va in arresto cardiaco sul marciapiede e siamo chiamati ad intervenire, un edificio scolastico e un ospedale. «Le prospettive che ci aprono le nuove scoperte tecnologiche sono pressoché infinite – considera ancora Semeraro – vale la pena usarle in questo modo». Se poi ci si può divertire, tanto meglio: per creare i personaggi del videogioco, è stata usata una tecnica detta della fotogrammetria e, uno degli avatar riproduce le fattezze di questo medico che ha avuto l’idea originale. Per chi vuole provare, basta raggiungere il truck della Banca del Cuore in una delle prossime tappe, a breve, poi, sarà possibile scaricare il videogioco per usarlo anche a casa sui propri supporti.

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