
Cefalea a grappolo: sintomi e terapie
La cefalea a grappolo è una cefalea primaria, ossia priva di cause conosciute, che deve il suo nome alla frequenza degli attacchi
Colpisce più frequentemente i maschi dall’età di 20 anni in poi, con un picco di incidenza tra i 40 e i 50 anni ed è caratterizzata da periodi di fasi dolorose (dette grappoli o clusters) della durata di settimane (da 6 a 12); ciascun attacco di cefalea a grappolo si ripresenta a intervalli quasi regolari ogni 12-24 ore e può durare dai 15 minuti alle tre ore.
I periodi di remissione della cefalea a grappolo possono perdurare da sei mesi ad un anno, durante i quali il paziente non avverte alcun sintomo.
Cause della cefalea a grappolo
Rispetto alle altre cefalee, quella a grappolo non sembra influenzata da alcun fattore ereditario, e non se ne conosce la causa.
Cambio di stagione e abitudini di vita, stress, fumo e consumo di alcol sembrano facilitare l’esordio della cefalea a grappolo.
Il fumo sembra essere un fattore di rischio per l’insorgenza della malattia ma smettere di fumare non ha effetti benefici una volta che la malattia è comparsa.
Segni e sintomi della cefalea a grappolo
La cefalea a grappolo si accompagna tipicamente ad una serie di fenomeni neurovegetativi locali, cioè miosi, ptosi palpebrale con enoftalmo (sindrome di Claude Bernard Horner), iperemia congiuntivale con lacrimazione, edema palpebrale e rinorrea.
Più infrequentemente (a differenza dell’emicrania) la crisi dolorosa è associata a fenomeni neurovegetativi diffusi come fotofobia, fonofobia e nausea.
Il dolore ha carattere lancinante fisso (“come un chiodo”) e la sua intensità è tra le più alte delle malattie dolorose conosciute.
Può comparire di giorno o di notte e si presenta a ondate che raggiungono un acme per poi cessare gradualmente nell’arco di 45/60 minuti.
Le zone interessate sono quella oculare e quella temporale, sempre dallo stesso lato senza diffusione controlaterale.
La probabilità di insorgenza del dolore dal lato opposto è bassa.
Il comportamento tipico del paziente durante l’attacco è contrassegnato dall’irrequietezza, come se cercasse di alleviare il dolore muovendosi in continuazione.
In ogni caso, l’intensità del dolore causa un forte stress, per cui, terminato l’attacco, la persona colpita è presa da una forte stanchezza.
Terapia della cefalea a grappolo
La terapia farmacologica è parzialmente efficace nell’arginare la cefalea a grappolo: gli attuali farmaci disponibili (inalazioni di ossigeno, triptani per via parenterale ed ergotamina) sono tendenzialmente più efficaci nel ridurre l’intensità e la durata dei singoli attacchi, piuttosto che nella prevenzione dei grappoli.
Sono attualmente proposte diverse terapie profilattiche, con diversi meccanismi d’azione (dai cortisonici alla melatonina), senza chiare evidenze di efficacia a lungo termine.
Non si hanno dati sufficienti rispetto alla probabilità di guarigione spontanea.
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