Che cos’è il torcicollo congenito?
Il torcicollo è una condizione patologica caratterizzata da una deviazione laterale o rotatoria del capo. Anche se sono in molti a soffrire di questa patologia, soprattutto con l’avanzare degli anni, forse in pochi sapranno che può anche essere congenita
Mentre il torcicollo acquisito può insorgere a causa di una serie di fattori diversi, a partire dalla cicatrizzazione del tessuto muscolare fino ad arrivare all’aumento di dimensione dei linfonodi, il torcicollo congenito è causato da anomalie dello sviluppo che esitano in un muscolo sternocleidomastoideo eccessivamente corto e teso.
Pur essendo difficile da diagnosticare, soprattutto nei primissimi giorni di vita del neonato, è importantissimo curare e correggere l’atteggiamento viziato il prima possibile per avere una prognosi ottimale.
Cos’è il torcicollo congenito?
Il torcicollo congenito è una condizione malformativa presente al momento della nascita caratterizzata da un permanente atteggiamento scorretto della testa e del collo accompagnato da difficoltà o impossibilità di compiere alcuni movimenti solitamente fisiologici.
Il torcicollo congenito viene a sua volta suddiviso in torcicollo da anomalie congenite dello sviluppo, detto osteogeno, e torcicollo congenito muscolare, detto miogeno, a seconda delle strutture anatomiche interessate dalla malformazione: la colonna vertebrale, nel primo caso, i muscoli del collo per quanto riguarda il secondo.
In entrambi i casi, identificare un torcicollo congenito non è facile.
Solitamente, sono i genitori ad accorgersi che qualcosa non va nella postura del bambino durante le sue prime settimane di vita.
Ora vediamo più nel dettaglio in cosa consistono e come si differenziano il torcicollo congenito osteogeno e quello miogeno.
Torcicollo congenito osteogeno
Come suggerisce il prefisso, il torcicollo congenito osteogeno è dovuto a malformazioni ossee a carico delle vertebre cervicali.
Tra queste anomalie morfologiche della colonna vertebrale rientrano:
- Sinostosi atlanto-occipitale, cioè la fusione delle prime due vertebre cervicali.
- Sindrome di Klipper-Feil, un raro disturbo dell’apparato locomotore che può portare al restringimento di due o anche più vertebre cervicali.
- Emispondilia, una malformazione congenita della colonna vertebrale che consiste in un mancato sviluppo di una metà del corpo vertebrale.
- Spina bifida cervicale, una malformazione neonatale dovuta alla fusione incompleta di una o più vertebre.
Il torcicollo congenito osteogeno è molto più difficile da diagnosticare alla nascita rispetto a quello miogeno dato che è un tipo di disturbo che presenta un’evoluzione estremamente lenta anche se progressiva.
Solitamente, il quadro clinico è evidente nel paziente in età compresa fra i 10 e i 20 anni.
Questo tipo di torcicollo può portare al paziente disturbi come: brevità del collo, scoliosi cervicale, limitazioni di movimento, deviazione laterale del collo e brachialgia, una forma di nevralgia caratterizzata da un forte dolore al braccio causato dallo schiacciamento di un nervo periferico a livello del collo.
Torcicollo congenito miogeno
Il torcicollo miogeno è considerato tra le forme più frequenti di torcicollo congenito ed è causato dalla retrazione fibrosa monolaterale del muscolo sternocleidomastoideo che risulta, quindi, diminuito in lunghezza e di consistenza aumentata.
Nei bambini affetti da torcicollo congenito miogeno è evidente l’inclinazione laterale della testa, in associazione alla rotazione della faccia verso il lato opposto e ad asimmetria cranio-facciale.
A differenza del torcicollo congenito osteogeno, quello miogeno viene solitamente diagnosticato più velocemente anche se sono rari i casi in cui il disturbo viene rilevato nei primi giorni di vita del paziente.
Generalmente sono i genitori ad accorgersi della tendenza del bambino di tenere ruotata la testa sempre verso lo stesso lato e la scarsa tendenza a girare il capo verso il lato opposto.
In questo caso il quadro clinico risulta evidente entro i 3 mesi dalla nascita.
Cos’è il muscolo sternocleidomastoideo?
Lo sternocleidomastoideo, spesso abbreviato in SCM o SCOM, è un grosso muscolo del collo situato nella sua parte anteriore e laterale.
È presente da entrambi i lati e prende origine da due capi: il capo sternale e il capo clavicolare.
Il primo ha origine dal manubrio dello sterno mentre quello clavicolare parte dalla faccia superiore della clavicola.
Entrambi i capi si uniscono in un unico tendine che va ad inserirsi sul processo mastoideo, a livello dell’osso temporale del cranio.
Quando il muscolo sternocleidomastoideo si contrae da un solo lato permette di ruotare la testa dal lato opposto, l’inclinazione del capo dallo stesso lato oppure la sua estensione.
Se invece sono entrambi i muscoli ad essere attivati, permettono di: flettere il collo avendo il torace come punto fisso oppure, se il punto fisso è la testa, di sollevare il torace. In quest’ultimo caso il muscolo SCOM ha la funzione di muscolo inspiratorio.
Quali sono le cause del torcicollo congenito?
Le cause che portano all’origine del torcicollo congenito sono tutt’ora sconosciute.
Tuttavia, nel corso del tempo sono state diverse le teorie formulate per spiegare tale malformazione.
Quella più accreditata è la teoria meccanica che ipotizza che la causa del torcicollo congenito sia legata ad una posizione scorretta del bambino all’interno dell’utero.
Un’ipotesi che sembra confermata dal fatto che il torcicollo congenito sembra essere più comune nei primogeniti, dato che hanno meno spazio all’interno dell’utero materno.
Come riconoscere i sintomi di un torcicollo congenito in un neonato?
Come già anticipato in precedenza, il sintomo principale di un torcicollo congenito è la posizione della testa del neonato, che tende ad essere inclinata da un solo lato con il mento rivolto verso la spalla opposta.
Nel caso di torcicollo miogeno, inoltre, si può sentire, nelle prime settimane di nascita, una protuberanza morbida nel collo del bambino, che tende a scomparire gradualmente.
Risulta poi ridotta l’articolarità attiva e passiva e, inoltre, a causa del fatto che il bambino affetto da torcicollo congenito dorme sempre dallo stesso lato, un lato del viso può risultare appiattito.
Altri sintomi di un torcicollo congenito possono essere:
- Plagiocefalia, cioè un’asimmetria del cranio.
- Plagioprosopia, un’asimmetria facciale con linea oculare e labiale oblique.
- Scoliosi facciale, con linea mediana del viso concava verso il lato interessato dalla lesione.
Come viene diagnosticato il torcicollo congenito?
Posto il sospetto della presenza di un torcicollo congenito, la diagnosi dovrà essere confermata da una visita del pediatra, dell’ortopedico o del fisiatra dell’infanzia.
Oltre all’esame obiettivo, lo specialista potrà avvalersi dell’aiuto di alcune tecniche di diagnostica strumentale come l’ecografia, totalmente indolore per il piccolo paziente e molto affidabile per il medico.
Nel caso di sospetto torcicollo congenito osteogeno, inoltre, potrebbe essere richiesta una tomografia computerizzata (TAC) al fine di analizzare meglio il tratto cervicale superiore.
Nell’analisi di possibili diagnosi differenziali, sarà compito del medico specializzato capire di quale forma di torcicollo congenito si tratta ed escludere eventuali forme di torcicollo sintomatico di origine infiammatoria, neurologica, traumatica, ecc.
Solamente dopo aver effettuato una corretta diagnosi lo specialista potrà prescrivere il trattamento più idoneo al caso.
Quali sono i trattamenti possibili per curare l’affezione?
I trattamenti variano non solo a seconda della tipologia di torcicollo congenito, ma anche considerando il livello di gravità della malformazione.
Per quanto riguarda il torcicollo congenito osseo la terapia più indicata prevede l’uso di specifici apparecchi gessati correttivi o tutori ortopedici.
Nei casi più gravi, per evitare che la patologia progredisca, è necessario intervenire sul segmento interessato con un intervento chirurgico.
Nel caso di torcicollo congenito miogeno, invece, il trattamento prescritto solitamente è la fisioterapia.
Per una prognosi favorevole è importantissimo affidare il bambino alle cure di un fisioterapista esperto, che provvederà a stilare un programma da seguire per correggere la malformazione.
Lo scopo del trattamento fisioterapico è di allungare il muscolo sternocleidomastoideo che risulta essere più corto.
Nei neonati e nei bambini piccoli, ciò si ottiene con lo stretching passivo, cioè cercando di correggere delicatamente la deformità nella direzione opposta ad essa attraverso l’inclinazione della testa verso la spalla opposta alla lesione e la rotazione del mento, sempre verso la spalla opposta.
Le sedute di fisioterapia vengono solitamente prescritte per 3-4 volte a settimana, tuttavia è importantissima anche la collaborazione dei genitori che dovranno premurarsi di far eseguire gli esercizi al bambino tutti i giorni ed aiutarlo ad assumere posture che favoriscano spontaneamente l’allungamento del muscolo sternocleidomastoideo.
Il trattamento, di solito, ha successo e sono rari i casi in cui è necessario ricorrere ad un trattamento chirurgico.
Nei casi più lievi i miglioramenti cominciano ad essere evidenti già dopo pochi giorni dall’inizio della terapia.
Tuttavia, durante la crescita del bambino, la condizione potrebbe ripresentarsi in alcuni casi, ad esempio quando il bambino è particolarmente stanco oppure dopo aver acquisito una nuova postura antigravitaria.
Questi fenomeni vanno tenuti sotto controllo, ma dovrebbero scomparire durante la crescita.
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