Che cos'è il trapianto cardiaco? Uno sguardo d’insieme

Il trapianto cardiaco è l’intervento chirurgico che prevede la sostituzione del cuore gravemente malato con un organo sano, proveniente da un donatore in stato di morte cerebrale

La tecnica chirurgica utilizzata nella quasi totalità dei casi è quella detta ortotopica, ad indicare che l’organo trapiantato viene collocato nella stessa posizione di quello nativo.

Quali sono le indicazioni al trapianto cardiaco?

Il trapianto cardiaco è oggi la terapia risolutiva di una serie di cardiopatie estremamente gravi nelle quali le terapie farmacologiche e non farmacologiche alternative non sono più in grado di assicurare una sopravvivenza e/o una qualità della vita adeguate.

Le cardiopatie che nei casi più gravi conducono al trapianto cardiaco sono la cardiopatia ischemica, in pazienti con esiti di infarti molto estesi o multipli, le cardiomiopatie (malattie primitive del muscolo cardiaco, senza una causa nota individuabile), alcune malattie delle valvole cardiache e alcune cardiopatie congenite.

Casi più rari sono rappresentati da alcune malattie aritmiche e ancor più infrequentemente da malattie caratterizzate dall’accumulo nel muscolo cardiaco di sostanze che ne compromettono la funzionalità.

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Esistono naturalmente anche delle controindicazioni, che si possono sintetizzare in una età superiore ai 65 anni al momento della immissione in lista (anche se in singoli casi sono stati trapiantati anche pazienti anagraficamente più anziani, ma “biologicamente” più giovani) e nella presenza di gravi patologie associate (alcuni casi di diabete, malattie respiratorie croniche, storia di tumore negli ultimi 5/10 anni per l’elevato rischio di recidiva della malattia neoplastica in presenza di terapia immunosoppressiva).

Quali sono i risultati del trapianto cardiaco?

Dopo la introduzione nella terapia immunosoppressiva della ciclosporina, avvenuta oramai oltre 20 anni or sono, i risultati del trapianto cardiaco sono eccellenti, con una sopravvivenza a distanza ma soprattutto una qualità della vita molto buone.

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Molti dei pazienti in età lavorativa possono tornare alla loro occupazione precedente, mentre nell’ambito delle attività ricreative, dello sport e del tempo libero nulla è precluso a priori ai soggetti che sono stati sottoposti a trapianto cardiaco.

Quali sono le problematiche specifiche del trapianto cardiaco?

I problemi principali sono essenzialmente:

  • la scarsità di donazioni, con conseguente sproporzione fra numero di pazienti in lista di attesa e numero di interventi eseguiti ogni anno (attualmente poco più di 3.000 l’anno in tutto il mondo, circa 300 l’anno in Italia, con un numero mediamente superiore al doppio di pazienti in lista d’attesa). Un corollario di quanto appena detto è rappresentato dalla imprevedibilità del periodo di attesa in lista, ferma restando la priorità che tutti i Centri Trapianto assegnano ai pazienti più gravi;
  • la necessità, nei primi 12 mesi dopo l’intervento, di controlli clinici e strumentali anche invasivi (biopsia endomiocardica) frequenti e ravvicinati, per la sorveglianza, la prevenzione e/o il trattamento delle complicanze più temibili in questa fase, e cioè le infezioni e il rigetto acuto;
  • la necessità di protrarre la terapia immunosoppressiva per tutta la vita del paziente, in quanto il problema del rigetto, anche se più comune e più rilevante nel primo anno dal trapianto, è sempre presente;
  • alcuni degli effetti indesiderati della terapia immunosoppressiva, in particolare relativamente a ciclosporina (ipertensione arteriosa, insufficienza renale, irsutismo), steroidi (ipertensione arteriosa, diabete, osteoporosi) e azatioprina (più elevato rischio, nel lungo periodo, di tumori della pelle soprattutto in presenza di eccessiva esposizione solare).

Per approfondire:

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