Cheratosi attinica, una panoramica su questa condizione pre-cancerosa
Detta anche cheratosi solare, la cheratosi attinica è annoverata tra le condizioni pre-cancerose. Si tratta infatti di una lesione, dovuta ad una sovraesposizione ai raggi ultravioletti, che può portare (nel 10% dei casi circa) allo sviluppo del carcinoma spinocellulare
Ad essere colpita è prevalentemente la popolazione caucasica, specialmente nei Paesi ad elevata irradiazione solare: per chi ha la pelle scura, il rischio di sviluppare cheratosi attinica è minore (al contrario di chi ha carnagione, capelli e occhi chiari, e si espone per lungo tempo al sole).
Gli uomini tendono a soffrirne di più, in quanto meno avvezzi all’uso di protezioni solari.
Causata dell’effetto cumulativo dell’esposizione solare, la lesione è in genere squamosa o coperta di croste.
Compare in quelle zone del corpo più spesso esposte al sole: cuoio capelluto, orecchie, volto, labbra, collo, dorso delle mani, avambracci, spalle.
Il suo trattamento dipende dal numero delle lesioni, dalla loro localizzazione e dalla comorbidità del paziente.
Cheratosi attinica: che cos’è?
La cheratosi attinica è una patologia cutanea, che compare in genere dopo i 40 anni ed è causata principalmente da una sovraesposizione ai raggi UV.
Quando compare si presenta in genere come una piccola placca eritematosa di colore bruno-rossastro, ricoperta di squame o di croste.
Nel 26% dei casi regredisce spontaneamente, negli altri casi cresce progressivamente sino a raggiungere e superare i 2,5 centimetri di diametro.
Sebbene la maggior parte delle cheratosi rimanga benigna, nel 10% dei casi può portare ad un carcinoma spinocellulare.
Tuttavia, considerando le diagnosi già avvenute di carcinoma spinocellulare, il 60% è il frutto di una cheratosi non trattata.
È per questo motivo che si parla di lesione precancerosa.
Di norma presenti in un numero superiore ad uno, inizialmente le cheratosi attiniche vengono avvertite al tatto piuttosto che notate.
La sensazione è quella di toccare una superficie ruvida mentre, a livello di colore, si può notare una macchia rossastra (più frequentemente), rosa o marrone (più raramente).
Talvolta, tuttavia, il suo colore è lo stesso della pelle.
Tra i fattori di rischio, oltre all’esposizione eccessiva e non protetta ai raggi UV, vi sono la pelle chiara (fototipo I e fototipo II), una condizione di immunosoppressione (specie nei pazienti reduci da un trapianto), l’HPV e l’assunzione di farmaci fotosensibilizzanti.
Cheratosi attinica: i sintomi
Il sintomo primario della cheratosi attinica è la comparsa di una lesione (o di più lesioni).
Spesso asintomatiche, si manifestano come piccole macchie eritematose squamose o coperte di croste.
Raramente possono prudere e dare una sensazione di tensione, talvolta possono sanguinare oppure infiammarsi.
La parte del corpo in cui più frequentemente compaiono è il viso (labbra, fronte, padiglioni auricolari), seguita dalle braccia, dalle gambe, dal dorso delle mani e dal cuoio capelluto.
Nella fase iniziale della malattia difficilmente la persona le percepisce alla vista: molto più spesso se ne accorge toccando la lesione per caso.
Riconoscere una cheratosi attinica non sempre è facile, non soltanto perché inizialmente le lesioni sono molto piccole ma anche per via della varietà individuale in cui queste si manifestano.
Per questo motivo è fondamentale abituarsi a esaminare spesso la propria pelle, soprattutto se si ha alle spalle una lunga storia di esposizioni solari e si è in presenza di fattori di rischio.
Rilevando per tempo le lesioni sospette è possibile rivolgersi al proprio medico che individuerà la terapia più opportuna.
Altri sintomi che possono accompagnare la cheratosi attinica sono:
- eritema
- papule
- pelle secca
- placche
- prurito
- pelle squamosa
- teleangectasie (dilatazioni patologiche e visibili di arteriole, capillari e venule)
Cheratosi attinica, le cause
La causa principale della cheratosi attinica è l’esposizione ai raggi UV.
Le radiazioni solari accelerano infatti l’invecchiamento cutaneo tanto che, chi presenta tali lesioni, ha una pelle caratterizzata in genere da rughe, efelidi, lentiggini solari e neoplasie.
A soffrirne maggiormente sono le persone anziane: la maggior parte degli over 80 ha cheratosi sul corpo.
La cheratosi attinica è una patologia di tipo cumulativo: più tempo si trascorre al sole nel corso della vita, più radiazioni si accumulano nella pelle, maggiore è la probabilità che la patologia si manifesti all’improvviso anche se la persona non prende il sole ormai da anni.
Non è solo il tempo trascorso ad abbronzarsi, stesi al sole sulla spiaggia: contribuiscono alla sovraesposizione anche le passeggiate all’aria aperta e alcuni lavori (nell’agricoltura come nell’edilizia).
La probabilità che le cheratosi attiniche evolvano in carcinomi è più alta in soggetti immunodepressi quali malati di AIDS, immunodepressi o soggetti in terapia immunosoppressiva come quelli che abbiano subito un trapianto.
Cheratosi attinica: la diagnosi
Fondamentale, per evitare che la cheratosi attinica evolva in carcinoma, è rivolgersi al medico alla prima comparsa di una lesione anomala.
Sebbene nella maggior parte dei casi rimanga benigna, la sua evoluzione in carcinoma riguarda anzi il 10% circa dei casi.
Tipicamente, la cheratosi si presenta come una papula o una macula di pochi millimetri, con squame biancastre o giallo-brunastre difficili da staccare, e con un alone eritematoso periferico.
Ad aumentare il rischio che dia origine ad una patologia maligna sono alcuni fattori di rischio:
- presenza di cheratosi attiniche multiple e spesse
- cute fotodanneggiata
- condizione di immunosoppressione
- storia di tumori cutanei non melanomatosi
- lesione dolente e in accrescimento
La diagnosi di cheratosi attinica prevede la combinazione tra esame obiettivo, dermatoscopia e biopsia cutanea.
Durante la visita specialistica, il dermatologo esaminerà attentamente la lesione per escludere patologie che possono provocare segni cutanei simili:
- lupus eritematoso (le lesioni sono estese, quasi mai desquamate)
- cheratosi seborroica (le lesioni sono giallo-brune e presentano un aspetto verrucoso)
- lichen planus (le papule sono violacee, poligonali e pruriginose)
- malattia di Bowen (la lesione è singola e abbastanza grande, in genere presente sugli arti inferiori)
- carcinoma basocellulare superficiale (le lesioni hanno un bordo perlaceo leggermente in rilievo)
- carcinoma spinocellulare (le lesioni crescono più rapidamente, sono dure al tatto e provocano spesso dolore e ulcerazione)
In presenza di una lesione anomala, lo specialista andrà ad osservarla con il dermatoscopio, un piccolo strumento ottico manuale che permette di ingrandire la lesione di 10 – 20 volte, illuminandola.
Eseguirà poi una biopsia, un piccolo prelievo di cute per osservare il tessuto al microscopio: in questo modo, si potrà escludere l’evoluzione della cheratosi in carcinoma.
Cheratosi attinica: terapie e cure
Poiché non c’è modo di prevedere se una cheratosi attinica rimarrà benigna o se originerà col tempo un cancro, la terapia è volta alla sua eliminazione.
È lo specialista a scegliere quale terapia è la più opportuna, basandosi sulla tipologia della lesione, sulla sua localizzazione e sullo stato di salute del paziente.
Terapia medica
La terapia medica per il trattamento della cheratosi attinica consiste nella somministrazione per via topica (e dunque sotto forma di crema, da applicare direttamente sulla lesione) di alcuni principi attivi:
- il 5-fluorouracile (5-FU) in unguento (con concentrazioni variabili tra lo 0,5 e il 5%) inibisce la timidilato sintasi e impedisce dunque alle purine e alle pirimidine di essere incorporate nel DNA e RNA. Molto utilizzato per il trattamento di singole lesioni, piccole o grandi aree può, dare origine a irritazione, eritema, bruciore, gonfiore e desquamazione laddove viene applicato;
- il diclofenac in gel al 3% associato ad acido ialuronico, utile per trattare grandi aree con più lesioni ma talvolta causa di eruzioni cutanee;
- l’imiquimod in crema (con concentrazioni variabili tra il 3,75 e il 5%) è un immunomodulatore che, sebbene discretamente efficace, può causare eritema, bruciore, prurito, croste, ulcerazioni e alterazioni della pigmentazione.
Meno frequentemente vengono utilizzati l’ingenolo mebutato in crema allo 0,015% (per lesioni piccole o poco numerose) e la terapia fotodinamica (PDT) con 5-ALA o MAL, utilizzata per trattare grandi aree ma effettuabile solo in regime ambulatoriale: in quest’ultimo caso si vanno infatti ad utilizzare farmaci fotosensibilizzanti attivati con la luce, affinché si inneschi una reazione fotochimica che conduca alla morte delle cellule malate.
Terapia chirurgica
Qualora lo ritenesse opportuno, alla terapia farmacologica il medico può preferire la terapia chirurgica:
- asportazione (o escissione) chirurgica, raccomandata per le lesioni con sospetta evoluzione in carcinoma spinocellulare;
- curettage (raschiamento), indicata per le lesioni di discrete dimensioni e particolarmente ipercheratosiche. Vanta pochi effetti collaterali, una bassa probabilità di recidiva e tempi di guarigione sufficientemente rapidi;
- laserterapia, con laser CO2 o laser erbium, indicato per le lesioni in aree piccole o ristrette come il volto o il cuoio capelluto. Non causa sanguinamento ma può dare vita a esiti discromici;
- crioterapia ad azoto liquido, suggerita per lesioni singole o in piccolo numero (non superiori a tre). Può causare dolore, gonfiore e la comparsa di di bolle sierose o siero-ematiche.
Cheratosi attinica: la prevenzione
Per prevenire l’insorgenza della cheratosi attinica è necessario esporsi al sole con intelligenza:
- evitare l’esposizione nelle ore più calde
- utilizzare sempre una crema solare con SPF 15 o meglio ancora 30, applicandola 30 minuti prima di uscire e poi ogni 2 ore se si suda molto o si fa il bagno
- evitare lampade e lettini abbronzanti
- utilizzare occhiali da sole e cappelli a tesa larga
- esaminare attentamente la pelle una volta al mese
- programmare un controllo dal dermatologo ogni anno
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