Chilotorace: definizione, sintomi, cause, diagnosi e trattamento
Il chilotorace si manifesta con difficoltà respiratoria e ha origine da un’interruzione del dotto toracico che determina un accumulo di liquido linfatico nello spazio pleurico
Il chilotorace è la presenza di liquido linfatico nello spazio pleurico, tra i foglietti (detti pleura parietale e viscerale) che avvolgono i polmoni e la gabbia toracica
Il liquido linfatico è il “mezzo” attraverso il quale il nostro organismo trasporta proteine, liquidi e lipidi dai tessuti – soprattutto dall’intestino – ai vasi sanguigni.
Attraverso la linfa, il dotto toracico trasporta il 70-90% dei grassi assorbiti dall’intestino verso il circolo venoso.
Origina dalla “cisterna del chilo” (una struttura presente nell’addome che raccoglie la linfa proveniente dagli arti inferiori e dalla parte inferiore del tronco) e si estende nel torace fino al collo, dove sbocca nella vena cava superiore, uno dei principali vasi venosi dell’organismo.
Un’interruzione del dotto toracico causa il chilotorace
In età pediatrica, il chilotorace si verifica più frequentemente in seguito a un intervento chirurgico (solitamente a carico dell’esofago o dell’aorta).
Solo nel 10% dei casi, il chilotorace è congenito.
Altre cause, più rare, sono le ostruzioni della vena cava superiore, i traumi toracici aperti, le malformazioni linfatiche o i tumori toracici.
L’accumulo del chilo nello spazio pleurico può creare una pressione sulle strutture presenti nel torace, causando difficoltà respiratoria, con cianosi e tachipnea.
Nel caso in cui la patologia abbia origine in epoca prenatale, si può evidenziare idrope fetale e sviluppo anomalo dei polmoni; nel neonato, invece, il chilotorace può causare malnutrizione, disidratazione e deficit immunologici, per colpa dello “stravaso” di nutrienti e globuli bianchi nello spazio pleurico.
Nei pazienti con sospetto di chilotorace si deve eseguire un’analisi del liquido pleurico
Può quindi rendersi necessaria una toracentesi diagnostica, ovvero una puntura del torace che ha lo scopo di prelevare del liquido pleurico.
In caso di chilotorace, l’analisi chimico-fisica del liquido pleurico rivela la presenza di molti linfociti e un’alta concentrazione di trigliceridi.
La terapia richiede la collaborazione di molti specialisti.
Deve essere volta, anzitutto, a reintegrare le perdite di sali e il deficit di linfociti causato dal loro “stravaso” nello spazio pleurico.
Ha quindi anche lo scopo di evitare le sovrainfezioni batteriche o fungine.
Il trattamento è molto spesso di tipo conservativo e si esprime con la messa a digiuno del bambino (che verrà nutrito esclusivamente per via venosa); in alcuni rari casi (che non rispondono a questo trattamento), vengono associate infusioni di farmaci specifici (come la somatostatina).
Nel caso in cui si individui un ostacolo al deflusso venoso o linfatico che possa causare questo quadro clinico (attraverso un esame diagnostico di secondo livello come la risonanza magnetica assiale) si può procedere con un approccio di radiologia interventistica (introducendo, attraverso una grossa vena del bambino, un palloncino o una soluzione che “sciolga” il trombo nel vaso sanguigno o linfatico interessato).
L’approccio chirurgico, invece, è indicato nei pazienti in cui il trattamento conservativo non abbia dato risultati dopo 2-4 settimane.
Le caratteristiche dell’intervento dipenderanno dalla causa del chilotorace e dal quadro clinico.
Per approfondire
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