Colite ulcerosa: cause, sintomi e terapie
La colite ulcerosa è una malattia dell’apparato gastro-enterico e, assieme alla malattia di Crohn, rientra tra le “malattie infiammatorie croniche intestinali”
Che cos’è la colite ulcerosa?
Nella colite ulcerosa vi è un’importante infiammazione dell’intestino crasso, il colon, che colpisce primariamente la mucosa del retto e può estendersi a parte o tutto il colon in modo continuo dall’ano al ceco.
Si può classificare in base all’estensione:
- Proctite, quando l’infiammazione è localizzata soltanto al retto-sigma;
- Colite sinistra, quando l’infiammazione colpisce tutto il colon discendente (sinistro per l’appunto);
- Pancolite, quando tutto il colon è coinvolto.
- Un’ulteriore classificazione viene eseguita in base alla gravità delle lesioni:
- Colite lieve
- Colite moderata
- Colite grave.
La colite ulcerosa colpisce circa 60-100.000 persone solo in Italia
Si è cercato di calcolare quante persone potrebbero essere colpite ogni anno e si ipotizza un’incidenza tra 6 e 8 nuovi casi per 100.000 abitanti, considerando la popolazione adulta, distribuita in modo pressoché uniforme in entrambi i sessi.
Segni e sintomi della colite ulcerosa
Il sintomo guida è la radicale modificazione dell’alvo, ossia scariche diarroiche con feci miste a sangue e muco, che sono tanto più frequenti quanto la malattia è più severa.
Infatti la colite ulcerosa può esordire in forma più lieve, ma anche con un attacco acuto particolarmente grave.
Ha un decorso cronico ricorrente con l’alternanza di fasi di remissione, caratterizzate da un certo benessere, e fasi di riacutizzazione con ricomparsa dei sintomi.
I processi infiammatori della mucosa possono comprendere in certi casi vere e proprie ulcerazioni, che provocano il sanguinamento e il versamento del muco nel lume intestinale.
Nelle forme più gravi sono presenti disturbi generali: febbre, aumento della frequenza cardiaca (tachicardia), anemia, perdita di forze e di appetito, diminuzione delle proteine circolanti e squilibrio di importanti sostanze come potassio, sodio e cloro.
Insomma, tutto l’organismo entra in sofferenza per la combinazione di infiammazione, malassorbimento e perdite di sangue.
Non sono rare le manifestazioni extraintestinali, che possono coinvolgere quasi tutto l’organismo:
- osteoarticolari
- dermatologiche
- oculari
- epatobiliari, ecc
Diagnosi di colite ulcerosa
La diagnosi della colite ulcerosa prevede un approccio multidisciplinare (clinico, endoscopico e anatomo-patologico), infatti viene fatta quando sono riconosciute alcune condizioni:
- documentata infiammazione a livello rettale;
- esclusione di altre cause che giustifichino l’infiammazione, quali gli antinfiammatori non steroidei (FANS), un’infezione o qualche altro agente fisico o chimico;
- presenza di infiammazione persistente e protratta.
Il primo punto richiede il ricorso all’endoscopia, in particolare alla colonscopia: con questo esame lo specialista vede subito macroscopicamente se la mucosa è infiammata e la natura delle lesioni.
Può, altresì, effettuare delle biopsie della mucosa, ovvero prelevarne alcune parti da analizzare.
L’esame istologico sulle biopsie confermerà poi la presenza e le caratteristiche dell’infiammazione.
Spesso, soprattutto per la diagnosi iniziale nelle prime visite, durante le quali il paziente non è preparato adeguatamente alla colonscopia, si possono effettuare delle endoscopie più limitate che però visualizzano solo l’ultima parte dell’intestino (retto-sigmoidoscopia), ma ai fini della corretta diagnosi di certezza e della valutazione delle possibili complicanze provocate dalla patologia è indispensabile effettuare appena possibile una colonscopia.
Quest’ultimo esame è inoltre importante per stabilire bene le altre localizzazioni, definendo così anche l’intera estensione dell’infiammazione.
In alcuni casi si può ricorrere dall’esame radiologico diretto dell’addome, all’ecografia e alla tomografia assiale computerizzata per indagare condizioni particolari o per escludere complicanze.
Per il secondo punto gli esami fondamentali sono la ricerca di parassiti o di altri agenti infettivi nelle feci, o il prelievo di sangue per escludere la presenza di infezioni recenti.
Per il terzo punto la biopsia aiuta ad identificare la natura dell’infiammazione: nel caso della colite ulcerosa c’è un sovvertimento della normale architettura della mucosa, un aumento delle cellule infiammatorie, che variano in base all’attività della malattia.
Terapie per la colite ulcerosa
Nel trattamento della colite ulcerosa viene sempre più affinato un approccio personalizzato, che tenga quindi conto delle specifiche condizioni del paziente e della sua risposta alle diverse opzioni terapeutiche.
A tal fine, esistono e sono utilizzate quattro principali classi di farmaci:
- Aminosalicilati: tra questi il principio più frequentemente usato è il 5-ASA (acido 5 aminosalicilico o più comunemente Mesalazina), che agisce localmente sulla mucosa del colon, somministrato per via orale o rettale (supposte o clismi). Il grande vantaggio di questi farmaci sta nel fatto che sono gli unici farmaci in grado di ridurre l’incidenza di cancro del colon-retto nei pazienti con colite ulcerosa.
- Corticosteroidi: particolarmente utilizzati per il trattamento delle riacutizzazioni, non sono utili nel trattamento di mantenimento in quanto non prevengono le recidive né modificano la storia naturale della patologia e presentano diversi effetti collaterali in particolare se assunti per via sistemica e a lungo termine. Anche di questa classe esistono diversi principi attivi con azione sistemica ad alta potenza o topica (per via orale o rettale).
- Immunomodulatori: come dice il nome stesso, hanno un’azione modulatrice sull’azione del sistema immunitario, il quale riveste un ruolo molto importante in questa patologia; vengono utilizzati principalmente nelle terapie di mantenimento a lungo termine e permettono di ridurre i dosaggi dei corticosteroidi o nei pazienti che non rispondono alle terapie precedentemente citate. Devono essere assunti sotto stretto controllo medico e con regolari controlli per cercare di prevenire eventuali effetti collaterali.
- Farmaci biologici: sono farmaci diretti contro specifici bersagli (soprattutto il TNF-alfa, ma anche altri) implicati nell’infiammazione che caratterizza questa patologia; sono indicati nella colite ulcerosa da moderata a grave, nei pazienti che non rispondono o non tollerano altri trattamenti.
- Esistono poi una serie di altri farmaci utilizzati per il controllo di specifici sintomi e condizioni (es. antibiotici, antidolorifici, etc).
Nel caso in cui la malattia esordisca con un attacco severo, vale a dire con più di sei scariche giornaliere, feci muco-sanguinolente e disturbi generali può rendersi necessario il ricovero in ospedale.
Qui gli specialisti sottopongono il paziente a un trattamento intensivo, con più alte dosi di corticosteroidi, della durata di circa 7-10 giorni.
Nei casi con più grave disidratazione e malassorbimento, sono somministrati anche liquidi, plasma ed elettroliti, nonché sostanze ad alto contenuto calorico.
In oltre la metà dei casi, dal 50 al 70%, la risposta ottenuta è molto buona; viene così evitato l’intervento chirurgico.
Quando è necessario l’intervento chirurgico?
L’intervento chirurgico in caso di colite ulcerosa può essere effettuato o come terapia alternativa in caso di fallimento della terapia medica, nelle forme severe o con complicanze specifiche oppure come scelta terapeutica nel caso di impoverimento della qualità di vita.
Non va più vissuto, comunque, come un evento drammatico in quanto, grazie ai perfezionamenti della tecnica chirurgica, deve essere considerato come un valido strumento terapeutico in grado di eliminare la malattia; è infatti considerato l’unico trattamento realmente curativo.
L’intervento chirurgico può essere effettuato secondo una tecnica tradizionale, cioè anastomosi ileo-rettale che, come è ben comprensibile dalla parola, prevede l’asportazione del colon malato e l’abboccamento dell’ileo con un piccolo tratto residuo di retto.
Siccome il retto è la porzione di intestino quasi sempre colpita, è ovvio che si debba continuare per lunghi periodi con terapie locali e controllo della mucosa rettale.
Per questo si tratta di un intervento ormai riservato alla chirurgia delle urgenze.
L’altro intervento consiste, invece, nella ricostruzione di una nuova tasca rettale con la mucosa dell’intestino tenue, mediante il suo abboccamento con il margine anale (anastomosi ileo-anale).
Quest’ultimo intervento presenta il vantaggio di favorire l’eliminazione di ogni area affetta da malattia anche se una percentuale – fortunatamente piccola – di pazienti può sviluppare una nuova condizione flogistica della nuova ampolla (pouchite).
Questo quadro, tuttavia, viene comunque ben controllato con diverse terapie farmacologiche.
Colite ulcerosa e rischio di cancro, quale correlazione?
Sebbene solo l’1% dei carcinomi colorettali sia dovuto ad una malattia infiammatoria cronica intestinale, il rischio è 1-5 volte maggiore rispetto alla popolazione generale dopo 30 anni di malattia.
Per questo motivo, il rispetto dei controlli periodici e un’attenta attività di screening sono fondamentali per la prevenzione di questa temibile complicanza: in particolare dopo 8 anni dalla diagnosi, è necessario effettuare una colonscopia di controllo ogni 1-2 anni (con una certa variabilità in base al singolo paziente).
Probabilmente l’incidenza di forme tumorali si è notevolmente ridimensionata in quanto si cura sempre più e meglio il paziente ed è egli stesso più diligente nei follow up.
Inoltre, le cure mediche riducono il numero degli attacchi e la loro severità e, probabilmente, viene così ridotto lo stimolo indotto dall’infiammazione.
L’intervento chirurgico elimina poi quelle situazioni considerate a rischio, quali l’insorgenza in età giovanile, le forme molto attive estese e spesso recidivanti e i casi in cui è già presente displasia della mucosa intestinale (ovvero un’alterazione che se di alto grado può precedere lo sviluppo di una neoformazione maligna).
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