Colonscopia: cos’è, quando si fa, preparazione e rischi
La colonscopia è una procedura diagnostica e terapeutica mediamente invasiva usata per la visione diretta delle pareti interne del grosso intestino (colon)
A tale scopo si utilizza una sottile sonda flessibile – chiamata colonscopio – munita di telecamera all’apice.
Il colonscopio viene inserito previa lubrificazione per via anale e poi fatta risalire pian piano nel retto e negli altri tratti dell’intestino crasso, per incontrare nell’ordine:
- sigma,
- colon discendente,
- colon trasverso,
- colon ascendente,
- cieco.
Raggiunto l’ultimo tratto dell’intestino tenue, chiamato ileo, il colonscopio viene ritirato con altrettanta delicatezza.
Al fine di garantire una migliore visualizzazione della mucosa colica, durante la colonscopia si rende necessaria la distensione delle pareti intestinali, che viene ottenuta insufflando anidride carbonica attraverso il colonscopio; questo speciale strumento, oltre a fungere da videocamera e insufflare aria, può – all’occorrenza – pulire le pareti del colon con acqua, aspirare il contenuto intestinale o fungere da veicolo di strumenti chirurgici con cui eseguire prelievi di tessuto o asportare polipi.
La colonscopia non ha quindi fini esclusivamente diagnostici, ma può essere utilizzata anche per eseguire biopsie ed interventi terapeutici
Ad ogni modo, la sua applicazione principale rimane l’indagine dello stato di salute della mucosa colica, al fine di individuare eventuali lesioni, ulcerazioni, occlusioni o masse tumorali nelle immagini che scorrono sullo schermo.
Come si svolge una colonscopia?
Il paziente viene fatto sdraiare ed il medico inserisce il colonscopio per via anale.
Durante l’intera operazione il paziente si mantiene sdraiato sul fianco sinistro, ma può essere invitato dal medico ad eseguire piccoli movimenti; antidolorifici e tranquillanti possono essere somministrati per rendere più confortevole l’esame ed attenuare le sensazioni spiacevoli, specie in pazienti ansiosi o con bassa soglia del dolore.
Nel complesso, l’indagine si protrae per circa 30-40 minuti.
Colonscopia: le indicazioni
La colonscopia riconosce essenzialmente due grossi campi applicativi: lo screening del cancro al colon e la ricerca di elementi diagnostici in presenza di segni e sintomi di natura intestinale.
Cancro al colon
La colonscopia può essere eseguito come indagine di primo o secondo livello per lo screening del cancro al colon.
Per la popolazione priva di fattori di rischio importanti oltre l’età, le linee guida consigliano di eseguire una colonscopia od una sigmoidoscopia tra i 58 ed i 60 anni, da ripetere ogni decennio.
I due esami sono basati sugli stessi principi metodologici, con la differenza che la sigmoidoscopia si limita allo studio endoscopico dell’ultimo tratto del colon; il suo principale svantaggio è dato dal fatto che poco meno della metà dei polipi adenomatosi e dei tumori si forma nei tratti superiori, mentre dall’altro lato esibisce l’importante vantaggio di essere meno invasiva rispetto e di esporre il paziente ad un minor grado di rischio.
La colonscopia, dall’altro lato, pur essendo considerata il “gold standard” per lo screening del tumore al colon, richiede una preparazione più fastidiosa, un tempo di esecuzione più lungo e presenta un rischio maggiore di effetti collaterali negativi (come perforazione intestinale e sanguinamento), che si possono verificare in 2-3 casi su 1000 esami.
Per questo motivo, nelle persone a rischio medio-basso, la colonscopia trova principalmente applicazione come indagine di secondo livello dopo il riscontro di sangue occulto nelle feci o di polipi mediante sigmoidoscopia.
In presenza di altri fattori di rischio, come la poliposi del colon o la familiarità per questa ed altre forme tumorali, il medico può consigliare l’esecuzione di una colonscopia come indagine di primo livello a partire dai 40/50 anni di età ogni cinque o dieci anni.
Malattie intestinali
Oltre che nello screening del cancro al colon-retto, la colonscopia viene tipicamente utilizzata per indagare le origini di sintomi come dolori addominali, sanguinamento rettale, stipsi o diarrea cronica, frequenti alterazioni dell’alvo (periodi di stitichezza alternati ad episodi diarroici), anemia sideropenica di origine sconosciuta, tenesmo (sensazione di incompleta evacuazione delle feci), emissione di escrementi nastriformi e abbondante presenza di muco nelle feci.
Molti di questi sintomi sono riconducibili anche alle forme tumorali del cancro al colon-retto.
Controindicazioni alla colonscopia
La colonscopia è sconsigliata in caso di diverticolite acuta, megacolon tossico e nel recupero da interventi chirurgici in questo tratto di intestino, per la maggiore suscettibilità al rischio di perforazioni intestinali.
In alcuni casi la colonscopia tradizionale, quella di cui stiamo parlando, può essere sostituita dalla colonscopia virtuale.
Come ci si prepara ad una colonscopia?
Particolarmente indicati i lassativi osmotici – come isomalto, lattulosio, mannitolo, mannite, maltitolo e polialcoli in genere – che trattengono acqua nel lume intestinale per effetto osmotico e producono così feci fluide (è importante l’utilizzo insieme ad abbondante acqua).
Particolarmente indicate le piante ad azione sedativa ed antispastica, come Valeriana, Passiflora, Camomilla, tiglio, menta piperita, biancospino, sambuco, vischio, luppolo, kava kava, Melissa ed Achillea millefoglie.
In vista della colonscopia è importante interrompere l’utilizzo di erbe medicinali in grado di diminuire la capacità coagulativa del sangue come gingko biloba ed aglio.
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