Cordone ombelicale: cos’è, a che serve, cosa contiene?
Il cordone ombelicale, anche chiamato “funicolo ombelicale“, è una formazione anatomica che collega il feto alla placenta
E’ un condotto deciduo, cioè temporaneo, che contiene i vasi sanguigni di collegamento tra placenta e feto, permettendo la sopravvivenza di quest’ultimo.
In inglese il cordone ombelicale viene chiamato “umbilical cord”, “navel string”, “birth cord” o “funiculus umbilicalis”.
Caratteristiche anatomiche del cordone ombelicale
Nelle fasi finali della gravidanza, il cordone ombelicale è lungo circa tra 50 e 60 cm e largo 2 cm e presenta una quindicina di volute attorno al suo asse lungo.
È di colore madreperlaceo, di aspetto “attorcigliato”, liscio al tatto, lucente, semirigido, flessibile e molto resistente, potendo sopportare oltre 5 kg di peso.
La sua superficie lascia trasparire i vasi sanguigni ombelicali al suo interno.
Generalmente si inserisce al centro della placenta, ma talora è eccentrico, oppure si inserisce sul margine configurando una situazione detta a racchetta.
È possibile anche che si inserisca sulle membrane ovulari, decorrendo per un breve tratto su queste prima di giungere alla placenta (inserzione velamentosa).
Il cordone ombelicale inizia a formarsi nella quinta settimana di gestazione, sostituendo funzionalmente il sacco vitellino, che garantiva gli apporti nutrizionali nei primi stadi di sviluppo dell’embrione prima della formazione del cordone.
Cosa contiene il cordone ombelicale?
Il cordone ombelicale contiene i tre vasi sanguigni ombelicali: una vena ombelicale e due arterie ombelicali (ben visibili nella foto in alto in questo articolo).
I tre vasi ombelicali sono immersi in una sostanza gelatinosa detta gelatina di Wharton, costituita da tessuto connettivo mucoso maturo, irregolarmente distribuita, potendo infatti creare delle concrezioni dette nodi falsi, poiché possono dare l’impressione di un nodo.
Questi nodi non hanno alcun ruolo fisiopatologico.
A volte si formano anche dei nodi veri (circa 1% delle nascite) raramente fatali perché la gelatina di Wharton di solito impedisce la totale occlusione dei vasi.
A che serve il cordone ombelicale?
Il cordone mette in comunicazione la placenta con il feto, permettendo la sopravvivenza di quest’ultimo rendendo possibile il trasferimento di gas e altre sostanze tra madre e feto, senza che vi sia uno scambio diretto tra il sangue dei due organismi: la cosiddetta “barriera placentare” impedisce in tal modo il passaggio di molte sostanze dannose presenti nel sangue della futura madre, anche se alcune possono comunque attraversarla e nuocere al feto ed è per questo che una donna incinta non può prendere farmaci, alcol ed altre sostanze a cuor leggero.
Il passaggio di gas e sostanze contenuti nel sangue passa tra la placenta ed il feto attraverso tre vasi sanguigni:
- la vena ombelicale porta sangue ossigenato e ricco di nutrienti dalla placenta al feto;
- le due arterie ombelicali trasportano i cataboliti del feto alla placenta.
Ricordiamo al lettore che nel circolo sistemico al contrario le vene portano sangue non ossigenato e le arterie quelle ossigenato.
I tre vasi sanguigni, tramite il cordone ombelicale, penetrano nell’addome del feto
All’interno dell’addome:
- la vena ombelicale prosegue verso la fessura trasversale del fegato, dove si divide in due. Uno di questi rami si unisce alla vena porta epatica (che si collega al suo ramo sinistro), che trasporta il sangue del fegato; il secondo ramo della vena ombelicale (noto come dotto venoso) bypassa il fegato e sfocia nella vena cava inferiore, che porta il sangue verso il cuore;
- le due arterie ombelicali si diramano dalle arterie iliache interne e passano su entrambi i lati della vescica urinaria nel cordone ombelicale, completando il circuito di ritorno alla placenta.
Semplificando:
- la vena ombelicale trasporta sangue arterioso ed ossigenato al cuore;
- le arterie ombelicali circondano la vescica e trasportano all’esterno il sangue venoso e non ossigenato.
Dopo la nascita, all’interno del bambino, la vena ombelicale e il dotto venoso si chiudono e degenerano in resti fibrosi noti rispettivamente come legamento rotondo del fegato e legamento venoso.
Parte di ciascuna arteria ombelicale si chiude (degenerandosi in quelli che sono noti come legamenti ombelicali mediali), mentre le sezioni rimanenti vengono trattenute come parte del sistema circolatorio.
Cos’è la placenta?
La placenta è un organo vascolare temporaneo tipico dell’apparato riproduttivo femminile; sita nell’utero, è formata da un lato da tessuti originati dall’embrione e dall’altro da tessuti originati dalla madre.
La placenta collega il sistema circolatorio del concepito e della donna gravida e funge da “barriera” (barriera placentare) di separazione tra l’ambiente amniotico del feto e l’ambiente della cavità uterina.
È inoltre un organo endocrino in quanto produce ormoni e li riversa nel torrente circolatorio della madre, come ad esempio la gonadotropina corionica umana.
La placenta è destinata all’eliminazione con il parto.
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