Coronarografia: cos’è e quando è necessaria

Conviene dire innanzitutto che, pur avvalendosi di supporto radiologico, la coronarografia è un esame eseguito da cardiologi interventisti e non è un intervento chirurgico, anche se, comportando la puntura di una arteria, viene definito un test invasivo

Il problema è che, per quanti progressi abbia fatto la moderna radiologia, con la TAC e la Risonanza Magnetica Nucleare, la maggiore sensibilità e specificità nella visualizzazione delle arterie coronariche rimane appannaggio della coronarografia stessa che permette, inoltre, di poter intervenire su di esse, contestualmente all’esame angiografico.

Come si esegue una coronarografia

Bisogna raggiungere le coronarie alla loro origine, iniettare all’interno di esse una sostanza radiopaca e solo allora scattare una serie di radiografie (in genere è un vero e proprio film) che consentono di visualizzare i vasi ed i loro eventuali restringimenti.

L’esame coronarografico comporta, quindi, un cateterismo all’origine dell’organo cardiaco ed è proprio questo che, spesso, spaventa il paziente, per una sorta di paura nell’apprendere che un corpo estraneo sarà introdotto e manovrato vicino o all’interno del proprio cuore, violando ogni protezione di un organo vitale gelosamente custodito e protetto all’interno del proprio petto.

Questo tipo di cateterismo non è certo una tecnica sperimentale nuova, essendo praticato ormai da moltissimi anni, in milioni di pazienti.

La coronarografia è un esame che si esegue con particolari apparecchiature radiologiche in una sala ad hoc, che è la sala di emodinamica, che somiglia molto ad una sala operatoria, ma non è una sala operatoria.

Anche i cardiologi emodinamisti che eseguono l’esame sono vestiti con cuffiette, mascherine, guanti, grembiuli e gambali come i chirurghi, ma non sono chirurghi; infatti non sono armati di bisturi e forbici; devono solo, come i colleghi chirurghi, rispettare le norme di asepsi e sterilità.

La precisa conoscenza delle modalità di esecuzione dell’esame è molto utile per ridurre le preoccupazioni e le ansie del paziente, ottenere un suo consenso informato e la sua piena collaborazione: capire e razionalizzare è il modo migliore per vincere la paura, perché molto spesso la paura è causata o accresciuta dall’ignoto, cioè dalla mancanza di informazione.

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Coronarografia, è necessario sottoporsi ad anestesia?

Per l’esecuzione della coronarografia non è necessaria l’anestesia; anzi, al contrario, il paziente deve essere ben sveglio e collaborare all’esame, respirando profondamente, trattenendo il respiro a comando del medico e riferendo eventuali disturbi; i più coraggiosi possono addirittura seguire le varie fasi dell’esame con i propri occhi su un apposito monitor.

L’introduzione dei cateteri (se ne adopera più di uno), che sono dei sottilissimi tubicini flessibili, frutto dell’alta tecnologia bioingegneristica, avviene attraverso l’inguine, dove passa una grossa arteria, l’arteria femorale, od il polso per quanto riguarda l’approccio dall’arteria radiale.

La puntura del vaso è preceduta da un’anestesia locale, che si pratica con un normale ago ed una normale siringa, proprio come l’anestesia che effettua il dentista per l’estrazione o la cura di un dente.

Questo è l’unico dolore che si avverte, infatti la coronarografia non è un esame doloroso.

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Ma è pericoloso?

La valutazione del rischio di una determinata procedura o terapia va sempre fatta in relazione alla necessità della procedura stessa, alla sua opportunità, al ‘guadagno’ che ci si aspetta in termini di accuratezza diagnostica e scelte terapeutiche e sulla base del contesto clinico generale.

A fronte del rischio di effettuare una determinata procedura, va esattamente, e con la stessa fermezza, valutato quello di non eseguirla.

Ne consegue che l’esatta e completa valutazione del rischio sottintende un complesso processo logico che appartiene interamente al medico e richiede grande esperienza, cultura, professionalità e responsabilità.

Opinione diffusa da parte di pareri autorevoli è comunque che il rischio specifico della coronarografia è molto basso e comunque di gran lunga inferiore all’importanza delle informazioni che se ne ricavano, una volta che sia stata correttamente postulata la necessità della sua esecuzione.

La decisione di procedere alla coronarografia non è motivata, ovviamente, da pura curiosità o sete di sapere.

È ormai noto che oggi la cura dell’infarto non si basa esclusivamente sui farmaci, ma che vi sono delle alternative alle cure mediche: la chirurgia del bypass e la dilatazione del vaso ristretto col palloncino (angioplastica).

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La coronarografia è il punto di passaggio obbligato per accedere alle cure non mediche

Ne consegue che l’indicazione alla coronarografia viene posta laddove il contesto clinico ed i risultati degli esami non invasivi, precedentemente attuati, lascino prevedere che in quel determinato paziente le cure interventistiche, in alternativa o in aggiunta a quelle mediche, potrebbero essere necessarie o preferibili.

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Dove eseguire l’esame?

È assolutamente inutile recarsi all’estero per eseguire la coronarografia; è inutile anche spostarsi in un’altra città del nostro Paese; è probabilmente sufficiente recarsi all’ospedale o alla clinica situati a pochi chilometri dalla propria dimora.

Infatti in Italia, le sezioni di Emodinamica sono circa 200, il livello medio degli operatori è in genere più che sufficiente e talora molto elevato, le apparecchiature ed i materiali impiegati sono di ottima qualità e sono in genere gli stessi che si trovano nelle sale di emodinamica di Parigi, Londra, Lione, Houston, etc.

Gli emodinamisti che eseguono le coronarografie e le angioplastiche, in genere, fanno parte di team internazionali di esperti, con scambi continui di informazioni, dati, casistiche, aggiornamenti e miglioramenti delle tecniche.

Quindi, una volta superata la ‘curva di apprendimento’, che è correlata al numero degli esami effettuati e che, ovviamente, è un passaggio obbligato dappertutto e per tutti, il livello di abilità delle varie équipes è generalmente pari.

Una curiosità! Il primo cateterismo cardiaco su un uomo è stato effettuato da Werner Forssman nel 1929 su… se stesso.

Ha introdotto un tubicino in una vena del proprio braccio sino al Cuore destro, quindi con il catetere posizionato all’interno del cuore ha salito le scale sino alla Radiologia per eseguire una radiografia e poter così documentare l’evento.

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