Coronavirus, intervista a Fabrizio Pregliasco: “Evitare coinfezione influenza-covid, la vaccinazione protegge”
Fabrizio Pregliasco, un’intervista al virologo. Saranno tra i 6 e gli 8 milioni gli italiani che rimarranno a letto quest’anno a causa dell’influenza stagionale. Ma la situazione, con il Coronavirus che continua a circolare, si complica e non poco proprio perché, nonostante i due virus siano diversi, i sintomi che caratterizzano l’influenza stagionale e il Covid-19 sono molto simili.
Il sentimento più diffuso tra italiani, molto probabilmente, sarà proprio il timore di non essere in grado di saper distinguere prontamente le due patologie.
Il vaccino antinfluenzale, soprattutto nei soggetti fragili e con comorbilità, può essere uno strumento non solo protettivo ma utile ancor di più, ma in ogni caso a tutte le età, per effettuare una diagnosi differenziale.
Per fare il punto sull’importanza della vaccinazione antinfluenzale, commentare i numeri del contagio in Italia e nel resto d’Europa il professor Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, ha gentilmente concesso un’intervista.
– Professor Pregliasco, dall’ultimo bollettino salgono in Italia i numeri del contagio da coronavirus e l’età media dei pazienti è cambiata nuovamente, le persone hanno abbassato la guardia? Si rischiano nuovi lockdown circoscritti o non sussiste questo rischio allo stato attuale?
“La situazione purtroppo, lo vediamo anche negli altri Paesi, rispetto alla diffusione del Covid preoccupa.
Anche in Italia, seppur con bassi valori, il virus circola.
Il nostro lockdown, ben realizzato e lungo, ci ha reso più liberi oggi dal Coronavirus ma purtroppo con valori in crescita.
Comunque i numeri attuali sono sostenibili per il nostro Ssn in termini di posti letto, e mi riferisco alla rianimazione.
In ogni caso era un fatto atteso, si è passati da una iniziale epidemia ad una endemia, una forma che contempla la presenza di focolai che continueranno ad esserci.
La seconda ondata è una ipotesi su cui lavorare per sconfiggerla ed evitarla ma è chiaro che ci vuole un doppio livello di azione.
Un lavoro svolto dal Ssn che consiste nell’individuare, come ben fatto fino ad ora, i focolai e i casi sospetti e bloccarli sul nascere.
Noi però, dall’altra parte, non dobbiamo fare ‘sgambetti’ a chi sta attuando questa azione, e questo vuol dire continuare a seguire le procedure che conosciamo e che ben abbiamo attuato nella prima fase.
Il virus infatti sarà ancora con noi e purtroppo dovremo conviverci.
Io sono ancora ottimista ma bisogna essere prudenti, continuare a lavorare immaginando uno scenario pesante e immaginare dei lockdown, ma io dico non come quelli del passato, altrimenti ci spaventiamo, ma azioni di maggior stringenza nel contenimento da organizzare però in modo ‘sartoriale’, così da evitare la diffusione di nuovi focolai”.
– Professor Pregliasco, il bilancio dei contagi e dei morti da coronavirus COVID-19 in Europa è alto, in particolare in Spagna, Francia e anche nel Regno Unito. Perché secondo lei non si è mai lavorato a linee guida comuni?
“Credo che il limite sia stato un po’ questo e cioè l’Europa non ha lavorato in modo unitario.
In Italia abbiamo realizzato un lockdown generalizzato che magari poteva anche non essere attuato in quella prima fase dell’emergenza nel Centro-Sud del Paese ma che, a mio avviso, ha protetto questi territori e ci ha reso più tranquilli almeno per ora”.
– L’influenza stagionale è alle porte e si stima che 8 milioni di italiani rimarranno a letto. Professor Pregliasco, in epoca coronavirus è una situazione che spaventa e originerà molti allarmismi vista la somiglianza dei sintomi. Quanto è importante che le persone si vaccinino contro l’influenza? Ci saranno le dosi necessarie per tutti?
“E’ sperabile che ci siano dosi per tutti.
Il Servizio sanitario nazionale sta provvedendo a un incremento di approvvigionamento, anche dal punto di vista dei privati e delle farmacie per un acquisto diretto anche se il grosso della vaccinazione ad oggi è prevista in modo gratuito ai soggetti a rischio, agli anziani e comunque dai 60 anni in poi.
L’influenza è un problema stagionale, ne abbiamo sempre parlato ed ha un suo valore o meglio un suo rischio in termini di malattia e anche di mortalità perché sappiamo che si muore di complicanze, sei volte meno del Covid ma comunque anche l’influenza i suoi guai pesanti li causa.
E’ evidente che la sintomatologia delle due patologie può essere confusa, possono esserci delle coinfezioni, ma non è piacevole contrarre influenza e Covid.
In più si è visto che le vaccinazioni, a prescindere da cosa dicono i no vax, hanno un’azione di attivazione del sistema immune e quindi anche forse una capacità protettiva.
Come sempre, come ogni anno è un’opportunità la vaccinazione, che diventa molto stringente nei soggetti a rischio o comunque con patologie croniche a livello respiratorio e l’importanza quest’anno è maggiore”.
– Per come si sta comportando il virus le feste come il Natale, il Veglione di Capodanno le trascorreremo tra pochi intimi oppure no?
“Credo che ci aiuteranno quei due aspetti a cui facevo riferimento prima, ovvero da una parte avere la capacità sempre migliore di individuare i focolai e dall’altra la nostra responsabilità.
Io non voglio essere ipocondriaco o far diventare ipocondriaci gli italiani, ma serve un uso costante di mascherine, dpi, guanti e lavaggio delle mani e porre un’attenzione generalizzata ad evitare gli assembramenti. Ripeto, rimango ottimista ma prudente.
Speriamo di trascorrere le feste in compagnia, anche del buonsenso.
Come diciamo sempre agli studenti che preparano un esame, ‘studia ora che poi potrai fare le vacanze con serenità’.
Dobbiamo fare così”.
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