COVID-19, Studio dell’Università di Chicago: la carenza di vitamina D raddoppia il rischio di infezione / PDF
COVID-19, il mondo scientifico da ormai 5 mesi si interroga sulle caratteristiche del coronavirus, su quali malattie espongano a maggiori infezioni e soprattutto su quali trattamenti tutelino la salute del paziente contagiato. Oltre, ça va sans dire, alla ricerca di un vaccino.
E’ di qualche giorno fa l’importante scoperta dell’azienda ospedaliero universitaria di Pisa, riguardante i pazienti affetti da malattie autoimmuni, tanto per citare uno di questi sforzi del mondo accademico e scientifico.
COVID-19 E VITAMINA D, UNA CORRELAZIONE EVIDENZIATA FIN DA SUBITO
I ricercatori del Medical Center dell’Università di Chicago hanno presentato uno studio riguardante un altro aspetto legato al contagio da COVID-19: la carenza di vitamina D aumenta sensibilmente la possibilità di essere contagiati dalla SARS-Cov-2 (altro modo di definire il COVID-19). Anzi, arriva a raddoppiarla.
Il che è un’importante conferma del ruolo della vitamina D, già notoriamente protettiva rispetto alle infezioni virali del tratto respiratorio in generale.
Vitamina D, vitamina D…molti lettori hanno già sentito questa sostanza associata a COVID-19. E non sbagliano: all’indomani dello scoppio della pandemia, l’Università di Torino sottolineò l’evidenza del legame tra la sua carenza e il contagio da coronavirus.
Come spesso capita da noi si passò in pochi giorni da “sostanza miracolosa” a “bufale un tanto al chilo”, come se la ricerca scientifica e la salute pubblica fossero un gioco.
Negli USA, l’autore principale dello studio, il dottor David Meltzer, capo della medicina ospedaliera presso UChicago Medicine, ha commentato la pubblicazione dello Studio affermando che “la nostra analisi statistica suggerisce che questo potrebbe essere vero per l’infezione da COVID-19”.
COVID-19, quasi il doppio del rischio per i pazienti con carenza di vitamina D
Gli autori dello studio hanno analizzato 489 pazienti che erano stati trattati da UChicago Medicine nell’ultimo anno, prima di essere testati anche per COVID-19.
Nel corso del trattamento, a un certo punto dello stesso, a tutti questi individui hanno misurato i livelli di vitamina D.
I pazienti che hanno esibito una carenza di vitamina D (<20ng / ml), che non è mai stata curata precedentemente, hanno mostrato di avere quasi il doppio delle probabilità rispetto ad altri pazienti di risultare positivi per COVID-19.
La carenza di vitamina D è un problema più diffuso di quanto molti ritengano.
“Capire se il trattamento della carenza di vitamina D modifica il rischio di COVID-19 potrebbe essere di grande importanza a livello locale, nazionale e globale”, ha concluso il dottor Meltzer. “La vitamina D è poco costosa, generalmente molto sicura da assumere e può essere assunta senza significative controindicazioni.”
Sul concludersi dello studio, che è stato pubblicato su JAMA Network Open, i ricercatori sottolineano come siano necessari altri esperimenti per comprendere appieno la correlazione tra vitamina D e coronavirus.
Ma di fatto, essendo essa contenuta in cibi prelibati come salmone, funghi, ostriche e gamberi…tuteliamoci già a tavola.
LO STUDIO CHE CORRELA VITAMINA D E POSSIBILITA’ DI CONTAGIO COVID-19 IN VERSIONE INTEGRALE
meltzer_2020_oi_200688_1598473478.89934PER APPROFONDIRE:
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