Covid, Pregliasco: “Anche i ragazzi con long Covid, vaccino è indispensabile”
“Vale la pena di rilanciare l’esigenza di vaccinare i ragazzi, non solo come misura di salute pubblica, ma anche perché non sappiamo come si esaurisce nel tempo il long Covid, cosa può lasciare nell’organismo, anche in quello dei più piccoli”
Fabrizio Pregliasco: gli effetti del Long Covid sui nostri ragazzi
“E poi perché nell’1% dei ragazzi che manifestano problemi anche seri con l’infezione da Covid, ci sono anche coloro che hanno patologie croniche, come ci dicono i dati dell’Istituto superiore di sanità su ragazzi e bambini da 0 a 18 anni.
Inoltre, in vista del nuovo anno scolastico a settembre, quanto più saranno vaccinati i ragazzi dai 12 ai 15 anni per i quali è disponibile il vaccino, maggiore sarà l’effettiva ripartenza in presenza.
Ci vorranno dei protocolli di sicurezza, certamente, ma è fondamentale il vaccino”.
Una vaccinazione, quella degli adolescenti, che diventa ancora più importante a causa della circolazione della variante delta nel nostro Paese, sulla quale il ministero della Salute israeliano ha comunicato dati preoccupanti nelle ultime ore: il vaccino Pfizer, nei confronti della delta, perderebbe circa il 30% della sua efficacia contro il contagio.
Tuttavia Pregliasco precisa che lo studio israeliano citato dal ministero della Salute “manca di dati e comunque si tratta di un solo studio– sottolinea il virologo- la protezione dal caso grave e dai decessi è ancora elevata.
Del resto, non dimentichiamo che fino ad oggi la ratio per cui abbiamo fatto questi vaccini è pienamente rispettata: protezione dalle conseguenze gravi dell’infezione e mortalità”.
Quanto invece alla decisione del primo ministro inglese Boris Johnson di riaprire tutto, togliendo mascherine e distanziamento tra qualche giorno, è per Pregliasco “un’esagerazione, lo fa per motivi geopolitici.
Quando c’è uno switch da zero a uno è già difficile misurare l’effetto del cambiamento, questo è il caso: bisogna essere graduali, anche per capire come vanno i contagi, oltre che misurare l’effetto- sottolinea Pregliasco-.
E infatti in Italia abbiamo ancora le mascherine, sebbene solo al chiuso o in presenza di molte persone, e il distanziamento.
Certo è che l’effetto di questo cambiamento- aggiunge il professore- lo verificheremo tra qualche giorno, noi siamo indietro rispetto all’Inghilterra, ma non è detto che avremo lo stesso aumento dei contagi”.
Cosa fare quindi? “Concentriamoci sui contatti necessari, evitiamo quelli voluttuari“, spiega Pregliasco.
“Anche per le discoteche, spiace dirlo, vale ancora la precauzione di tenerle chiuse o quanto meno in una progressione di misure per la riapertura.
C’è chi dice: meglio un gruppo di ragazzi in una discoteca che è un luogo più sicuro rispetto a un rave party.
Io dico: se dobbiamo farlo non apriamo subito, ma facciamolo con una gradualità. La decisione sul ‘si può’ è comunque politica, che si assume il rischio.
Non possiamo quantificare con esattezza il rischio su questo”, conclude Pregliasco.
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