Discectomia percutanea per l’ernia del disco
L’ernia del disco è una patologia spesso invalidante. Una soluzione può arrivare dalla discectomia percutanea, una procedura mini-invasiva
Secondo la SIOT, Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, l’ernia del disco colpisce tutte le età con un picco soprattutto nella fascia di età 30-50 anni e una lieve prevalenza nel sesso maschile.
Cos’è l’ernia del disco
L’ernia del disco (o discale o del disco intervertebrale) è una patologia che interessa i dischi intervertebrali, ovvero le strutture poste fra una vertebra e l’altra della colonna vertebrale, i quali svolgono la funzione di veri e propri ammortizzatori delle sollecitazioni sviluppate con il movimento.
Questi dischi sono formati:
- da una massa gelatinosa chiamata nucleo polposo;
- una struttura rigida che lo contiene, detta anello fibroso o anulus.
Quando, per vari motivi, l’anello fibroso si rompe, si origina l’ernia del disco.
I sintomi dell’ernia del disco
I sintomi della patologia variano a seconda dell’età e del punto in cui si è formata l’ernia.
In generale includono:
- dolore localizzato o diffuso, spesso così importante da non permettere nemmeno il minimo sforzo (la causa è la compressione da parte dell’ernia delle strutture nervose limitrofe);
- formicolio;
- intorpidimento;
- debolezza nell’intraprendere un movimento o nell’afferrare un oggetto;
- mal funzionamento vescicale e intestinale che possono essere la conseguenza di compressioni nervose generalmente a livello lombare.
La discectomia percutanea: cos’è e a che cosa serve
La discectomia percutanea è una procedura mini-invasiva ‘percutanea’ (cioè praticata attraverso la cute), effettuata in anestesia locale e sotto guida fluoroscopica (cioè con i raggi x si visiona in “diretta” dove viene posizionato l’ago).
Si tratta di una delle tecniche migliori per la decompressione del disco in caso di ernia, a cui si ricorre quando le altre terapie conservative, quali farmaci e fisioterapia, si siano dimostrate insufficienti.
Come si effettua la discectomia percutanea
Un ago sonda monouso con un diametro di pochi millimetri e lunghezza adeguata, viene inserito nella zona da trattare, che può essere cervicale, dorsale o lombare.
Attraverso quest’ago viene inserito anche un piccolo device con un ‘motorino’ il quale, sfruttando il principio delle vite e pompa di Archimede, scava e raccoglie il materiale del nucleo che, viene trasportato all’esterno, riducendo la pressione all’interno del disco stesso e la pressione che il disco effettua sulle strutture nervose nella zona circostante, causa dei sintomi indicati.
Un’altra tecnica di dececompressione discale prevede l’inserimento attraverso l’ago di una microsonda a radiofrequenza la quale, mediante l’applicazione di una corrente bipolare a radiofrequenza all’estremità della sonda, permette la vaporizzazione della porzione più centrale del nucleo polposo.
In questo modo all’interno del disco si crea uno spazio vuoto sufficiente ad allentare la pressione interna e a far rientrare l’azione meccanica (compressione) sulle radici nervose.
I vantaggi
La procedura ha una durata di circa 15/30 minuti e il paziente può generalmente tornare a una vita normale già nei giorni immediatamente seguenti l’intervento.
Il tasso di efficacia di questa tecnica risulta molto elevato, raggiungendo in alcuni casi circa il 90%.
Oltre a preservare la struttura dell’anello fibroso, fra i vantaggi della discectomia percutanea vanno ricordati soprattutto:
- basso rischio chirurgico, trattandosi di una procedura mininvasiva è pressoché nullo il rischio di emorragie, lesioni a nervi e midollo;
- tempi di convalescenza molto ridotti con una ripresa quasi immediata del paziente che può tornare alle sue normali attività quotidiane;
- possibilità di ripetere la procedura, se dovesse ripresentarsi la necessità, legata principalmente ai casi di degenerazione dell’anello fibroso.
Discectomia standard
Oltre alla procedura percutanea mininvasiva, va ricordato che la discectomia per l’asportazione di parte del nucleo polposo dell’ernia discale può essere effettuata anche con tecnica standard in anestesia generale.
In questo caso si tratta di un vero e proprio intervento chirurgico, più invasivo ma che, qualora ve ne fosse la necessità, consente l’inserimento di una protesi o spaziatore fra le vertebre interessate.
Per approfondire:
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