Discopatia degenerativa: definizione, sintomi, diagnosi e cura
La discopatia degenerativa è una patologia che coinvolge la colonna vertebrale. Associata, per alcune caratteristiche comuni, alla lombalgia, questa malattia interessa nello specifico i dischi della colonna vertebrale, la cui degenerazione può portare a notevoli disagi fisici
I sintomi della discopatia degenerativa sono dovuti ad una perdita di spessore o dei dischi della colonna vertebrale
Il sintomo più comune di questa patologia è una spiacevole sensazione di dolore che, tuttavia, può anche non essere avvertito.
Nel caso di soggetti sintomatici, il motivo per cui si prova tanto dolore è semplice: i dischi vertebrali funzionano come degli ammortizzatori e aiutano ad assorbire i microtraumi a livello della colonna vertebrale.
La mancanza o l’assottigliamento di queste strutture anatomiche fa sì che vi sia una minore ammortizzazione e quindi, a lungo andare, lesioni dolorose.
Questa patologia interessa moltissime persone e può essere causata da molti fattori, per questo motivo non è semplice fornire dei numeri precisi.
Certamente le persone anziane sono più propense a soffrire di discopatia degenerativa
Con l’aumento dell’età, infatti, i dischi vertebrali possono perdere di elasticità e possono diminuire di spessore, provocando il forte dolore e gli altri sintomi tipici della patologia.
Un fattore su cui, purtroppo, non è possibile intervenire.
Oggi sono diversi i trattamenti per la discopatia degenerativa, inoltre è più semplice diagnosticarla grazie a diversi esami a disposizione dei medici.
Il sintomo principale della discopatia degenerativa è il forte dolore
Tuttavia, diverse persone che soffrono di questa patologia, in forma lieve, non presentano alcun sintomo.
Questo si realizza quando sono interessate delle zone della colonna vertebrale che non devono rispondere a particolare sollecitazione.
I sintomi della discopatia degenerativa si presentano quando l’assottigliamento dei dischi vertebrali è notevole oppure quando non è così importante ma interessa aree della colonna fondamentali per il sostegno del corpo.
Tra i sintomi più comuni che possono accompagnare il dolore ci sono:
- formicolio a gambe e braccia;
- irradiazione del dolore a livello delle cosce, dei glutei, del collo e delle scatole;
- fitte o dolore quando si praticano determinati movimenti, come alzarsi e abbassarsi, piegarsi o girarsi;
- difficoltà di deambulazione.
Cause
Per comprendere le cause della discopatia degenerativa è bene presentare, brevemente, l’anatomia dei dischi intervertebrali.
Questi sono composti per il 90% di acqua, in particolare negli individui di età giovane e media.
Quando la componente idrica diminuisce può causare una degenerazione del disco e il conseguente assottigliamento rende molto più complesso il suo lavoro di ammortizzatore.
Se la funzione di questa componente viene meno, può insorgere il dolore.
Il processo di invecchiamento è la principale causa della discopatia degenerativa, perché l’avanzare dell’età porta ad una perdita di acqua e a diverse modifiche della colonna vertebrale.
Tra gli altri fattori di rischio, ricordiamo:
- traumi o infortuni sportivi;
- malattie genetiche o cardio-vascolari;
- sovrappeso;
- stile di vita sedentario con scarsa attività fisica;
- patologie infettive;
Complicazioni
La situazione clinica può aggravarsi per la comparsa di diverse complicanze legate alla patologia.
Il dolore può acuirsi improvvisamente in seguito a diversi movimenti che interessano la colonna vertebrale come: piegarsi, girarsi o sollevare dei pesi.
Le principali complicazioni di discopatia degenerativa sono due:
- Bulging discale: schiacciamento del disco, i cui elementi vanno a comprimere il midollo spinale. Questo può portare all’impossibilità di svolgere anche le attività quotidiane più semplici, come fare le scale.
- Ernia del disco: fuoriuscita completa del nucleo polposo del disco intervertebrale che comprimere il midollo spinale presente a livello del canale midollare. Questo può portare ad una sintomatologia neurologica con deficit sensitivo-motori a livello degli arti.
Diagnosi
Il primo passo per diagnosticare la discopatia degenerativa prevede la raccolta di un’accurata anamnesi da parte del medico di base o dell’ortopedico.
Durante il colloquio vengono indagati i diversi aspetti riguardanti i sintomi.
Le caratteristiche dolore percepito sono fondamentali per indirizzare il sospetto del medico verso la discopatia
Sono oggetto del colloquio anche eventuali patologie pregresse o storie famigliari di discopatia.
Lo stile di vita viene indagato accuratamente, in quanto possono essere presenti diversi fattori che contribuiscono all’insorgenza della patologia.
In secondo luogo, è probabile che venga prescritta una risonanza magnetica, che risulta essere il metodo più sensibile per indagare le patologie che coinvolgono i tessuti molli della colonna vertebrale.
Grazie a questo esame diagnostico è possibile ottenere informazioni molto specifiche sullo stato di salute della colonna vertebrale e dei dischi intervertebrali.
Grazie a questo test è possibile confermare il sospetto diagnostico ed escludere la presenza di altre patologie che potrebbero provocare una sintomatologia simile.
Nei casi più complessi, potrebbe essere necessario richiedere l’intervento di un neurologo che esegua un’elettromiografia, un esame che valuta la capacità delle strutture nervose di condurre l’impulso elettrico.
Prevenzione
Non è semplice prevenire la discopatia degenerativa dal momento che il fattore di rischio principale è l’età avanzata.
La riduzione della componente idrica del disco e la conseguente minor elasticità predispongono alla patologia.
È possibile, tuttavia, intervenire sui comportamenti del paziente, invitandolo ad evitare determinati atteggiamenti che potrebbero peggiorare la condizione.
Tra questi elementi di prevenzione ci sono:
- evitare una dieta scorretta;
- praticare correttamente esercizio fisico e attività sportiva;
- evitare stress;
- evitare obesità;
- porre molta attenzione quando si sollevano pesi.
Terapia
I trattamenti per la discopatia degenerativa hanno come principale obiettivo il controllo e la gestione del dolore.
Ad esempio, esercizi fisici specifici possono portare ad incremento della massa muscolare che può aiutare al sostegno del peso corporeo, senza che questo gravi sulle vertebre.
Tra le terapie conservative ci sono:
- somministrazione di farmaci, quali antinfiammatori per ridurre nell’immediato il dolore, ad esempio FANS;
- se il dolore non viene controllato, è possibile ricorrere all’utilizzo di farmaci corticosteroidei. Questi vengono prescritti solamente nei casi più gravi, in quanto presentano diverse controindicazioni e possibili effetti collaterali, primo fra tutti l’immunodeficienza. Nonostante questo, sono in grado di svolgere un’importante azione analgesica;
- fondamentale è l’attività motoria specifica, quindi l’educazione posturale e la fisioterapia. In questo modo si rinforzano i muscoli intorno alla colonna vertebrale rendendo più forte e flessibile il tronco. In questo modo la colonna vertebrale è sorretta correttamente;
- il cambiamento di stile di vita, soprattutto per coloro che vivono in modo sedentario, non praticano attività motoria e seguono diete errate.
Intervento chirurgico
Oltre ai rimedi conservativi, sono presenti delle possibilità terapeutiche che prevedono l’uso della chirurgia.
Questi interventi sono riservati ai casi gravi che non possono essere trattati efficacemente con un intervento conservativo o che presentano complicanze che, a lungo andare, potrebbero compromettere definitivamente lo stato clinico del paziente.
Tra queste ci sono:
- la stabilizzazione dinamica, un intervento a bassa invasività che consiste nell’inserimento di uno spaziatore che può essere anche rimosso in seguito;
- la discoplastica, ovvero la ricostruzione del disco vertebrale attraverso l’applicazione di protesi specifiche che assicurano il mantenimento della qualità di movimento e la flessibilità;
- la chirurgia a fusione spinale, che è un tipo di operazione chirurgica che prevede la fusione di due o più vertebre adiacenti. Questo trattamento, efficace per controllare il dolore, riduce la possibilità di movimento del paziente.
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