Displasia cervicale: quali sono i fattori di rischio e come si cura

La displasia cervicale è una crescita anomala e disordinata delle cellule superficiali della cervice uterina. Il termine “plasia” significa crescita

“Displasia” significa quindi crescita cellulare disordinata

Per meglio comprendere il significato di questo termine, è utile dapprima esaminare una cervice normale.

Quando si osserva al microscopio il rivestimento cellulare superficiale, cioè l’epitelio di una cervice normale, si vedono strati di cellule.

La normale distribuzione è tale che lo strato più profondo è costituito da giovani cellule rotondeggianti che nel loro processo di maturazione si portano verso la superficie ed assumono una forma progressivamente più appiattita.

La superficie è dunque formata da cellule piatte.

Nella displasia manca questo processo di crescita organizzato.

Nella displasia lieve (CIN 1 – LSIL), il disordine riguarda solo le cellule dello strato più profondo dell’epitelio, che appaiono anomale.

Nella displasia moderata (CIN 2 – HSIL), le cellule anomale coinvolgono fino ai due terzi del rivestimento dell’epitelio cervicale.

Nella displasia severa e/o carcinoma in situ (CIN 3 -HSIL), l’intero spessore dell’epitelio è disordinato, ma le cellule anomale non si sono ancora diffuse al di sotto del “basamento” dell’epitelio.

La displasia cervicale viene anche chiamata “lesione precancerosa”, in quanto precede temporalmente il Cancro del Collo dell’Utero

Nel cancro invasivo infatti non solo l’intero spessore dell’epitelio è disordinato, ma le cellule anomale hanno oltrepassato il “basamento” dell’epitelio, diffondendosi nel tessuto stromale sottostante.

Da questa posizione, le cellule anomale possono “metastatizzare” cioè migrare verso altre parti del corpo, attraverso il sangue e/o i canali linfatici.

Il cancro invasivo è trattato in modo completamente diverso dalla displasia.

Perché ho preso la displasia cervicale?

Esistono un certo numero di fattori di rischio per la displasia cervicale.

Essi includono la promiscuità sessuale, una storia di infezione genitale da virus come l’Herpes ed il papilloma umano (HPV), il fumo, l’uso di farmaci che sopprimono il sistema immunitario (radioterapia, cortisonici).

Le donne che sviluppano la displasia cervicale possono anche avere solo alcuni o nessuno di questi fattori di rischio

Attualmente il più comune fattore di rischio per la Displasia cervicale è l’infezione genitale dal virus del papilloma umano (HPV), che di solito (ma non sempre) viene trasmesso attraverso i rapporti sessuali.

Alcuni tipi di HPV possono causare condilomi, cioè piccole escrescenze cutanee con aspetto a cavolfiore localizzate sulla cute della vulva, dell’area perianale, sulla superficie della vagina, della cervice o nel partner maschio.

Atri tipi di HPV sono invece capaci di “trasformare” le cellule della cervice uterina così da facilitare l’insorgenza di una displasia.

C’è una sempre maggiore evidenza che il fumo sia un altro importante fattore di rischio per la displasia cervicale

Una donna fumatrice, anche occasionale, se affetta da displasia cervicale, dovrebbe smettere di fumare.

Le donne con displasia che continuano a fumare hanno infatti non solo una maggiore probabilità di sviluppare una displasia cervicale ricorrente nonostante l’adeguato trattamento, ma anche un rischio aumentato di sviluppare una displasia od un cancro in altri siti, inclusa la vagina, la vulva, il polmone, lo stomaco, etc.

Come si cura la displasia cervicale?

Esistono numerose modalità di trattamento della displasia cervicale.

I fattori che influenzano la scelta del trattamento includono l’estensione e la gravità della displasia, l’età della donna, il suo desiderio di gravidanze future, nonché l’eventuale presenza di altri problemi ginecologici.

I metodi più comuni per il trattamento della displasia cervicale sono il laser, la LEEP, la conizzazione chirurgica.

Lo scopo del trattamento della displasia cervicale, sia esso medico o chirurgico, è quello di asportare la lesione e di arrestare così lo sviluppo del cancro.

A prescindere dal trattamento effettuato, esiste tuttavia una possibilità che la displasia possa recidivare, che possa cioè ripresentarsi.

Di solito una recidiva non rappresenta un problema serio se viene scoperta e trattata precocemente; può invece trasformarsi in un cancro, al pari della lesione primitiva, se non viene curata.

È dunque essenziale sottoporsi a controlli periodici (colposcopia) ogni 3 mesi durante il primo anno dopo la terapia, ogni 6 mesi l’anno successivo e poi una volta l’anno.

Trattamento della displasia cervicale

Laser. Il Laser ad acido carbonico usa un piccolo raggio di luce infrarossa per vaporizzare (distruggere trasformando in vapore) le cellule anomale.

Il raggio Laser è invisibile all’occhio umano ed è messo a fuoco dalla lente del colposcopio su di un puntino piccolissimo (0.1-2 millimetri).

Si tratta di una tecnica molto accurata in quanto l’area e la profondità di azione del raggio Laser possono essere controllate in modo molto preciso.

Più del 90% delle pazienti guarisce infatti con un unico trattamento.

Numerosi studi hanno dimostrato che questa metodica non ha alcun effetto negativo sulla fertilità né sui meccanismi di gravidanza.

È una metodica semplice ed indolore, che viene eseguita in anestesia locale.

Di solito alle pazienti viene somministrato un antidolorifico nei 30 minuti che precedono la terapia, allo scopo di inibire eventuali crampi mestruali successivi al trattamento.

Un sanguinamento, fastidioso, ma solo raramente serio può inoltre comparire occasionalmente.

LEEP (Loop Electrosurgical Excision Procedure).

LEEP significa procedura di taglio elettrochirurgico con ansa.

Per rimuovere la displasia viene utilizzato un piccolo cappio carico elettricamente.

Questa tecnica è vantaggiosa in quanto viene eseguita rapidamente e fornisce un campione a cono o a cilindro che può essere successivamente analizzato nel laboratorio di patologia.

È inoltre particolarmente utile per la displasia che si estende al canale endocervicale.

Viene eseguita in anestesia locale.

I sintomi postoperatori includono crampi simil-mestruali ed un sanguinamento generalmente contenuto.

Conizzazione (Biopsia a cono). La conizzazione è una procedura chirurgica mediante la quale viene asportata una porzione della cervice a forma di cono.

Viene praticata in regime di ricovero in Day-hospital e può essere effettuata mediante Laser (Laser-conizzazione), con il bisturi (conizzazione a lama fredda) o con un elettrodo a macroago e può essere combinata con un D&C (dilatazione e curettage) per valutare le cellule più alte nell’utero.

Una conizzazione può avere finalità diagnostiche e/ terapeutiche: un cono effettuato a scopo diagnostico può infatti, in alcuni casi, risolvere contemporaneamente il problema, asportando completamente la lesione eventualmente presente sul tessuto bioptico.

La conizzazione può essere talora selezionata come trattamento di scelta per la displasia, specie qualora questa coinvolga in maniera significativa il canale cervicale.

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