Disturbi dell’alimentazione: la correlazione tra stress e obesità
Gli effetti deleteri dello stress: l’obesità può essere causata o mantenuta da una maggiore reattività neurocomportamentale ai segnali ambientali legati al cibo
Obesità e stress, lo studio
Coerentemente con questa ipotesi, un certo numero di studi di neuroimaging con soggetti in sovrappeso, hanno dimostrato un aumento dell’attivazione in risposta alle immagini di cibo all’interno delle regioni subordinate a ricompensa, emozioni, memoria e funzionamento sensomotorio, e una riduzione dell’attivazione nelle regioni soggette all’attenzione e all’autoregolazione.
Una letteratura più consolidata, prevalentemente negli animali, ha indicato che lo stress psicosociale può essere associato a un aumento dell’assunzione di cibo, in particolare di alimenti ad alta densità energetica e ad un aumento del peso corporeo e dell’adiposità.
In una serie di esperimenti che hanno previsto l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale (fMRI) per misurare l’attività cerebrale attraverso le reti neurali, i ricercatori della Johns Hopkins Medicine (Carnell et al.,2022) hanno esaminato come lo stress potrebbe aumentare l’appetito negli adulti obesi o normopeso.
Carnell e colleghi, hanno scoperto che lo stress ha un impatto sulle risposte del cervello a stimoli alimentari, e che gli adulti normopeso e obesi reagiscono ai segnali di cibo in aree del cervello associate alla ricompensa e al controllo cognitivo.
I risultati dello studio su stress e obesità sono stati pubblicati sulla rivista PLOS ONE a settembre 2022
Per lo studio, i ricercatori hanno preso in esame un campione di 29 adulti (16 donne e 13 uomini), 17 dei quali avevano un BMI nel range dell’obesità e 12 dei quali erano normopeso. I partecipanti hanno completato due scansioni fMRI, una dopo un test combinato di stress sociale e fisiologico.
Ai partecipanti è stato somministrato un test di reattività a parole che descrivevano alimenti durante entrambe le scansioni.
Questo test consisteva nell’osservare come il cervello delle persone reagisse alle parole legate al cibo, come ad esempio le voci di un menu su una lavagna; per massimizzare la risposta appetitiva nel cervello, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di immaginare come ogni cibo potesse apparire, odorato e assaggiato, e come si sarebbero sentiti a mangiarlo in quel momento.
Gli è stato anche chiesto quanto desiderassero ogni cibo, e se sentivano di doverlo rifiutare, per vedere come si avvicinavano al processo decisionale relativo a ciascun alimento.
I risultati hanno dimostrato che gli adulti obesi mostrano meno attivazione nelle regioni cerebrali deputate al controllo cognitivo specialmente in risposta agli alimenti ad alto contenuto calorico, come il formaggio.
Lo studio ha anche dimostrato che lo stress influisce sulle risposte cerebrali al cibo.
Ad esempio, gli individui obesi hanno mostrato, in seguito al test stressogeno, una maggiore attivazione della corteccia orbitofrontale, regione deputata alla ricompensa.
Allo stesso modo, anche gli individui normopeso maggiormente “stressati” dal test somministrato, hanno mostrato una minore attivazione della corteccia prefrontale dorsolaterale, un’area cerebrale chiave per il controllo cognitivo.
Comprendere la base neurale dell’appetito in relazione allo stress potrebbe potenzialmente aiutare lo sviluppo di interventi neurocomportamentali mirati a ridurre l’alimentazione eccessiva innescata da livelli di stress elevati.
Riferimenti
Carnell S, Benson L, Papantoni A, Chen L, Huo Y, Wang Z, et al. (2022) Obesity and acute stress modulate appetite and neural responses in food word reactivity task. PLoS ONE 17(9)
Ziauddeen H, Alonso-Alonso M, Hill JO, Kelley M, Khan NA. Obesity and the neurocognitive basis of food reward and the control of intake. Advances in nutrition. 2015;6(4)
Morys F, García-García I, Dagher A. Is obesity related to enhanced neural reactivity to visual food cues? A review and meta-analysis. Social Cognitive and Affective Neuroscience. 2020 Aug 12
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