Dolori cervicali: cause e cura della cervicalgia
Quando si parla di dolori cervicali si fa riferimento ad un dolore fastidioso in corrispondenza delle vertebre cervicali, ovvero le sette ossa brevi che compongono il tratto della colonna vertebrale più prossimo al capo
La conseguenza è che anche un semplice movimento può risultare impedito e, gli stessi, risultano limitati.
Tecnicamente è definita “cervicalgia”, una patologia contraddistinta dalla comparsa di dolore a livello della faccia posteriore del collo che spesso arriva fino alle spalle e talvolta interessa anche alle braccia.
Il cardine della terapia farmacologica prevede l’utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei (“FANS”) ma soprattutto è fondamentale adottare uno stile di vita più sano per prevenire ricadute.
Sintomi
I dolori cervicali si avvertono a livello del collo e provocano rigidità e limitazione nei movimenti della testa.
I muscoli appaiono contratti e dolenti, si fa fatica a compiere movimenti di torsione, estensione e flessione della testa.
Non è raro che il dolore arrivi a interessare anche la testa, le spalle e le braccia.
Non di rado si verificano anche formicolii nelle aree colpite dal dolore.
Chi soffre di cervicale avverte spesso mal di testa che sviluppa per irradiamento: parte dal collo e sale a livello della nuca, fino ad arrivare alla fronte e alla zona intorno agli occhi.
Infine, possono insorgere, nei casi più gravi, nausea, vertigini, problemi alla vista (offuscamenti) e all’udito (acufeni).
Questi sintomi sono indicativi di uno stadio avanzato della patologia e sono più frequenti in coloro che ignorano i sintomi e fanno sì che la stessa peggiori.
In base alla localizzazione del dolore, si possono distinguere tre categorie di dolori cervicali:
- la cervicalgia vera e propria: il dolore riguarda principalmente il collo ed è accompagnato da una rigidità muscolare e da una limitata mobilità della zona colpita;
- la sindrome cervico-brachiale: i dolori tendono a irradiarsi alle spalle, alle braccia e talvolta alla mano con formicolii o alterata sensibilità a livello degli arti interessati;
- la sindrome cervico-cefalica: determina la comparsa di cefalea di tipo tensivo oppure vertigini, disturbi alla vista o all’udito, nausea e vomito.
È importante distinguere l’esatta origine del dolore perchè può dipendere da traumi muscolari, da problemi a carico delle articolazioni o ancora da lesioni alterazioni a carico dei nervi, che possono essere infiammati od impropriamente sollecitati e compressi.
Dolori cervicali, le cause
Nella maggioranza dei casi, soprattutto in giovane età, la cervicalgia è provocata dalla contrattura della muscolatura del collo e/o delle spalle, dovuta ad una posizione scorretta adottata di notte o di giorno.
La causa più comune dei dolori cervicali, infatti, è uno stile di vita sedentario, un’abitudine pericolosa non solo per i muscoli del collo.
Chi pratica attività fisica, infatti, ha una muscolatura più forte e tonica mentre i muscoli non allenati e poco tonici non sostengono adeguatamente la colonna vertebrale e quindi anche il tratto delle vertebre cervicali.
L’attività sportiva in questione può essere anche la ginnastica posturale: degli esercizi che si concentrino sul rafforzamento dell’apparato muscolare del distretto testa-collo possono aiutare migliorare il tono muscolare ed a prevenire i disturbi cervicali.
In generale, le cause dei dolori cervicali possono essere diverse:
- traumi pregressi (colpi di frusta, colpi di freddo, traumi articolari e il trasporto di oggetti pesanti possono causare problematiche alla zona cervicale);
- osteoartrite delle vertebre cervicali (spondilosi);
- degenerazione di uno o più dischi intervertebrali;
- posizioni errate assunte nel corso della giornata (per esempio, le persone che lavorano con il busto piegato in avanti o passano molte ore davanti al computer o in auto sono più predisposte a questo tipo di problemi rispetto invece a chi si muove di più);
- sovraccarichi eccessivi e ripetuti sui muscoli del collo;
- stress;
- mancanza di attività fisica oppure, al contrario, sforzi eccessivi;
- cattivo riposo notturno (uso di materassi e/o cuscini non adatti).
Se il dolore cervicale, invece, compare dopo pranzo, probabilmente ha a che fare con una malocclusione dentale, una gengivite o la mancanza di un molare.
In tutti questi casi si verifica perché durante la masticazione i denti non risultano correttamente allineati, inducendo una contrazione della muscolatura mandibolare che, a sua volta, si trasmette alla regione cervicale limitrofa.
Infine, non dobbiamo dimenticare l’artrosi cervicale, un disturbo degenerativo che peggiora con l’età, perchè con il tempo le cartilagini dei dischi intervertebrali si consumano avvicinando le vertebre e dando luogo a compressioni e schiacciamenti della colonna.
Nei casi più gravi si può andare incontro ad un’ernia cervicale, con la fuoriuscita del disco intervertebrale dalla propria sede.
Diagnosi
Se il dolore non risponde alle comuni terapie a base di antidolorifici ed esercizi, può significare che il soggetto potrebbe soffrire di un’altra patologia concomitante e che è necessario identificarne l’origine.
Porre una diagnosi corretta è importante anche per capire se occorre intervenire chirurgicamente il che può essere necessario in presenza di patologie che causano compressioni a livello del midollo spinale o dei nervi, come avviene nel caso dell’ernia del disco.
Per una corretta diagnosi è importante la valutazione delle caratteristiche del dolore del paziente da parte del medico che studia la posizione che lo induce, l’intensità dello, la durata del disturbo e se questo migliora o peggiora con la rotazione della testa.
Viene quindi eseguito un attento esame obiettivo del collo.
Esami come la radiografia del rachide cervicale o la TAC sono in grado di evidenziare i problemi alla base del dolore cervicale se questo non si risolve con gli accorgimenti posturali e gli antidolorifici.
Rischi e complicazioni
Se non trattati adeguatamente, i sintomi dei dolori cervicali tendono a ripresentarsi con relativa facilità.
Questo avviene se l’infiammazione non è stata curata adeguatamente o se è presente una patologia non correttamente diagnosticata.
Se la cervicalgia continua per più di tre mesi, si può definire cronica.
Questa condizion può instaurarsi se nella vita del paziente continuano ad essere presenti fattori di rischio come lo stress, posture scorrette, ma anche se sono presenti malformazioni congenite alla colonna vertebrale oppure di malattie degenerative, come l’artrosi cervicale.
Ci sono dei fattori di rischio che aumentano le probabilità di incorrere in dolori cervicali, tra questi:
- fumo di sigaretta,
- predisposizione genetica,
- soffrire di mal di schiena e/o di mal di testa,
- precedenti traumi o lesioni al collo,
- cattivo stato di salute generale,
- stile di vita sedentario,
- bassa soddisfazione sul lavoro (predispone a stress e depressione, a loro volta possibili cause di dolore al collo),
- ambiente di lavoro con postazioni fisiche non adeguate (sedie non ergonomiche).
Interventi e terapie
Nel caso in cui i dolori cervicali siano da attribuire solo a posture scorrette mantenute durante il giorno, un programma mirato di esercizi, seguito con costanza, può migliorare ed, infine, risolvere il problema.
Nella maggior parte dei casi, i dolori cervicali non durano più di qualche giorno e raramente superano la settimana, specie quando sono di origine traumatica: in quest’ultimo caso, infatti, regrediscono spontaneamente oppure a seguito di assunzione di farmaci antinfiammatori da banco.
Per alleviare il dolore, si può ricorrere ai farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) come Ibuprofene o Naproxene, che diminuiscono l’infiammazione e riducono il dolore.
Un’altra tipologia di farmaci utilizzati in questo caso appartiene alla classe dei cortisonici, prescritti dal medico nei casi più gravi per via dei numerosi effetti collaterali.
I farmaci possono essere assunti per via orale oppure tramite l’applicazione di pomate che hanno un’azione locale.
La terapia viene, di solito, prescritta per un periodo di 7/10 giorni e non dovrebbe essere né interrotta (il dolore può sparire, ma l’infiammazione sottostante no) né prolungata oltre questo periodo se non sotto controllo medico.
La fisioterapia può aiutare sia a correggere gli eventuali problemi posturali sia a ripristinare la funzionalità della zona colpita una volta che si sono risolti i sintomi acuti.
Grazie ad esercizi di stretching e di rafforzamento muscolare e massaggi o manipolazioni eseguite da professionisti, si può prevenire la ricaduta dei sintomi.
Se il dolore è di origine infiammatoria o è causato da artriti o ernie le manipolazioni fisioterapiche possono essere controproducenti, risulta, dunque, fondamentale formulare in partenza una corretta diagnosi.
Infine, se la cervicalgia dipende da traumi, come ad esempio il “colpo di frusta”, il medico potrebbe suggerire di usare il collare ortopedico che, aiutando nel sostegno collo e riducendone i movimenti, aiuta ad alleviare il dolore.
Non va utilizzato per un periodo superiore alle 2 settimane, salvo diversa indicazione medica.
Prevenzione
Ovviamente, non tutti i fattori di rischio dipendono dal nostro controllo (l’avanzare dell’età, per esempio, espone più facilmente alla cervicalgia) ma è possibile agire su quei fattori di rischio modificabili.
La prevenzione parte dalla conduzione di uno stile di vita sano: fare sport, ad esempio, aiuta a rafforzare e a mantenere tonici i muscoli e le articolazioni del collo.
Così come cercare di ridurre lo stress e i fattori che scatenano l’ansia, fonte di eccessive tensioni muscolari, può essere un ulteriore aiuto.
I dolori cervicali si possono prevenire con l’attività fisica che rinforza la muscolatura del collo e delle spalle, riducendo il rischio di contratture.
È molto utile, soprattutto, per chi ne soffre di frequente ma anche per chi, per lavoro, deve stare tutto il giorno in una stessa posizione.
Ad esempio, un esercizio consiste nell’eseguire un lento movimento rotatorio di tutta la testa, prima verso destra e, poi, verso sinistra.
Per aiutare i muscoli che supportano il collo può essere utile eseguire dei movimenti in contrapposizione di forza.
Il soggetto deve inclinare la testa da un lato facendo avvicinare la guancia alla spalla e, contemporaneamente, con la mano appoggiata allo stesso lato della testa deve opporre resistenza, spingendo in senso contrario.
Il movimento va ripetuto alcune volte, meglio da seduti, senza sforzare troppo, prima da un lato e poi dall’altro.
Gli effetti benefici di questi esercizi non mancheranno di farsi sentire a livello della regione cervicale ma sono necessari tempo e costanza.
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