E' un infarto? Te lo conferma un test del sangue
(DA UNIVERSONLINE) – L’improvviso dolore toracico è uno dei principali sintomi dell’infarto miocardico.
La fase acuta è provocata da una insufficiente irrorazione sanguigna del cuore.
Ma non sempre un improvviso dolore toracico è causato dall’infarto o dall’attacco cardiaco.
Spesso il pronto soccorso si trova ad affrontare numerosi casi, molti dei quali non sono gravi.
L’intervento rapido però è fondamentale, quindi la valutazione tiene sempre conto della possibilità che il peggio si stia verificando.
Quindi le diagnosi vengono approfondite, e le valutazioni richiedono sempre maggior tempo, rispetto alle reali esigenze del malato.
Ma da poco è presente sul mercato un nuovo tipo di test sanguigno, che farà capire ai medici se il paziente può essere dimesso senza interventi oppure se è in corso un infarto miocardico da curare.
L’esame è stato messo a punto da un team di ricercatori dell’Università di Edimburgo (Scozia).
I risultati del test che ha valutato la sua efficacia sono stati pubblicati sulla rivista Lancet (High-sensitivity cardiac troponin I at presentation in patients with suspected acute coronary syndrome: a cohort study – Doi: 10 1016 / S0140 6736(15)00391 8).
Anoop S V Shah, primo autore dello studio, spiega che l’esame si basa sulla misurazione di una proteina nota come troponina, un particolare complesso proteico che viene rilasciato nel sangue in presenza di un danno cardiaco. Già ora questa molecola viene analizzata per la diagnosi dell’infarto, il test attuale richiede però più esecuzioni per determinare se vi sia stato un attacco cardiaco o dei danni al miocardio (muscolo cardiaco). Prima di poter dimettere il paziente in piena sicurezza bisogna eseguire il test 2-3 volte in un lasso di tempo che va dalle 12 alle 16 ore dall’insorgenza del dolore al petto . Con il nuovo esame messo a punto dai ricercatori scozzesi si è riusciti ad aumentare notevolmente la sensibilità del test e si riescono ad individuare anche concentrazioni bassissime, nell’ordine di 5 nanogrammi per litro di sangue, della sostanza (al di sotto di questa soglia la probabilità di infarto è molto bassa).
L’indagine, condotta su 6.304 persone che si sono recate presso le strutture sanitarie in seguito a dei sintomi riconducibili all’infarto come ad esempio il dolore al petto, ha dimostrato che l’esame è in grado di riconoscere ben 2 persone su 3 di quelle senza un infarto in atto ne a rischio di averlo nei successivi 30 giorni.
Statisticamente molti si recano al pronto soccorso in seguito a un dolore toracico, l’incidenza di sindrome coronarica acuta riguarda però solo il 10-20 per cento dei casi. Questo vuol dire che circa l’80-90 per cento delle persone che lamenta un dolore al petto vengono trattenute in pronto soccorso senza un effettiva necessità. Poter individuare subito quali pazienti hanno effettivamente bisogno di un trattamento è quindi molto importante, da una parte si ha un risparmio economico per la struttura e dall’altra si inizia prima il trattamento dell’infarto miocardico con importanti benefici per la salute del paziente.
Quali sono i sintomi dell’infarto?
Il dolore è il primo sintomo dell’infarto, ci può essere un dolore al petto di tipo precordiale (prossimo alla sede intratoracica del cuore) o retro-sternale (il paziente lo attribuisce allo spazio toracico che sta dietro allo sterno). Generalmente si manifesta come un senso di fastidio al petto. La sensazione di compressione, o di oppressione, del petto (si ha l’impressione di avere un peso sopra) può irradiarsi anche al collo, alle spalle, alla schiena o alle braccia.
In molti casi il dolore al petto non è continuo ma compare per brevi intervalli temporali prima di manifestarsi in modo più duraturo. Quando il dolore al petto si presenta per una durata massima di 30 minuti si parla di angina pectoris (una condizione di ischemia del cuore che non arriva ad essere così prolungata da provocare necrosi). Esistono dei casi dove il paziente lamenta l’angina pectoris per ore, giorni, mesi o anni prima di un vero e proprio infarto.
Pur essendoci dei sintomi percentualmente comuni, l’infarto miocardico è un’esperienza molto soggettiva. Non tutti i pazienti colpiti dalla patologia lamentano gli stessi sintomi. Di solito un episodio acuto dura circa 30-40 minuti, l’intensità dei sintomi stessi può però variare notevolmente. In determinati casi il paziente riferisce di provare una sensazione di morte imminente, una condizione che lo mette in allarme e lo porta a cercare il soccorso medico. In alcuni casi tra i sintomi possono essere annoverasti anche stordimento, vertigini, mancanza di respiro in assenza di dolore toracico (soprattutto nei pazienti diabetici) e svenimento con perdita di coscienza.
Altri sintomi che possono caratterizzare l’infarto sono: abbondante sudorazione fredda nella parte superiore del corpo, mancanza di fiato e nausea. La mancanza di fiato è dovuta all’impossibilità del cuore di pompare in modo efficace e determina, in alcuni pazienti, una sensazione di oppressione al petto.
Bisogna però stare attenti a non confondere l’infarto miocardico con l’arresto cardiaco. Anche se l’infarto del miocardio potrebbe causare l’arresto cardiaco, questa non è l’unica causa e un infarto miocardico non per forza porta all’arresto cardiaco.