Ebola, come funziona il sistema di comunicazione?

Come si può tutelare la salute pubblica e la tranquillità sociale durante una emergenza sanitaria internazionale?

E’ la domanda che si è fatto il Sistema Sanitario Nazionale, che in questi giorni sta affrontando il rischio contagio da Ebola con tutti i suoi mezzi più moderni, a partire dal campo più difficile e più insidioso da affrontare: quello della comunicazione. Si, perché se anche in caso di Ebola sul territorio ci sarebbero strumenti già codificati per far rientrare l’emergenza, oggi la paura e il terrore corrono sul filo della connessione internet e vengono rilanciati a più riprese e ondate dai social network.

La questione Ebola quindi è delicata soprattutto per le implicazioni sociali, piuttosto che per le problematiche sanitarie. Infatti per l’Ebola, come per la Poliomielite, è stata diramata l’allerta sanitaria internazionale. Si tratta di una definizione data dall’OMS che allerta tutti gli stati del possibile rischio contagio. Ogni caso sospetto deve essere segnalato a livello internazionale e devono essere valutati con la massima celerità. Il tutto per fermare un potenziale contagio e tutelare la sanità pubblica, non solo nazionale ma anche mondiale.

Ma quello che crea più “scompiglio”, nel caso dell’Ebola, sono i sintomi che portano a definire un caso e a diagnosticare la malattia. Prendiamo come paragone il caso poliomielite. Per questa malattia la sorveglianza a livello internazionale viene attivata sulle paralisi flaccide nei minori di 15 anni. In questi casi si attivano le procedure di controllo richieste dall’OMS. Nel caso dell’Ebola invece, i criteri per individuare potenziali contagiati definiti dalla circolare ministeriale sono due:

  1. Un viaggio in zona endemica nell’arco dei 21 giorni precedenti
  2. Febbre con temperatura superiore ai 38 gradi

 

E’ chiaro che, mentre per le paralisi si tratta di eventi facilmente riscontrabili, anche all’interno di un nucleo familiare, e soprattutto di eventi rari, per le febbri sopra i 38 gradi si apre uno spettro di potenziali malattie davvero vasto. I criteri per la definizione dei casi sospetti di Ebola sono molto più facili da riscontrare in tante altre patologie, come appunto la malaria (trovata a Macerata e a Ravenna) o semplici influenze.

La tutela però dev’essere massimo, quindi il sistema prevede controlli stringenti – da effettuare nel giro di 24 ore – per instaurare trattamenti terapeutici e misure preventive idonee. Davanti agli allarmi e alle allerte quindi bisogna pensare al sistema di sistema di sorveglianza che c’é dietro, e che spesso permette la veloce risposta del SSN, davanti ad eventi rari ma di rilevanza internazionale. E’ importante quindi tenere monitorati – più che i giornali locali o le testate nazionali – i siti di informazione delle aziende sanitarie locali. Ogni regione ha istituito una figura di comunicatore regionale, per dare ogni informazione in merito ad eventi gravi. In ogni caso, il ministero ha pubblicato una FAQ list  dedicata a tutti gli operatori sanitari. Eccola qui, sulla nostra pagina SlideShare.

Fa riflettere inoltre un paradosso. Mentre in Italia e nel mondo occidentale si affronta un problema di sovrainformazione (o informazione dopata dal sensazionalismo) in Africa si sta cercando il modo per migliorare e aumentare l’educazione e il passaggio delle notizie da un paese all’altro, per meglio comprendere la situazione della diffusione dell’Ebola. Un bell’articolo in merito, scritto da Silvia Pochettino, è pubblicato sulla rivista VPS Italia.

 

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