Embolia polmonare: sintomi e terapie
L’embolia polmonare è nella maggior parte dei casi la complicanza di una trombosi venosa profonda degli arti inferiori; si determina quando, da un trombo formatosi in una vena profonda, si distaccano frammenti più o meno grossi
Questi frammenti di coagulo (emboli) vengono portati dalla corrente sanguigna in vasi sempre più grossi fino al cuore, che a sua volta li spinge nelle arterie del polmone.
Qui i vasi sanguigni si restringono nuovamente e i coaguli si fermano, causando un’ostruzione.
Talvolta l’embolia polmonare è conseguenza di una trombosi venosa profonda dell’arto superiore (rara) o di altri distretti (per esempio la pelvi)
Il rischio di embolia polmonare è assai più elevato se la trombosi non è stata prontamente diagnosticata e non adeguatamente trattata: si ritiene che in assenza di una corretta terapia anticoagulante, oltre il 40% delle trombosi venose profonde determinino embolia polmonare.
L’embolia polmonare è la terza causa di malattia acuta cardiovascolare e colpisce in Italia una persona su centomila.
La mortalità entro trenta giorni dalla diagnosi è superiore al 10%.
Si deve precisare che l’embolia polmonare dovuta a trombosi non ha nulla a che vedere con l’embolia che colpisce i palombari, la quale è causata dalla formazione di bolle di gas nel sangue.
Embolia polmonare, quali danni causa?
La gravità dell’embolia polmonare dipende sia dall’entità sia dal distretto interessato, oltre che dalle condizioni cardiocircolatorie ‘di base’ del paziente.
Essa può interessare il microcircolo polmonare (microembolia), ma anche i grossi vasi (embolia massiva).
Un’embolia polmonare massiva comporta l’ostruzione di più vasi dell’albero arterioso polmonare, ma anche quella di un solo vaso di grosso calibro e può determinare un’insufficienza respiratoria e cardiaca severa.
Se, invece, l’embolo o gli emboli sono di dimensioni piccole, tali da raggiungere solo i vasi periferici, può essere in parte compromesso solo il segmento polmonare irrorato da questi vasi e il paziente può anche rimanere asintomatico.
In qualche caso l’embolia si complica con infarto polmonare e sovrapposta broncopolmonite: si manifesta con sputi di catarro striato di sangue.
Poiché l’embolia polmonare è la complicanza di una trombosi venosa profonda, i fattori di rischio sono i medesimi indicati per la trombosi venosa profonda: età, familiarità, diabete, assunzione di pillola anticoncezionale, gravidanza e puerperio, traumi (soprattutto fratture agli arti inferiori), infarto miocardico e scompenso cardiaco, pregressi episodi tromboembolici, neoplasie maligne.
Inoltre è da ricordare che interventi chirurgici e lunghi periodi di immobilizzazione possono essere causa di trombosi venose profonde.
Dal momento che l’embolia polmonare trae origine da una trombosi venosa profonda, anche asintomatica, la sua frequenza è notevolmente elevata nei pazienti ospedalizzati per qualunque motivo ed essa si è rilevata la prima causa di morte nei pazienti che sono stati sottoposti a interventi chirurgici.
O ancora, può colpire chi viaggia in aereo per lungo tempo ed è costretto a tenere immobili gli arti inferiori.
Per questo motivo, è molto importante muoversi e fare ginnastica delle gambe.
Sintomatologia dell’embolia polmonare
I sintomi possono variare moltissimo: nella microembolia il paziente può non avvertire quasi nessun disturbo; l’embolia massiva si presenta invece in modo drammatico, con mancanza di respiro, tosse, dolore al torace.
Qualche volta l’insorgere dei sintomi è violentissimo, talora con esito fatale.
L’embolia polmonare può anche avere un decorso asintomatico.
Quando presente, la sintomatologia è aspecifica ed è simile a quella di molte altre patologie cardio-respiratorie.
I segni tipici più comuni sono la tachipnea e la tachicardia, seguiti da dolore toracico, che può essere di grado diverso, localizzato o diffuso.
Il paziente spesso accusa ansia, dispnea (sensazione di mancanza di fiato), dolore toracico, collasso cardiocircolatorio (se si ha una riduzione della gettata sanguigna e conseguente ipotensione), transitori abbassamenti dei flussi di sangue al cervello (ipoafflusso cerebrale).
Il paziente può apparire cianotico o presentare uno stato febbrile
A livello cardiaco può verificarsi un’insufficienza del ventricolo destro, con un conseguente aumento del ritmo cardiaco (ritmo di galoppo).
L’aumento della pressione venosa giugulare provoca gonfiore e arrossamento dei vasi del collo.
La diagnosi di embolia polmonare non è mai semplice: gli esami che danno maggior affidamento sono l’AngioTAC (che da sola può dirimere la maggior parte dei dubbi diagnostici anche in caso di embolie minime), la scintigrafia polmonare (si inietta in una vena una speciale sostanza che si diffonde nei polmoni e viene rilevata da particolari apparecchiature) o l’angiografia (si inietta nell’arteria polmonare un “mezzo di contrasto” i cui movimenti possono essere rilevati con una serie di radiografie).
Non sono indagini semplici, eseguibili ovunque.
Gli altri accertamenti, come l’elettrocardiogramma e gli esami di laboratorio, possono essere utili per chiarire alcune idee, ma raramente sono risolutivi.
Quindi è solo il medico che, valutando con attenzione i sintomi del paziente, potrà richiedere l’esame più appropriato.
Possibili rimedi contro l’embolia polmonare
I rimedi contro l’embolia polmonare possono essere molto efficaci: i farmaci anticoagulanti e i trombolitici (quelli che sciolgono i trombi), se impiegati correttamente e soprattutto prontamente, portano a risultati eccellenti; in situazioni particolari anche l’intervento chirurgico di asportazione dell’embolo può rivelarsi necessario.
Di embolia polmonare si può dunque guarire molto bene, spesso senza spiacevoli ‘strascichi’ negli anni a seguire ma, come detto, di trombosi si può anche morire.
Visto che la diagnosi non è semplice e che non sempre si ha il tempo di intervenire, la politica più efficace è quella di prevenire.
Un’attenzione particolare meritano quelle persone che hanno una tendenza alla trombosi per un’aumentata coagulabilità del sangue.
I centri specializzati sono in grado in molti casi di individuare anche fra le persone apparentemente sane, che abbiano parenti stretti con ripetuti episodi di trombosi, quelle maggiormente predisposte alla trombosi venosa profonda o all’embolia polmonare.
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